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Nei terreni impervi della vita

Nei terreni impervi della vita

Antonella Iaschi - Versi dove non manca mai l'amore "che si fa misura del tempo che passa, della vita che germoglia, dello scorrere delle stagioni"

Benassi Luca Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007

Antonella Iaschi è un’artista poliedrica e vitale: si muove nei terreni della poesia come della narrativa con la stessa dedizione e la stessa abilità nel curare e far fiorire il linguaggio; ama frequentare anche la pittura, attraverso percorsi nei quali il verso si incontra con le immagini, creando una danza meravigliosa dove la figura si fa parola e viceversa, quel luogo nel quale la poesia è prima di tutto gesto, segno originario, luogo sconosciuto dove immagine, suono, graffito sono una cosa sola. Ma quello che colpisce in questa scrittrice sono la fedeltà e la coerenza che traspaiono dalla sua opera. Una fedeltà innanzitutto verso la poesia e il linguaggio, verso il lavoro della letteratura. La poesia della Iaschi è sempre il frutto di un impegno faticoso, una paziente sedimentazione, una limatura del verso fatta con attenzione e sensibilità: ne risulta una poesia elegante, equilibrata, lontana negli esiti da sperimentazioni e minimalismi, nonostante si sentano vibrare nel sottofondo i toni bassi e ritmati delle esperienze delle neoavanguardie e della beat generation, esperienze di frantumazione del linguaggio sulle quali la nostra poetessa è riuscita a far fiorire rose, papaveri, margherite. Ma la poesia della Iaschi è soprattutto fedeltà alla vita, all’impegno sociale, politico, intellettuale, è una poesia che spesso scuote la coscienza, si fa scomoda, ha la capacità sempre più rara di indignarsi, conosce il valore del sì e del no. Una poesia dove lo scarto tra letteratura e vita è tanto sottile quanto tagliente ed è capace di regalarci attimi di verità ed emozione. Sono versi nei quali non manca mai l’amore, che sia un amore per un’idea, un uomo, i figli, questo pervade la scrittura in tutte le sue sfumature, nella passione del corpo come nello struggimento di una passeggiata in una Parigi gravida di pioggia. Un amore che si fa misura del tempo che passa, della vita che germoglia, dello scorrere delle stagioni.
Antonella Iaschi ha pubblicato le raccolte di versi “Vorrei che fosse Pace” (1994), “Nuove foglie per terra” (1995), “Respirando” (1996), “Rendez-vous à Montmartre” scritto con il poeta Paolo Righi (2003), “Io resto comunista” con foto di Giorgio Giliberti (2005). Ha scritto “Indissolubili presenze” poesie per i quadri di Juliette Cacciatori (2005) e “Ruggine contemporanea” poesie per la mostra di scultura e grafica della Bottega degli Artisti di Stuffione (Modena). Ha inoltre pubblicato “Gentili care persone”, testimonianze di un'esperienza umanitaria durante la guerra Jugoslava (a cura dell'ARCI di Modena col patrocinio della Regione Emilia Romagna per una campagna di finanziamento per l'affido a distanza di famiglie in difficoltà, 1996); “Non è tempo per tacchi a spillo”, testo con una prefazione di Predrag Matvejeviç (2001); “ll padrone dell’ospedale vecchio” racconto a tre mani con Beatrice Fontana e Fabrizio Frabetti (2006); e il romanzo “La cavalla delle onde” (2006).
Nel 1999 ha iniziato un percorso di pittura e poesia col pittore Giuseppe Pareschi, interrotto dalla prematura scomparsa dell'artista e presentato al pubblico con mostre e catalogo, grazie alla collaborazione dei Comuni di Bondeno, Camposanto, Mirandola, percorso continuato con la pittrice Maria Marzia Braglia per la mostra “Bellezze” Diverse” (poesie di Antonella Iaschi , quadri di Marzia Braglia, fotografie di Francesco De Marco). Le poesie qui pubblicate sono tratte da “Rendez-vous à Montmartre” e “Io resto comunista”.


(da “Rendez-vous à Montmartre”)

I

Rose rosse a Montmartre,
ventitre carezze e un “per sempre”
dimenticato a dicembre.
Da quel giorno la vita è rotolata
inseguendo certezze inesistenti
e l’aroma di crêpes al Grand Marnier.
C’è un locale con tavoli di legno
che il tempo ha salvato dai turisti.
Vuoi venirci con me?
I ragazzi che si amano
hanno compiuto quarant’anni
ma incideranno un cuore sulla porta.
Non voglio più rose rosse
ho soltanto bisogno di parole
e tu sai scrivere l’amore che non c’è.
Basta salire su un treno
inventare un impegno di lavoro
e sognare, seduti su scalini di pietra.


II

Ci saranno le stelle come ieri
nelle notti che voglio per noi
e silenziosi sguardi da esplorare.
Sarai l’ultimo e il primo
e sarà dolce l’aria
come il piacere di scoprirci.
Imparerò ad amarti
assaporando il sogno degli abbracci,
a sentirti presente per riempire
i giorni che verranno senza te.
Ci saranno sorrisi nei mattini
e rumori di vita per la strada
e ci saremo noi ad aspettarli.


III

Affrettati.
Voglio offrirti quel filo di freschezza
che il corpo ancora mi concede
prima che la solitudine
geli i desideri del mio cuore.

La distanza delle nostre notti
è il prezzo che pago
per non so quali colpe.

Forse ancora dall’Eden
mi perseguita il frutto dell’amore
ancorato alla mappa del destino.

Affrettati.
Viaggiamo su binari paralleli
e io voglio sfiorare i tuoi sospiri
prima che scenda il buio
a spegnere i miei ultimi sorrisi.


(da “Io resto comunista”)


IV
Per non dimenticare

Per non dimenticare
racconterò ai miei figli
la favola degli uomini di fumo.
Ricercherò parole incandescenti
perché restino vive nel futuro.
Senza ricostruire scene d’odio
senza lasciare vincere il rancore
forgerò quel racconto raccontato
dalla storia alla vita,
e dalla vita di chi è rimasto cenere
regalato a chi un giorno nascerà.
Sarò tranquilla per non spaventarli
e breve per sconfiggere la noia.
Dolce per consolarli
e dura quel che basta
perché restino seri ad ascoltare.
Troverò le parole senza ansie
nelle panchine cariche di neve
e nelle piazze vuote,
nei binari rifatti, nelle strade ricordo,
medaglie postume agli uomini di fumo
partiti come bestie dentro i carri
e ritornati liberi nel vento.


(21 novembre 2007)

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