La Chiesa e i Dico - Le reazioni della Chiesa all'indomani dei 'Dico'
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007
Tra gli interessati, coppie di conviventi etero, gay e lesbiche, i malcontenti sulla proposta del Governo si sono subito scatenati; ma è già tanto che si sia pervenuti ad un disegno comune delle diverse anime della coalizione. Che, se traballa, non è - se ministri e parlamentari sono consapevoli di aver giurato fedeltà alla Costituzione - per il merito delle questioni o di questa legge.
Come donne, comprese le nostre differenze, che dire? Ancora una volta siamo state colpite dalla mancanza di laicità del nostro paese, presidente della Repubblica compreso, che a suo tempo auspicò "una sintesi" fra opposte posizioni per rispetto del Vaticano. Benedetto XVI finge di ignorare che i giovani, cattolici o no, convivono ormai per una consolidata trasformazione del costume, accettata anche da genitori tradizionalisti e ha aggredito il governo, come non fece nei confronti degli altri paesi, quando deliberavano sulla stessa materia, privilegiando una destra che strumentalmente si dichiara cattolica. Stando al diritto, il rapporto tra due stati - tale è, ai sensi del Concordato, la Santa Sede - non sarebbe stato lecito il non possumus rivolto ai ministri della Repubblica. Non era la prima volta. Dopo gli attacchi al divorzio e all'aborto, come donne ricordiamo la ferita della fecondazione assistita: nessuno pensava di impedire alla Chiesa di esprimere un parere negativo su una prassi non condivisa, ma il presidente della Conferenza episcopale suggerì a tutti i cittadini italiani di non andare a votare, usando la sua autorità contro il
diritto/dovere elettorale. Il governo si piegò e la donne che vorrebbero un figlio continuano ad avere in materia la legge peggiore d'Europa.
Ancora una volta il Vaticano ha sostenuto il diritto di imporre i principi cattolici a tutti, perché i Pacs - e poi i Dico - vanno contro "la legge naturale". Noi donne, ritenute esperte "per natura", ricordiamo che, ai tempi in cui gli umani ignoravano il legame tra coito e riproduzione, facevamo i bambini senza porci problemi di paternità. E' l'uomo che, divenuto consapevole della sua pur indimostrabile partecipazione, ha stabilito "questa è la mia donna, questi sono i miei figli", inventando "per cultura" la famiglia, con tutte le conseguenze patriarcali che ne sono derivate. L'appartenenza cristiana, che dovrebbe dare valore alto al sacramento che si inserisce in questa "cultura" della famiglia, è rimasta troppo a lungo legata alla finalità procreativa e al remedium
concupiscentiae (che diciamo in latino perché dà vergogna tradurlo) e solo con il Concilio è arrivata a capire l'amore.
E' l'amore che, proprio a termini evangelici, non può essere negato a nessuno. La Chiesa pensa che sia peccato? Lo dica liberamente ai cristiani, che non sono obbligati né a divorziare, né a convivere secondo diversi orientamenti.
In realtà, mentre i cattolici perdono affezione alla pratica religiosa, Benedetto XVI tenta di recuperare potere in Italia, non più attraverso un partito affiliato (ma la Democrazia cristiana ha avuto uomini, da De Gasperi a Scalfaro che sapevano distinguere, anche pagando di persona, il
senso dello stato dalla coerenza di fede), bensì direttamente. Inaccettabile. La laicità, per le donne e gli uomini, è costitutiva della democrazia. Le donne, soprattutto, anche cattoliche, nella laicità
identificano la libertà femminile.
(15 marzo 2007)
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