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Nawal El Saadawi: Dissidente e creativa

Nawal El Saadawi: Dissidente e creativa

La Donna del mese - Dagli anni novanta il suo nome compare nella lista nera di alcune organizzazioni fondamentaliste egiziane; l’abbiamo intervistata in occasione della presentazione in Italia del volume edito da Spirali: “Dissidenza e scrittura. Una

Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008

Nawal El Saadawi è nata in Egitto settantasette anni fa. Ha trascorso la prima parte della sua vita esercitando la professione di medico e la seconda scrivendo racconti, romanzi, pièce, saggi. Nel 1972 la pubblicazione del suo primo libro, un atto di accusa contro la pratica dell’infibulazione, le causa il licenziamento da direttrice generale del dipartimento di educazione sanitaria presso il ministero della Sanità e la chiusura di “Health”, rivista da lei fondata.
Tutti i suoi libri sono scritti in arabo (alcuni tradotti: 18 in inglese, 6 in francese e 4 in italiano) e sono stati spesso percepiti come una minaccia. Nel 1981, sotto il governo di Sadat, questi volumi le procurano una incarcerazione per tre mesi. Uscita dal carcere Nawal ha pronto un altro libro su donne e carcere e fonda la Arab Women’s Solidarity Association. Dagli anni novanta il suo nome compare nella lista nera di alcune organizzazioni fondamentaliste egiziane e nel 2001 viene intentato un processo di apostasia contro di lei. Intanto Nawal si è trasferita negli Stati Uniti d’America dove lei stessa dichiara di trovarsi in esilio e dove tiene, in una università molto progressista di Atlanta, un corso su “creatività e dissidenza”. Ma, concluso il contratto con l’università, ritornerà nel suo paese, perché la causa di apostasia intentata contro di lei si è finalmente conclusa dichiarandola innocente. I suoi due figli vivono in Egitto. La figlia, una nota poetessa, ha subito un processo per avere voluto portare il cognome della madre, dando inizio ad un movimento su questo tema (in Egitto il divieto di portare il cognome materno è causa di numerosi figli illegittimi, come fino a un secolo fa accadeva in Italia) e cambiando la giurisprudenza: perché il tribunale le ha dato ragione e l’assenso a portare il cognome della madre.
Abbiamo colto l’occasione del soggiorno in Italia di Nawal El Saadawi per presentare un volume edito da Spirali: “Dissidenza e scrittura. Una conversazione sul mio itinerario intellettuale” per intervistarla.

Lei si dichiara innanzitutto una dissidente, perché?
Mi sento costretta ad esserlo perché comprendo la presenza di ingiustizie non più ammissibili dal mio cervello come da quello di tutte le persone in grado di pensare liberamente. Se la legge è ingiusta io devo violarla, non voglio vivere nell’ignoranza né essere complice del perpetuarsi di ingiustizie.

Qual è il peggior nemico delle donne in Egitto?
È lo stesso che in Italia, in America e in ogni parte del mondo. È il dio, o chi per lui, che ha punito Eva perché voleva attingere all’albero della conoscenza. È chiunque accetti che esista la schiavitù nel mondo: oggi la schiavitù viene perpetuata mantenendo la gente nell’ignoranza e c’è uno stretto collegamento tra oppressione delle donne e oppressione del sapere. Capitalismo e patriarcato lavorano insieme per opprimere le donne e i poveri attraverso la privazione della conoscenza reale delle cose.

Nel suo libro racconta di avere sempre combattuto molte ingiustizie, qual è oggi, a suo parere, l’ingiustizia più grande nel mondo?
La peggiore ingiustizia oggi è in Palestina, dove la popolazione è privata delle proprie origini e perfino del cibo, dell’acqua, della terra, per non parlare delle violenze che subisce senza che Israele venga sanzionato dalle Nazioni Unite. Le persone sono deboli quando nessuno le protegge e i palestinesi sono vittime di un assurdo sistema di potere per cui in molti paesi, compreso l’Egitto, più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più nel mondo. Lo stesso potere che porta avanti due pesi e due misure: la popolazione irachena è stata affamata per il sospetto che l’Iraq nascondesse armi nucleari e invece si consente che Usa, Russia e Israele possiedano tanto nucleare e si continuino ad armare!

E di buone notizie ne vede oggi nel mondo?
Quando ho iniziato a fare il medico ero una chirurgo, ma detestavo il sangue e quindi sono passata alla psichiatria, che, oltretutto, ha un forte collegamento con la scrittura. Da psichiatra non prescrivevo farmaci, ed anche in politica non ho prescrizioni da dare. Non esistono società ideali, persino il paradiso non è una società ideale perché in esso, così come è stato immaginato finora, ci sono moltissime discriminazioni verso le donne. Io credo nei processi e nelle persone. La cura di un paziente richiede un processo e così anche la cura della società: un processo di liberazione da tutti i tipi di oppressione e schiavitù. Bisogna smettere di dare importanza più ai capi di Stato che alle persone che compongono un popolo. In Italia non sono certo stata invitata da Berlusconi così come in America non sono ospite particolarmente gradita di Bush, ma molte persone apprezzano le mie lezioni e i miei libri, che continuano a essere tradotti.

E questa è una buona notizia: è l’indice che persone dissidenti e creative come Nawal possono intaccare, a partire dal basso, i poteri all’origine della complessa rete d’ingiustizie presenti oggi nel mondo.

(28 ottobre 2008)

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