Note ai margini - “malgrado i progressi le discriminazioni nel lavoro persistono e assumono nuove forme”
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
L’ILO (International Labour Office) agenzia delle Nazioni Unite, che monitora il mondo del lavoro mondiale, e che ha ottenuto nel 1996 il premio Nobel per la pace, ha pubblicato recentemente il rapporto sull’occupazione mondiale.
Questa agenzia da sempre impegnata nella lotta alle discriminazioni, da quelle più tradizionali , di sesso, razza o religione a quelle più nuove basate sull’età, l’orientamento sessuale, la salute e la sieropositività, osserva che “malgrado i progressi le discriminazioni nel lavoro persistono e assumono nuove forme”. Nel 1951 l’ILO pubblicò la prima convenzione (la n°100) sull’uguaglianza di retribuzione tra uomini e donne e nel 1958 la seconda (la n° 111) sulla discriminazione nel lavoro e nelle professioni: queste convenzioni furono la base per le prime leggi di parità approvate anche da noi.
Le donne lavoratrici nel mondo sono 1,2 miliardi, ma di queste lavoratrici oltre la metà svolgono lavori precari, con il rischio di trovarsi senza garanzie sociali, vicine alle soglie della povertà ed esposte al rischio di lavori pericolosi.
Negli anni che vanno dal 1995 al 2004 il tasso di occupazione delle donne a livello mondiale è salito dal 51,2 al 53 per cento, un incremento dovuto alla crescita dell’occupazione femminile nell’Unione Europea (56,9%), in America Latina e Caraibica (49,2%) e nell’America del Nord (68,6%). Le aree geografiche dove le donne sono meno occupate sono il Medio Oriente e l’Africa del Nord. (26,8%). Anche le donne disoccupate sono leggermente diminuite a livello mondiale con tassi di disoccupazione più alti in Europa, America Latina e Caraibica, Medio Oriente e Africa del nord.
In questa analisi è utile ricordare come stiamo noi italiane: il nostro livello di occupazione (46% circa) è più simile a quello dell’America Latina, che non a quello europeo, con un tasso di disoccupazione più alto della media mondiale. Anche da noi c’è una buona percentuale di lavoratrici precarie, certo non così alto come nel resto del mondo, ma anche da noi secondo i dati INPS due lavoratrici su dieci sono occupate “instabili”.
Uno dei punti maggiormente sottolineati nel rapporto è il permanere di uno scarto tra uomini e donne rispetto alle possibilità di occupazione e rispetto alle retribuzioni, per i quali si manifesta la necessità di politiche che integrino nello stesso tempo le misure contro la discriminazione sessuale in materia di retribuzioni, contro la segregazione professionale e favoriscano la conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari.
La percentuale di donne che occupano posti di responsabilità politica, siano alti funzionari o quadri superiori nel privato e nel pubblico, è considerato un indicatore di qualità per migliorare la condizione ed il numero delle lavoratrici. Ma tale percentuale a livello mondiale (28,3%) è considerata ancora molto bassa. E’ elevato in America del nord, in America Latina e nei Carabi. L’Europa è appena sopra la soglia media, noi siamo il fanalino di coda dell’Europa: insomma neanche un confronto con il resto del mondo ci rassicura, abbiamo molto da fare.
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