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Nettuno / La pillola RU486 e lo scippo dei consultori - di Emanuela Irace

Nettuno / La pillola RU486 e lo scippo dei consultori - di Emanuela Irace

Alla Festa del PD della cittadina in Provincia di Roma un dibattito ha affrontato il problema della proposta di legge sui consultori, la RU486 e le prospettive per le libertà delle donne

Martedi, 17/08/2010 - La proposta di legge sulla riforma dei Consultori nel Lazio, e la pillola RU486, sono state argomento di dibattito alla festa dell’Unità di Nettuno. Un’analisi politica che ha assunto il ruolo di una vera e propria campagna informativa. Arricchita dalla partecipazione dell’attrice Federica Festa che, con il suo monologo tragicomico, ha dato testimonianza di un’esperienza drammatica comune a molte donne. L’interruzione di gravidanza continua a essere una “punizione”, che si somma al dolore fisico e mentale che tale scelta comporta. Una punizione resa cruenta dall’intervento chirurgico, dall’anestesia, dall’ospedalizzazione, dalla promiscuità con le partorienti e dagli sguardi di chi non sa e ti accusa. A discuterne, oltre alla sottoscritta, la Consigliera di Parità Francesca Bagni Cipriani e la Direttora del mensile 'noidonne' Tiziana Bartolini.

In ballo il controllo della salute e la gestione della maternità, da realizzarsi attraverso una riforma che se approvata, quando si discuterà la legge ad ottobre, stravolgerebbe origini e funzioni dei consultori. Traghettando una delle più importanti conquiste dei movimenti femminili, datata 1976, da presidio medico pubblico per la salute della donna, a struttura sostanzialmente privata, "colonizzata" dalle associazioni pro-vita. Il cui scopo è dissuadere dall'interruzione di gravidanza, ricevendo finanziamenti pubblici per orientare le utenti a una sola visione del mondo: quella fondata sul matrimonio.

In effetti, sia il ritardo con cui il Lazio sta affrontando la questione della pillola RU486, che la proposta di legge per la riforma dei Consultori, presentata due mesi fa in Regione dalla consigliera Olimpia Tarzia, mirano a colpire l’autonomia femminile nel campo della salute. Sottraendo alla scelta individuale servizi sanitari garantiti per legge, la 194, e attribuendo alla donna, non più il riconoscimento di individuo libero di scegliere e autodeterminarsi in quanto singolo, ma in quanto “parte” di una famiglia fondata sul matrimonio. La donna, come soggetto di diritti, non viene mai menzionata in questa legge che chiude gli occhi alla scienza considerando persona l’embrione.

Il concepito, si legge nel testo: <<è parte integrante della famiglia>>.

In un colpo solo il manifesto oscurantista - presentato dall’omologa della Binetti alla Pisana- ha spazzato via 30 anni di lotte e di conquiste femminili; una proposta di legge Liberticida, che marca il confine sempre più sottile con lo Stato etico, che disciplina scelte individuali e libertà collettive. Le conseguenze sono facili da immaginare.

Il servizio pubblico si privatizza, diventando luogo di orientamento morale. Il Consultorio si trasforma in “clinica”, per le assicurazioni e le associazioni private che vi partecipano, scelte in base a criteri ideologici e clientelari. Lo stato sociale si smantella. Le competenze del pubblico diventano ricchezza per organizzazioni cattoliche a favore della vita. La scelta di abortire sottoposta al vaglio di una commissione che assomiglia più a un tribunale che a un collegio medico, il cui scopo è unicamente dissuadere dalla decisione. In questo modo il principio di laicità che regola l’ordinamento democratico svanisce.

Dopo la riforma di scuola e università, dopo gli attacchi alla libertà di informazione e in generale a tutti quei diritti stabiliti dalla Costituzione che si riteneva acquisiti, anche la legislazione degli Enti Locali diventa banco di prova per un Governo che vuole orientare la morale comune, delegando a privati competenze fondamentali.

E intanto sono state quattro le firme di Consiglieri regionali del Pd che hanno avallato una scelta politica orchestrata da anni. Non è il primo tentativo della Tarzia questo. Difficile non riconoscere la mission della consigliera specializzata in bioetica, tra i fondatori del Movimento per la vita, e madrina dei consultori famigliari di ispirazione cristiana. Una scelta politica grave per un centro sinistra ancora una volta distratto e in cerca di identità. Un pericolo serio per la libertà delle donne che attraverso il controllo della maternità e l’allontanamento da uno spazio sanitario pubblico, vengono destinate a ruolo subalterno, come all’epoca della tutela patriarcale.

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