Lunedi, 12/06/2017 - Il Cairo. Tutto inizia quando Maha Mohamed, egiziana con origini nubiane insieme a Adel Essam e Henar Sherif, co-fondatori di O Art Studio, un’organizzazione non-profit che affronta temi sociali con l'arte, hanno pubblicato una serie di foto per combattere gli stereotipi e la discriminazione che le donne egiziane di pelle scura incontrano nella quotidianità.
"Quando ero piccola ho subito molti atti di bullismo per via della mia pelle, pensavo di essere l’unica bambina a soffrire di tale discriminazione, poi, crescendo, ho capito che non ero sola perché tante altre ragazze vivevano il dilemma che vivevo io” racconta Maha Mohamed.
È così che in poco tempo con l’hashtag #No_Color_Project gli ideatori della campagna hanno raccolto a livello nazionale le storie di tante ragazze che hanno raccontato come le frasi offensive a scuola, i motivi di licenziamento sul lavoro siano stati solo alcuni degli episodi che hanno dovuto subire nel corso delle loro vite.
"Ricordo ancora la storia di una ragazza che mi raccontava di essere stata licenziata a causa del colore della sua pelle. Mentre un’altra ragazza mi ha raccontato di quando in classe non veniva mai nominata da un professore per il solo fatto di essere di carnagione più scura rispetto alle altre sue compagne di classe. Oppure una ragazza lasciata quasi prima di sposarsi perché la famiglia di lui non approvava il matrimonio con lei che aveva la pelle quasi nera”.
Sono tutte esperienze dolorose nelle quali la stessa Maha è passata e per le quali molte ragazze che vivono, soprattutto nelle piccole realtà sono costrette a vivere.
"Quando ero all’università uno dei miei colleghi una volta esordì in una conversazione nella quale ero anche io presente che non avrebbe mai sposato una donna con la pelle scura perché non avrebbe mai voluto avere bambini con la pelle nera” ricorda con un velo di tristezza negli occhi.
Maha che ha studiato comunicazione ha spiegato come la discriminazione basata sul colore della pelle viene mascherata da frasi e battute che apparentemente sembrano non ferire chi le subisce.
Ma in realtà non è così, perché è poi nella solitudine della propria camera che mille pensieri saltano alla mente. Primo fra tutti è quello di trovare un metodo con cui sbiancarsi la pelle senza rendersi conto dei danni irreparabili verso i quali si va incontra una volta utilizzati. Per non parlare poi del vuoto che ci si tende a creare intorno con il conseguente isolamento nel quale si inizia e si continua a vivere fino a quando non ci si rende conto che la vita è tutt’altro e si deve combattere per distruggere tutto questo. E proprio partendo da questa convinzione interiore che Maha ha deciso di dire basta e lavorare affinché altre sue coetanee siano orgogliose di quello che sono, abbattendo e distruggendo i falsi canoni di bellezza imposti dalla società.
E così #Project_No_Color è riuscita a trasformare le testimonianze in immagini, dando vita alla campagna fotografica che ritrae dieci ragazze con la pelle scura, vestite di bianco in riva al mare, nella cittadina di Miami vicina a Alessandra d’Egitto, e tra loro c’è anche Maha Mohamed che alla domanda sul perché del mare ha risposto “è il simbolo di tutti i commenti che le ragazze ricevono per via della pelle scura. L'acqua che ci circonda indica la discriminazione e l’isolamento nel quale viviamo. Ogni parola offensiva è una nuova goccia nel mare della discriminazione”.
Il progetto che ha riscosso molto successo in questi mesi, oggi si presenta solo come l’inizio di un lungo percorso che la ong O Art Studio vuole fare attraverso l’arte: parlare e cercare di affrontare i diversi problemi sociali dell’Egitto dove, nonostante con la nuova Costituzione approvata nel 2014 sia stata introdotta anche una legge anti-discriminazione che vieta la separazione basata sul colore, la religione, le convinzioni personali, il sesso, la razza, la lingua, le disuguaglianze e la posizione economica, di fatto manca la punibilità di tali reati. Foto dalla pagina FB di O Art Studio
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