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Nel nome del Padre

Nel nome del Padre

Tabù - “L’umanità non è fatta dall’uomo, ma dagli uomini” Hannah Arendt

Emanuela Irace Domenica, 27/05/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2012

“Nel Nome del Padre”, dalla formula mistica che dà corpo all’uomo, figlio di Dio, l’archetipo paterno resta sostanzialmente immutato. Se la madre è protettiva il padre è intransigente. Guida del pensiero e dell’azione del figlio. Costruttore del mondo e della patria. Scrive Pasolini che “è l’agire che qualifica, e un padre che ama agisce”. La funzione paterna si è subito proiettata nello spazio esterno. Nel privato il concetto che si impone è quello di “pater familias”. La storia stessa dell’occidente - mediterraneo e cristiano - si srotola attorno a questo ruolo. Prima cellula di un’organizzazione verticistica che rispecchia la società basata sull’ordine costituito e sul primato del principio maschile. L’esaltazione della famiglia ne diventa il legittimo corollario, grazie al ruolo patriarcale del maschio che educa al rispetto dell’autorità. Potere e forza. Orde barbariche e guerra. Sport e organizzazione degli eserciti. Lo spazio pubblico è uniformato alla lingua del padre, al monoteismo religioso, alla signoria di genere. Fino ad arrivare alla configurazione statuale più recente e al concetto politico di Nazione. Sullo sfondo dell’antichità, invece, fanno capolino le figure mitiche degli dei, il disordine pagano e la forza del potere femminile. Ordine e Creatività scolpiscono i due poli dell’umanità. Il maschio diventa emblema di una forza magica che attraverso gli eroi dà forma e contenuto alla legge del padre. Archetipo del tiranno benevolo, mostro costruttivo. Padre padrone che getta nel mondo le sue creature. È il padre che sferzando energia al proprio figlio lo immette nella Storia. Ed è sempre il padre che ostentando diniego e capacità ad opporsi lo rende autonomo. Il padre costruisce la norma, la coercizione lontana da qualsiasi possibilità di accoglienza gratuita. Incarna la legge, capace di fondare una società “militarizzata”, competitiva, basata sul codice gerarchico e sul ruolo. Un’organizzazione elementare, infantile, utile a chi non ha altri mezzi che l’obbedienza. Il prestigio, come insegna la psicanalisi, cresce sulla vanità del narcisismo e il mondo così orientato sembra adottare i valori dell’infanzia.



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