Lunedi, 23/06/2025 - Roma, 21 giugno, ore 14.00, sotto il sole cocente della capitale, partono due manifestazioni: una dei collettivi studenteschi, Potere al Popolo e altri a piazza Vittorio con flash mob per poi unirsi al corteo da Porta S.Paolo, direzione Colosseo. Presenti almeno in centomila, con cinquecento adesioni di organizzazioni sociali, tra le quali l’ARCI, sindacali -COBAS, FIOMM, CGIL-, politiche, come i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe, che gridano tutti: No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo. Lungo il corteo ci sono camion attrezzati con l’amplificazione, soprattutto quello gestito e curato dalla Rete NoBavaglio, costituente il palco, con Stefania N’Kombo, Clara Archibugi e Rosa Lella, del Comitato promotore-organizzatore, capaci di creare in diretta streaming variegati collegamenti con altre radio e un network di testate giornalistiche e mediattivisti indipendenti. Tra le 500 organizzazioni presenti anche Disability Pride Italia, per rendere più inclusivo e accessibile per tutti l’intera manifestazione con la traduzione in LIS degli interventi. Si tratta di uno degli eventi di mobilitazione previsti contro il piano di difesa Ue e in vista del vertice Nato del 24 e 25 giugno, fondato sull'aumento delle spese militari da parte degli alleati. La recente escalation tra Israele e Iran provoca forti tensioni internazionali.
Un denominatore comune ai molti interventi: Il 21 giugno è un primo passo per difendersi dalla guerra, dallo sfruttamento, dalla repressione dei diritti e non certo da altri popoli. Si vuole vivere in Pace, in democrazia, con una società ed economia disarmate, fiori dalla logica dei blocchi militari, perché i conflitti si risolvono con la politica, con la democrazia, il rispetto del diritto internazionale e umanitario.
Al corteo presenti tra tanti altri rappresentanti politici e organizzazioni, Giuseppe Conte, M5S, Angelo Bonelli con Nicola Fratoianni di AVS, Ilaria Salis, il capogruppo dei senatori Peppe De Cristofaro, la deputata Elisabetta Piccolotti. Grande assente il Pd, nonostante la firma apposta da Elly Schlein, insieme ai leader di M5s e Avs per chiedere al governo la revoca del memorandum di collaborazione militare con Israele. Presenti a titolo personale, Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Arturo Scotto, il quale descrive sinteticamente: “Bella, plurale e pacifica. Come era ampiamente prevedibile, animata da chi da anni costruisce percorsi di dialogo tra i popoli. Con queste realtà dobbiamo dialogare, anche accettando le critiche, per un'Europa più assertiva sul piano diplomatico e non complice di una nuova stagione di guerre”. Anche Tarquinio: “L’UE è risucchiata dalla logica di guerra. L’Italia deve essere capofila del no all’economia di guerra. La nostra credibilità viene minata da quei dirigenti che ci allontanano dal sentire dei nostri elettori. Qui ci sono quelli che rappresentano base larga dentro il centrosinistra italiano e parti dell'opinione pubblica italiana che non hanno rappresentanza politica.”
Cecilia Strada: "I soldi delle nostre tasse vanno spesi per la sanità e per risolvere i tanti problemi del paese non per acquistare carri armati. Siamo in piazza per gridare che il summit NATO è una minaccia anche per i popoli europei che dovranno pagare i costi del riarmo con un massacro sociale. Oggi è in piazza l'Italia che si riconosce nel ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione e non accetta di farsi arruolare nelle guerre dell'Occidente contro il resto del mondo. È tempo di recuperare la nostra umanità, di smantellare il sistema bellico e rifiutare l’idea che la guerra globale sia inevitabile nel mondo.
Angelo Bonelli: “Questa è stata una manifestazione convocata da tantissime associazioni del mondo cattolico e del volontariato, che porta in piazza un sentimento popolare di indignazione e di preoccupazione per la guerra e la pulizia etnica che si sta verificando a Gaza, dove due giorni fa sono state uccise 140 persone che chiedevano un po’ di farina, tra cui donne e bambini. Si chiede come sia possibile accettare questo doppio standard dalla UE: alla Russia si applicano sanzioni e a Netanyahu no. Il suo governo può fare tutto, violando sistematicamente il diritto internazionale. Secondo Bonelli la politica estera dell'Italia è ormai quella di Trump e di Netanyahu, che usa la guerra per restare al potere. e soprattutto di Trump. Proprio Trump ci ha chiesto di portare le spese militari al 5% del PIL. Per non ricordare l’assenza dell’Italia a Ginevra. “Dov'è la nostra dignità? Dov'è la nostra autonomia? Giorgia Meloni ha umiliato l'Italia. La nostra mozione unitaria dimostra che il centrosinistra c'è ed è coeso. La maggioranza la approvi subito e revochi il memorandum di collaborazione con Israele, seguendo l'esempio della Spagna. Basta doppi standard”.
Insieme a Bonelli, tra gli altri, dal camion di testa del corteo, Nicola Fratoianni afferma che “Questo Paese sa ancora indignarsi, c'è gente con la schiena dritta e capace di battersi per la pace contro la guerra. La guerra produce economia di guerra e le bombe cancellano la vita e la possibilità di costruire diritti sociali, ambientali e di libertà. No al riarmo e alla guerra! Superando ogni record per le spese d’acquisto di armi, nessuno può essere più sicuro. Il genocidio da parte del governo Netanyahu del popolo palestinese e l’aggressione unilaterale del governo di ultradestra di Israele a Teheran mostrano la guerra come strumento ordinario di soluzione dei conflitti e di aggressione. È lora di cambiare”.
Giuseppe Conte, con la leader di Pd e Avs ha presentato una mozione unitaria, un altro passaggio, per dire no al genocidio in corso a Gaza, dove si continua a morire: “Questa corsa al riarmo è folle, ed è folle contribuire alla escalation militare mentre invece si tagliano fondi al welfare, al modello sociale europeo che abbiamo costruito faticosamente per tanti anni, alla sanità, all'istruzione, agli asili nido e a quello che serve ai cittadini. La folle corsa al riarmo è solo un'illusoria prospettiva di sicurezza ma genererà sempre maggiore insicurezza. Questa è stata una manifestazione convocata da tantissime associazioni del mondo cattolico e del volontariato, che porta in piazza un sentimento popolare di indignazione e di preoccupazione per la guerra e la pulizia etnica che si sta verificando a Gaza. Non dimentichiamo la popolazione palestinese che è affamata e non ha ormai scuole, abitazioni, presidi sanitari e continua a morire”.
Durante il corteo parlano in molti, tra i quali la giornalista Valentina Petrini, che legge nuovamente il testo scritto da 250 giornalisti contro la guerra e comunica la raccolta fondi per sostenere le famiglie di tutti i colleghi palestinesi già uccisi. Le giornaliste e attiviste di NoBavaglio presenti sul palco intervengono accompagnando la manifestazione. Il vice presidente dell’ARCI: "Rischiamo un conflitto globale, la legge del più forte ha preso il sopravvento"
Ad un certo punto, di fronte al Colosseo, dopo la lunga bandiera palestinese, dal palco una proposta di Emergency: di sdraiarci per quattro minuti sentendo il rumore delle bombe su Gaza, registrate dall’ingegnere palestinese Oussama Rima. Molti avevano portato un lenzuolo bianco -simbolo del sudario-. Ognuno solo, o accanto a una persona cara, in quei pochi minuti di flashmob, sotto il rumore assordante delle bombe non può restare indifferente per il genocidio del popolo palestinese. In quei pochi minuti quella vicinanza e odore d’umanità, ci fanno capire e sentire “fratelli tutti”. Con la condivisione di una piccola parte di lenzuolo insieme a persone sconosciute s’intuisce come cuore e coscienza trabocchino d’umanità. Nessun essere umano può fare a meno di esistere senza l’Altro. E tutti insieme, dopo il silenzio abbiamo dato sfogo a un grande rumore di protesta. Distruggere la vita di tante persone innocenti non è una missione umanitaria e non può avere nessuna giustificazione. Emergency chiede al nostro governo di attivarsi per Gaza, con iniziative urgenti, come revocare la cooperazione militare con Israele; fare pressione esplicita sul governo israeliano per consentire l’ingresso di aiuti alla popolazione e la loro distribuzione ai civili attraverso le organizzazioni internazionali di aiuto umanitario; attivarsi per un’azione diplomatica che porti al cessate il fuoco e al rispetto del diritto umanitario internazionale; schierarsi a favore della sospensione del trattato di associazione tra Unione europea e Israele come già fatto da 17 Paesi europei. La manifestazione nazionale di oggi rientra nella settimana di mobilitazione europea, che si tiene dal 21 al 29 giugno.
Il palco mobile prosegue fino a Via Labicana dove si ferma per concludere la manifestazione con gli interventi conclusivi, tra molti altri, di Katerina Anastasiou, co-coordinatrice della Campagna europea Stop Re-Arm Europe, Omar Suleiman, rappresentante della Comunità Palestinese di Napoli e della Campania, Parisa Nazari, attivista iraniana di Donna Vita Libertà Italia.
Katerina Anastasiou, di Stop ReArm Europe -che ad oggi conta oltre mille sigle in 18 Paesi-, anche in Italia ha i suoi promotori come l’ARCI, Ferma Riarmo, Attac e Transform Italia. In un mondo a pezzi, l’UE reale -secondo Anastasiou-, dichiara di volersi preparare alla guerra insieme al governo italiano. Sono complici di Israele che si prepara all’invasione finale di Gaza, con l’eliminazione del popolo palestinese. La maggioranza degli italiani è contro la guerra e merita di essere rappresentata. In sintesi: NO guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo.
Omar Suleiman: “Colpire ospedali, malati e personale sanitario è un atto di barbarie e di nazismo. Bella la parola pace ma al centro della bandiera multicolore si deve mettere quella della Palestina, la madre di tutte le battaglie per la libertà e la giustizia, perché non c’è pace e giustizia in Palestina. Stiamo insieme non ci abbandoniamo dopo questo appuntamento. Le colonie vanno smantellate per ripristinare lo Stato Palestinese”. Racconta di una bambina venuta in Italia per curarsi e lei era veramente felice, come dovrebbero essere tutti i bambini. Racconta dei suoi parenti, dei piccoli orfani senza più una casa.
Parisa Nazari racconta quando da bambina guardava dalla finestra le strade bombardate e ancora purtroppo sta riaccadendo: “Quanti altri bambini devono morire affinché Israele diventi un Paese libero? Lo stesso errore che già si è commesso nel ’79 passando da un dittatore a un altro dittatore, in Iran si sta ancora verificando. La Repubblica islamica è un cancro, ma non per la bomba atomica che può avere o non avere, perché opprime la popolazione iraniana da 46 anni, soprattutto le donne”.
Francesca Fornario, giornalista, chiude la manifestazione con una satira tragicomica su una immaginaria telefonata della madre, sottolineando le contraddizioni dell’occidente.
Dal palco si invitano i manifestanti a terminare con un grande rumore, ovviamente di protesta.
L’obiettivo del fronte pacifista, è quello di promuovere un’Europa più coraggiosa nel fermare i conflitti in corso e nel difendere il proprio modello sociale fondato su uguaglianza e benessere.
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