Lunedi, 25/07/2011 - Ci ha lasciato Nella Marcellino, nata a Torino nel febbraio del 1923 e scomparsa sabato 23 luglio a 88 anni, dopo una lunga malattia. Partigiana, dirigente del PCI, sindacalista, la sua vita ha attraversato il secolo scorso con intensità. Figlia di antifascisti militanti, il padre partecipò alla nascita del PCI, la madre operaia metallurgica, conosce la clandestinità fin da bambina con l’esilio a Parigi dove partecipa a iniziative nel Fronte popolare, nelle grandi campagne a sostegno della Repubblica spagnola e alla Resistenza francese. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale comincia la sua attività di partigiana: torna in Italia nel 1941 a Torino. A 20 anni, è tra gli organizzatori degli scioperi del '43 e nel '45 dell'insurrezione dell'aprile. Negli anni successivi alla guerra svolge ruoli di dirigente a Milano e Bologna e quale responsabile della commissione femminile nazionale del Pci. E' parlamentare della Costituente. Alla morte di Togliatti si trova a Yalta, in ferie, e fu lei a battere a macchina il famoso memoriale. “Longo mi chiamò e mi disse di andare da lui. – racconta nella sua biografia - Mi consegnò il ‘memoriale’ scritto a mano, col tipico inchiostro verde che Togliatti usava. Mi chiese di riprodurlo immediatamente a macchina. I sovietici mi accompagnarono in una lunga stanza e mi diedero una macchina da scrivere (una Underwhood piuttosto vecchia con caratteri latini e cirillici)”.
Negli anni seguenti è impegnata nell’attività sindacale: segretaria generale delle tabacchine, degli alimentaristi, dei tessili della Filtea dove si batte contro il lavoro nero e lo sfruttamento del lavoro nero a domicilio, contro le ‘esternalizzazioni’. Storico, il 26 maggio del 1978, lo sciopero nazionale di 8 ore in cui portò a Roma “da 80.000 a 100.000 tessili, quasi tutte donne”.
Le sue “tre vite” - partigiana, dirigente e sindacalista – sono magistralmente affrescate nel libro “Nella Marcellino. Le tre vite di Nella”, a cura di Maria Luisa Righi, uscito nel 2010.
“Il romanzo di una giovane povera. Ribelle. Libertaria. Sindacalista. Comunista per diritto di famiglia. Mai pentita.” scrive Maria R. Calderoni nella recensione pubblicata su Liberazione.
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