La Donna del Mese - “Le donne possono fare la differenza, possono cambiare la situazione”. Nayla Ayesh è la direttrice del Women’s Affair Center, nella striscia di Gaza.
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
“Le donne possono fare la differenza, possono cambiare la situazione”. Ed è su questa opportunità che lavorano nella striscia di Gaza le donne del Women’s Affair Center. Nayla Ayesh è la direttrice del centro, aperto durante la prima Intifada anche con l’aiuto di donne europee e con sedi a Nablus e a Ramallah. E’ coraggiosa, Nayla, e la sua è l’espressione forte e serena di una donna la cui vita non è mai stata facile. “Le donne palestinesi hanno giocato un grande ruolo nella prima Intifada e da allora abbiamo cominciato a lavorare affinché si aprissero spazi pubblici nella politica e nella società, non solo a livello nazionale. Siamo partite dalla formazione e attraverso l’empowement abbiamo dato forza alle donne, rendendole veramente leader e all’altezza di condividere le responsabilità della vita pubblica. Non volevamo che rimanessero in ombra, ricoprendo al massimo il ruolo di segretarie”. Non porta il velo Nayla, neppure oggi che in quella fascia di terra con Hamas soffia il vento dell’integralismo.
“L’altra questione su cui ci siamo concentrate è quella economica. Le società tradizionali si basano sempre sul controllo dell’uomo sulla donna e il modo più semplice per esercitare questo controllo è mantenere la dipendenza economica. Invece per aumentare il loro potere dentro alla famiglia le donne devono essere economicamente indipendenti. Il nostro Centro crede nella parità tre uomini e donne nella società palestinese e con questa consapevolezza abbiamo organizzato una formazione mirata, sostenendo le donne nell’avvio di attività lavorative in proprio. Abbiamo puntato sulla valorizzazione delle loro qualità e potenzialità”. Sono neri gli occhi di Nayla, e sprigionano tutta la determinazione che l’intelligenza femminile riesce a mettere a disposizione nelle situazioni ad alto rischio. “Crediamo che le donne debbano impegnarsi in politica in modo diretto e le sosteniamo sia per essere candidate sia per essere votate. Le sollecitiamo ad interessarsi alla politica e ad essere protagoniste. E’ vero che per le donne palestinesi di politica è sempre stata intessuta ogni azione quotidiana ed è vero che l’impegno civile non si esprime solo nei partiti o nel parlamento, ma oggi la nostra speranza è costruire una società palestinese democratica e senza il coinvolgimento delle donne nel condividere queste responsabilità non è possibile la democrazia”. E’ una sognatrice Nayla, che vive in un luogo da cui non si esce e in cui non si entra, prigioniera - come gli altri palestinesi - nella sua terra.
“Le donne possono portare dei cambiamenti nell’economia e nella politica, ma occorre essere preparati. Per questo scopo abbiamo un progetto con cui facciamo continuare nello studio le giovani, che possono essere parte del nostro futuro. Le supportiamo e diamo loro la possibilità di crescere culturalmente, facciamo in modo che anche a Gaza sia superata l’idea che è inutile spendere soldi per far studiare le donne, destinate solo sposarsi e a fare figli”. E’ tenace Nayla, che costruisce giorno per giorno l’idea di una solidarietà al femminile. “Anche le donne, le più anziane, non credono sia utile far studiare le donne. Come gli uomini pensano che per fare figli e governare la famiglia la scuola non serva. Al Centro lavoriamo con le giovani e con le anziane cercando i linguaggi più adeguati per affrontare i problemi: un modo efficace è proiettare dei documentari e poi commentare gli argomenti trattati. Lo abbiamo fatto sul tema dei matrimoni fatti in giovane età affrontando con gli esperti gli aspetti psicologici e della salute fisica delle madri e dei figli nati da queste giovani”. La disoccupazione a Gaza supera il 60%, l’assedio dell’esercito israeliano impedisce lo scambio di qualsiasi tipo di merce, i generi di prima necessità scarseggiano. I palestinesi vivono in condizioni drammatiche, ma Nayla - e tante altre donne con lei - non rinuncia a nutrire le menti. “Nella striscia di Gaza abbiamo un giornale, AL GHAIDA, realizzato da donne per le donne, con cui parliamo dei problemi delle donne, spieghiamo il nostro lavoro e i risultati che otteniamo. E’ importante valorizzare il fatto che i risultati sono frutto del lavoro delle donne stesse. Non è stato facile, ma nel giornale abbiamo parlato della violenza sessuale e sui minori che c’è nelle famiglie”. Guarda al futuro, Nayla, in modo costruttivo. “Nei prossimi numeri affronteremo il problema delle leggi per la famiglia e del peggiorare delle condizioni di vita, paragonando il ruolo delle donne in Cisgiordania e a Gaza. Non sono argomenti semplici da trattare e abbiamo problemi anche con Hamas che non ha una mentalità aperta e non condivide le nostre idee, ma crediamo che questo giornale debba continuare a parlare alle donne”. Sì, Nayla, lo crediamo anche noi.
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