Login Registrati
'Ninfa e Musa'. Rappresentazioni della donna nell’arte tra Otto e Novecento

'Ninfa e Musa'. Rappresentazioni della donna nell’arte tra Otto e Novecento

L’universo femminile in 53 opere di 28 artisti attivi tra il 1880 e il 1960 è al centro di una mostra raffinata, aperta negli spazi della Galleria Russo a Roma, fino al 13 marzo 2025

Venerdi, 07/03/2025 - La mostra intitolata Ninfa e Musa. Un secolo del femminile nell’arte, curata da Daniela Fonti e ospitata negli spazi della Galleria Russo (Roma, Via Alibert 20 - Roma), celebra l’immagine della donna nelle sue diverse età della vita attraverso cinquantatre opere, tra dipinti, disegni e sculture, di ventotto artisti per lo più attivi tra gli ultimi vent’anni dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Un caleidoscopio di figure femminili, diverse tra loro per età, aspetto fisico, temperamento e status sociale, si delinea così in mostra grazie allo sguardo di alcuni grandi maestri dell’Ottocento e del Novecento, da John Singer Sargent a Henri Matisse, da Giacomo Balla a Giorgio de Chirico, da Umberto Boccioni a Mario Sironi e Fausto Pirandello.

Partendo dall’opera più antica presente in mostra, il Ritratto della Principessa de Beaumont (1884), dipinto in una sinfonia di grigi dal celebre pittore americano John Singer Sargent, ritrattista alla moda della Belle époque, il volto altero della principessa esprime la consapevolezza del proprio rango, fascino e potere personali.

Una trentina di anni più tardi, Margherita Sarfatti, critica d’arte e scrittrice, è ritratta invece dall’amico Mario Sironi, con un sorriso affabile e lo sguardo arguto, che sprizza intelligenza, a sottolinearne le doti intellettuali, più che la posizione sociale. Moderno è anche il ritratto che Umberto Boccioni dipinge nel 1911 della figlia di Margherita Sarfatti, Fiammetta, un’opera che segna per l’artista il passaggio da una pittura di matrice ancora divisionista alla resa del dinamismo futurista. Attraverso un’esplosione di colori, a partire dal rosso fiammante dei capelli, Boccioni riesce, infatti, a trasmettere l’energia vitale della bambina, raffigurata al termine di una corsa sfrenata. Assai distante da questo modo di rappresentare l’infanzia e dalle sperimentazioni del futurismo, ma non meno affascinante, appare il ritratto di un’altra bambina, Elsa Addeo, nonna del gallerista Fabrizio Russo. Eseguito nel 1914 da Carlo Siviero, il ritratto mostra la bambina con un grande fiocco azzurro che le orna i capelli e un’espressione pensosa, vagamente malinconica. Altri artisti presenti in mostra declinano in vario modo il tema dell’infanzia, da Duilio Cambellotti a Fausto Pirandello e Gino Severini, una carrellata di bambine che appaiono, a dire il vero, ben poco felici. Di Giacomo Balla sono esposte diverse opere, tra cui un ritratto dell’anziana madre (1925), avvolta in uno scialle rosso, e alcuni splendidi ritratti della figlia maggiore, Lucia, ovvero Luce. Tra questi ultimi, La figlia del sole (1933) e Colorluce (1933), sono due capolavori dipinti dopo il distacco dal movimento futurista. Balla vi prosegue con rinnovata intensità la propria ricerca sulla luce e sul colore in una chiave altrettanto moderna, che attinge ispirazione dalle fotografie di moda pubblicate sulle riviste del tempo.

Oltre ai ritratti, un ruolo importante in mostra è giocato dal nudo, un soggetto ambientato, talvolta, anche all’aria aperta, specie nel caso delle bagnanti, ma affrontato dagli artisti generalmente in studio, nel chiuso del proprio atelier. Il tema dell’artista con la modella, del resto, attraversa i secoli, carico di implicazioni erotiche e di riflessioni sul significato autentico del fare arte. In mostra compaiono nudi femminili, tra gli altri, di Henri Matisse, Amedeo Modigliani, Arturo Martini, Felice Casorati, Antonio Donghi, Scipione, André Derain, Fausto Pirandello, Carlo Levi, Marino Marini, oltre a una creatura ibrida, mostruosamente affascinante, ritratta da Alberto Savinio nella Nascita di Venere (1950).

Ma tra tutti spicca il capolavoro di Giorgio de Chirico Bagnanti sopra una spiaggia (1934), una grande tela che il pittore dipinge nel 1934 nel suo studio di Parigi e che è rimasta sempre di sua proprietà. In primo piano compare la nuova compagna dell’artista, Isabella Far, mentre alle sue spalle altre quattro donne nude sono raffigurate in diverse pose in riva al mare. De Chirico si identificava con Zeusi, l’antico pittore greco che, avendo ricevuto dagli abitanti di Crotone l’incarico di dipingere Elena, aveva chiesto di poter ritrarre nude le cinque donne più belle della città per riuscire a creare una nuova dea della bellezza. Un’aspirazione alla “perfezione” che lo stesso Giorgio de Chirico inseguiva da tempo contro l’arte moderna, che ormai gli appariva un bluff, in nome del mestiere, della tecnica pittorica, di un’etica del fare arte essenzialmente artigianale, valida nell’antichità come nel presente.

L’esposizione è allestita nelle due sedi della Galleria Russo, entrambe situate nell’area del Tridente: gli spazi al numero 20 di via Alibert accolgono il nucleo principale, mentre nello spazio denominato Galleria Russo Archivi, aperto di recente al numero 12 di via Laurina, è esposto un piccolo, ma prezioso nucleo di opere su carta e la scultura La pisana (1928-30) di Arturo Martini, un esemplare in bronzo già appartenuto a Giuseppe Bottai.

La mostra è accompagnata da un bel catalogo, edito da Gangemi, che reca il saggio introduttivo della curatrice e le schede delle opere esposte. Inoltre, per l’occasione è stato realizzato un video, a cura di Irene Pantaleo e Lia Polizzotti dell’Associazione Art Doc Festival, che intreccia con efficacia filmati d’epoca con alcune immagini delle opere in mostra commentate dalla curatrice.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito: www.galleriarusso.com

Didascalia
Carlo Socrate, Cappello di paglia, 1934, courtesy Galleria Russo


Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®