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Nelle sale ‘La Vita Accanto’: indimenticabili ritratti di donne in cerca di riscatto

Nelle sale ‘La Vita Accanto’: indimenticabili ritratti di donne in cerca di riscatto

Presentato fuori concorso, con successo di pubblico e critica, alla 77a edizione del Locarno Film Festival, l’ultimo film di Marco Tullio Giordana, è ispirato al romanzo di Mariapia Veladiano

Martedi, 27/08/2024 - Spesso il talento ed il dolore si nutrono l’uno dell’altro: sono tanti i casi di artiste/i e letterate/i che, cresciute in situazioni di limite o con difficoltà fisiche, psichiche o legate ai condizionamenti sociali, scoprono nelle loro sofferenze o prigioni, ricchezze inattese, preziosi tesori nascosti, generativi di nuove speranze e vitali aperture al mondo esterno. In ciascun essere umano, potenzialmente, sono insiti elementi di resilienza, la capacità di resistere alle avversità ed uscirne rafforzati, trasformando positivamente la propria vita dopo traumi o eventi negativi.

Un esempio di quanto sopra detto appare chiaramente nelle storie delle protagoniste raccontate in ‘La Vita Accanto’, l’ultimo film di Marco Tullio Giordana - ispirato all’omonimo romanzo della scrittrice vicentina Mariapia Veladiano vincitrice del Premio Calvino 2012 - presentato al Locarno Film Festival, dove il regista de ‘La meglio Gioventù’ ha ricevuto il Pardo Speciale alla carriera: intensi e ben caratterizzati, i personaggi femminili del romanzo e del film narrano l’accettazione del proprio corpo, il vacillare della mente di fronte ad eventi inattesi, l’incapacità di alcuni esseri umani di superare il proprio dolore, la tenacia di altri nel rielaborare le sventure e trarne esperienze nuove ed eccezionali. Il film, nelle sale italiane dal 22 agosto, è distribuito da 01 Distribution.

‘La vita accanto’ è ambientato fra gli anni Ottanta e il Duemila, a Vicenza, ricca città d’arte italiana e racconta le vicissitudini di una famiglia vicentina alto-borghese, composta da Maria (Valentina Bellè), dal marito Osvaldo (Paolo Pierobon) e dalla gemella di quest’ultimo, Erminia (Sonia Bergamasco), celeberrima pianista. Dopo anni di tentativi e di attese, Maria mette finalmente al mondo Rebecca, attesa dai genitori con grandi aspettative. Ma la neonata, per il resto normalissima, presenta una vistosa macchia purpurea che copre metà del viso, una cosiddetta ‘voglia’ estremamente evidente ed invasiva che compare proprio sul bel viso della bambina.

Questa difformità diventa per Maria, già preda di forme depressive e di rilevanti problemi psichici, un’ossessione tale da respingere l’istinto stesso di madre: l’infanzia e l’adolescenza di Rebecca, tormentata dal rifiuto e quasi dal ribrezzo della madre nei suoi confronti, sarebbero segnate dalla vergogna e dall’isolamento, se fin da piccola la protagonista non avesse rivelato straordinarie doti musicali. Mentre il padre, quasi sempre fuori per lavoro, cerca di supplire come può all’ostracismo ed al rifiuto della madre, sarà la zia, celebre concertista - una figura di donna indipendente ed autonoma, perfettamente interpretata da Sonia Bergamasco che, diplomata in pianoforte nella realtà, esegue personalmente tutti i brani suonati nel film - ad assumere l’educazione di Rebecca e scoprirne l’eccezionale talento musicale.

Mentre vengono a galla antichi veleni ed inconfessabili segreti di famiglia, i sensi di colpa e le tragedie ‘interne’ si intrecciano alla scoperta del talento musicale di Rebecca, al suo desiderio di vivere, all’amicizia con una compagna molto diversa da lei ed alla sua determinazione a riscattare e superare le sofferenze subite.

«Il romanzo di Mariapia Veladiano - dichiara Marco Tullio Giordana - è il racconto di come il disagio possa irrompere nella vita di una famiglia, sconvolgendola per sempre. Nel libro questo disagio è rappresentato dalla mostruosità di un neonato subito rifiutato. Nel film questa 'mostruosità' è rappresentata da una macchia viola che copre metà del viso della bambina. Per il resto la piccola Rebecca è bellissima e, scopriremo col tempo, straordinariamente dotata per la musica. Ma l'angioma che la sfigura le rende difficile il rapporto con gli altri, soprattutto con la madre che non l'ha mai accettata e, per vergogna, l'ha sempre tenuta segregata in casa. Il tema centrale è quindi il corpo, la cui accettazione è alla base di ogni identità, e come le sue eventuali imperfezioni (quanto reali? quanto immaginarie? quanto indotte dallo sguardo altrui?) possano portare alla violazione per modificarlo e accettarlo secondo i canoni di un'illusione».

Il film è interpretato da Sonia Bergamasco, Paolo Pierobon, Valentina Bellè, Beatrice Barison (giovane talento musicale, concertista internazionale per la prima volta sullo schermo come attrice), Sara Ciocca, Michela Cescon, ed è una produzione Kavac Film, IBC Movie e One Art con Rai Cinema, prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti.

“Bisognava portare in scena - afferma Sonia Bergamasco - il racconto di una famiglia complicata (come lo sono un po’ tutte le famiglie!), dell’alta borghesia vicentina, quella che Mariapia Veladiano aveva descritto nel romanzo che ha ispirato il film. La concertista Erminia (il mio personaggio) conduce una vita molto libera, anche sessualmente spregiudicata (prende ciò che vuole, non ha alcuna intenzione di avere una “sua” famiglia), non vuole figli e approfitta della sua fortunata carriera di pianista per evadere dal fastoso e opprimente palazzo dove convivono tutti, salvo ritornarvi sempre come in un nido rassicurante. La sua gioia è proprio la piccola Rebecca, rifiutata dalla madre, che rivela presto un grande talento musicale. È la ragione per cui la prende sotto la sua ala, diventando la sua insegnante e una sorta di vice-madre. Sentivo molto sia il desiderio di una fuga attraverso la musica, sia il bisogno di maternità rappresentato dalla nipote, che assomiglia molto di più alla sua forza che alla fragilità della vera madre. È stato bello tornare al lavoro con Giordana dopo vent’anni da “La meglio gioventù”, l’ho ritrovato ancora più energico e vitale, ispirato, poetico, perfino, paradossalmente, più femminile. Forse perché il romanzo all’origine è scritto da una donna. ‘La vita accanto’ è un film quasi completamente al femminile e - fatta salva la bellissima, ambigua figura del gemello - Giordana ha lasciato che i diversi modi e le qualità di noi interpreti, fluissero senza costrizioni”.

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