NO MORE! Stand up for my right - di Maria Fabbricatore
Per fermare la violenza sessuata - Una convenzione nazionale contro la violenza maschile sulle donne
Maria Fabbricatore e Maria Fabbricatore Venerdi, 16/11/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2012
Proposte concrete e non effimere dichiarazioni intervallate da appelli e indignazioni che si sciolgono in vane promesse. Proposte concrete da consegnare al Premier Monti in vista della verifica del Piano Nazionale Antiviolenza che dopo due anni non ha raggiunto nessun risultato. È NO MORE! Stand up for my right, convenzione nazionale contro la violenza maschile promossa da UDI, Casa Internazionale delle Donne (Roma), GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome), Telefono Rosa, DIRE (Donne in Rete contro la violenza), piattaforma CEDAW (che riunisce organizzazioni e persone singole tra cui la Fondazione Pangea), Giuristi Democratici, Be Free, Differenza Donna, Le Nove, Arcs-Arci, ActionAid, Fratelli dell’Uomo. Tante associazioni insieme per ribadire al Governo che in questi ultimi anni non solo non si sono raccolti risultati, ma che lo Stato è assente e che sono urgenti provvedimenti concreti di sostegno e di prevenzione. "Sono oltre cento le donne massacrate dall’inizio dell’anno - osservano le promotrici – e non sappiamo quante violenze domestiche o stupri o femminicidi sono stati commessi. I comitati di monitoraggio del ‘Piano Carfagna’ non hanno funzionato, ci si basa sulla cronaca dei giornali delle donne ammazzate, le istituzioni non danno numeri ufficiali, in un paese civile è semplicemente vergognoso. Osserviamo poi che i venti milioni di euro stanziati nel 2006 sono stati spesi, ma non si sa bene come: ad esempio quante risorse sono state destinate alla prevenzione?" L’appuntamento per ribadire alle istituzioni che è arrivato il momento di prendere sul serio il fenomeno con misure concrete è per il 25 novembre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza, giornata in cui si convocheranno a Roma e in tutte le città italiane mobilitazioni e incontri istituzionali.
Il fatto che la donna in Italia non abbia ruoli importanti in molti ambiti decisionali e che debba faticare il doppio rispetto agli uomini per guadagnare la metà è dequalificante per un paese all'apice del contesto europeo, e questo deve farci riflettere e reagire. Il numero di donne uccise supera la soglia di tolleranza, le istituzioni devono aprire gli occhi e rendersi conto del livello di allarme di una realtà insanguina le nostre strade e le nostre case da nord a sud. Poiché un tempo si poteva dire che soprattutto il sud - o dove c’era arretratezza, povertà, degrado sociale -diventava il contesto in cui tutto poteva accadere: dalle violenze sessuali, alle violenze fisiche su donne o bambine fino ai femminicidi. La nostra coscienza in qualche modo trovava sollievo nell’avere una giustificazione di tipo ambientale, sociologico, antropologico. Ma i numeri parlano di un maggiore aumento delle violenze di genere al nord, dicono che non ci sono differenze di classe o economiche. La violenza sessuata riguarda soprattutto i contesti di in cui le donne sono più libere di scegliere della propria vita, il fenomeno cresce dove aumenta l’emancipazione, dove le donne lavorano e si rendono autonome, dove si separano con più facilità. Il punto vero è che gli uomini hanno un’idea di relazioni con le donne basata sul possesso e sulla subordinazione femminile al potere maschile. E le istituzioni non possono ignorare una sconfitta di questo genere: è come se la donna sia sottomessa e schiavizzata al volere di una società che calpesta la sua intelligenza, le sue competenze e qualità. E questa è una società sconfitta nelle sue maglie più importanti. Un fenomeno che è cresciuto in modo allarmante negli ultimi cinque o sei anni, che ha reso necessaria in Europa una chiara e precisa presa di posizione a cui l’Italia si deve adeguare. Una donna che denuncia rimane da sola perché in Italia non ci sono politiche attive per prevenire le violenze, sia nella dimensione privata sia in quella pubblica e va sottolineato che in molti casi si tratta di morti annunciate, perché ci sono le prescrizioni ma anche perché c’è una sottovalutazione degli atti di stalking.
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