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NAPOLI /  “La strana coppia” per le ragazze della Nigeria - di Stefania Cantatore

NAPOLI / “La strana coppia” per le ragazze della Nigeria - di Stefania Cantatore

La protesta collaborativa delle donne di Napoli e il patrocinio del Sindaco del Comune di Napoli. Ovvero “La strana coppia” per le ragazze della Nigeria....

Martedi, 24/06/2014 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo



La protesta collaborativa delle donne di Napoli e il patrocinio del Sindaco del Comune di Napoli

Ovvero “La strana coppia” per le ragazze della Nigeria. Non abbiamo mai voluto o cercato patrocini. Stavolta invece è importante dire e significare che lo Stato deve esserci.




La vicenda delle ragazze nigeriane, del Borno, rapite dagli integralisti di Boko-Haram, che letteralmente significa “il sapere occidentale è peccato”, è la parte conosciuta di un’azione politica quotidiana perpetrata contro ogni donna per privarla delle chiavi di lettura di quanto avviene nel loro paese e nel mondo. Secondo la tradizione patriarcale di marca Islamica le donne devono essere erudite unicamente nelle abilità che permettano loro di accudire e servire gli uomini.

Nella radice di ogni religione la famiglia è il fulcro della trasmissione dell’ordine e al centro della famiglia c’è una donna custode. Dovunque nel mondo, anche in Nigeria, le donne hanno imparato a difendersi anche dalle religioni e lottano per rendere meno soffocante lo spazio loro assegnato anche attraverso lo sguardo sul mondo. L a violenza nei paesi occidentali è differente nelle forme esteriori, ma ha infine uno scopo analogo: impedire alle donne di cambiare il mondo. In occidente le donne hanno conteso e conquistato di più, e più libertà ma a patto che non osino valicare i confini politici assegnati alla così detta civiltà evoluta. Le immagini delle giornaliste col capo velato, obbligate “a stare al loro posto” mentre sono inquadrate dalle telecamere per fare il loro lavoro di corrispondenti, sono molto più eloquenti di qualsiasi dotta disquisizione sulla possibile libera circolazione delle persone. Essere padrone di noi stesse significa esserlo dovunque, e quelle momentanee imposizioni di veli e distanze, dichiarano i limiti imposti alla libertà delle donne, tacitamente convenuti tra gli stati

Essere noi partecipi della liberazione, oggi delle 200 studentesse ancora in mano a Boko Haram significa liberare noi stesse e la nostra possibilità di essere cittadine del mondo, e di costruire la pace vera: quella tra donne e uomini.

Abbiamo scelto di raccogliere fondi per tre borse di studio, solo tre, e ugualmente non sarà facile. Abbiamo scelto così perché vogliamo essere conosciute per quelle che siamo: donne che vogliono sapere e che vogliono che le altre sappiano al fine di comprenderci nei gesti solidali e costruire insieme la libertà di scegliere dove vivere e lavorare.

Ma gli Stati continuano a guardare altrove, o si limitano a guardare ancor più sgomenti di noi, come chi non sa che fare. Noi abbiamo fatto quel che sappiamo, altrettanto non possiamo dire dei potenti.

Ai potenti che non smetteremo mai di dire che il potere è servizio. Anche il nostro governo, anche il nostro ministero degli Esteri. Pensiamo così ed è così che si è formata la strana coppia con il Comune di Napoli .

Lo abbiamo voluto, perché crediamo nella contaminazione, nello spirito di emulazione. Se il Comune di Napoli fa qualcosa, se fa quello che può nelle condizioni date, è forse anche ora che il Governo si asciughi le lacrime, se le ha versate, e faccia qualcosa.

Abbiamo trovato nel comune delle donne, Elena e Simona, due consigliere che concretizzano il patrocinio, che altrimenti sarebbe solo un logo. Ci aiuteranno a diffondere l’iniziativa, e soprattutto coi loro gesti rappresentano un richiamo alle altre istituzioni

Le nostre partner sono le donne dell’Opera del Fanciullo, oggi sotto la minaccia dello sfratto dall’Eremo nel Bosco di Capodimonte: la scuola di Bellaria, la loro, sarà forse trasferita, noi ci opporremo con tutte le nostre forze. La loro capacità di accogliere sarà però quella che conosciamo, per le ragazze che vorranno usare la loro borsa di studio in Italia. Siamo donne precarie anche noi, senza una casa per la nostra politica, ma duriamo di più di tante organizzazioni, perché siamo allenate ad esserci in tutte le condizioni. Ci siamo per le ragazze del Borno perchè le ragazze del Borno resistono anche per tutte noi.

Stefania Cantatore (UDI di Napoli)



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