1522 e non solo - Un progetto governativo per una rete nazionale contro la violenza sulle donne, a partire dal servizio telefonico nazionale
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
Il mese scorso è stato presentato a Bologna ARIANNA, un progetto governativo volto ad attivare una rete nazionale antiviolenza, e collegato alla prossima presentazione di un disegno di legge relativo ai "delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia" legati alla discriminazione di genere.
L'interesse da parte del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità è quello, ovviamente, di prendere atto delle esperienze italiane già realizzate e di partire da queste per monitorarle, coordinarle e metterle in rete per promuovere in tutte le città e le province la realizzazione a tappeto di interventi costruttivi contro la violenza di genere.
Le città presenti - attraverso le assessore, le consigliere, le responsabili delle associazioni - hanno fatto il punto della situazione e hanno sostenuto l'esigenza di raccordo espressa dal progetto ministeriale. Esiste già un servizio telefonico nazionale - il numero 1522 – collegato con venti realtà-pilota di città come Bologna, Napoli, Palermo, Venezia, Pescara e con Province e cittadine minori. La finalità dell'iniziativa è quella di far emergere la domanda di aiuto nei casi di violenza e orientare le donne verso i servizi competenti a metterle in situazione di sicurezza. Si dovranno pertanto estendere i protocolli fra i Dipartimento e gli Enti Locali e sviluppare procedure di cooperazione e modalità integrate di interventi. Seminari, formazione, relazioni fra soggetti competenti, integrazione delle procedure, valorizzazione delle esperienze in atto sia pubbliche, sia di tutto l'associazionismo femminile apriranno la strada alla creazione di un servizio nazionale in grado di aiutare le donne in situazioni difficili e di realizzare azioni di controtendenza sul piano del purtroppo perdurante maschilismo violento. Le attività in corso nei Comuni coinvolgono già non solo i Centri delle donne, ma anche tutti i soggetti competenti obbligatoriamente legati al problema della violenza sessuale, dalla polizia e carabinieri alle strutture sanitarie. E', quindi, del tutto opportuno cercare di pervenire a dare forma unitaria agli interventi, senza eliminare le caratteristiche locali organizzative e senza "neutralizzare" il servizio.
Quello che sembra urgente, quindi, proprio nel momento di avvio di un nuovo "servizio", è non dimenticare che, quando si tratta di donne, le istituzioni erogano qualche concessione se si tratta di utilizzarle come ammortizzatore sociale, altrimenti, considerandole una variante improduttiva, si negano. Non sarebbe una gran risultato se, anche in questo caso, si virasse verso la burocratizzazione ben nota a chi ha esperienza di istituzioni: si concede una stanza, un computer, un telefono, perfino una collaborazione a progetto; ma niente soldi per idee nuove. Proprio perché occorre non proiettare le situazioni dolorose delle donne sulla loro vittimizzazione, ma intervenire in questo campo dalla parte dei diritti e della libertà femminile, sembra urgente che, a partire dal
Dipartimento, si istaurino relazioni estremamente funzionali con gli altri ministeri interessati. Oltre che a quello della Salute, penso che sia urgente una sinergia con la Pubblica Istruzione (nelle scuole in cui anche il tema della violenza trova ragazze e ragazzi con convincimenti comuni, che si sdoppiano quando i maschi dicono che, se la ragazza stuprata era scollata e in minigonna, se l'era voluta) e, in particolare di questi tempi, con il Ministero della Famiglia. Non si può non essere turbati dall'enfasi sulla famiglia come fondamento perfetto della società, quando proprio i servizi già attivati dimostrano che il maggior numero di violenze e di maltrattamenti sulle donne (per non parlare dei casi di pedofilia) avviene proprio in famiglia.
E' quindi necessario porre in primo piano un altro obiettivo: la prevenzione per incidere sul costume ancora legato a schemi maschilisti in cui il bisogno di potere si impone nelle relazioni sessuali a danno della libertà femminile e confermano l'apparente, insensata violenza dell'uomo.
(7 giugno 2007)
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