La Donna del mese - Oggi ha 52 anni e da bambina aveva un’aspirazione quasi banale, dato il tipo di famiglia in cui è cresciuta: voleva diventare un rabbino.
Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
Oggi ha 52 anni e da bambina aveva un’aspirazione quasi banale, dato il tipo di famiglia in cui è cresciuta: voleva diventare un rabbino - come suo padre e suo nonno - ma, essendo nata femmina, il suo sogno si presentava del tutto impossibile non essendo prevista la posizione di rabbina nello Stato di Israele. Questo prima della sua nomina, il 23 luglio del 1992. Abbiamo incontrato Naamah Kelman a Japur lo scorso mese di marzo e le abbiamo rivolto alcune domande.
Perchè è importante far sapere che esistono donne rabbino?
La nomina di una donna al rabbinato introduce una nuova concezione di leadership in Israele, dato che in precedenza solo agli uomini era concesso questo titolo. La tradizione del rabbinato femminile (esclusa l’anticipatrice Regina Jonas, morta ad Auschwitz) inizia prima di lei: con l’ordinazione di Sally Priesand nel 1972 e la successiva ordinazione di 500 donne dagli anni Ottanta ad oggi negli Stati Uniti d’America.
E nel resto del mondo?
Ci sono donne rabbine laddove esiste il giudaismo riformato: in USA, Europa, Sud America, ed ex Unione Sovietica, le donne possono oggi essere leaders in ogni area della comunità giudaica e ad ogni livello accademico. La loro presenza ha trasformato il rabbinato, offrendo nuovi modelli di conduzione e insegnamento. Inoltre le donne rabbino hanno introdotto nuove aree di studio e di ricerca, stanno riscrivendo e creando rituali che prima non esistevano, dato che le donne erano assenti dall’intera sfera pubblica della “Jewish Life”. Il cambiamento riguarda anche l’esegesi biblica, perchè le donne rabbino si pongono domande riguardo la presenza e il ruolo delle donne nella Bibbia e hanno iniziato a rileggerla in un’ottica differente da quella patriarcale. Stiamo restituendo alle donne la loro voce rimasta in secondo piano! Per esempio indaghiamo su come abbia reagito Sarah, la matriarca, quando Abramo prese i loro figli per sacrificarli, quale fosse il ruolo delle levatrici e delle donne che servivano nel tabernacolo o al tempio, e così via.
La presenza delle donne rabbino può cambiare qualcosa nel mondo?
Non ne sono così sicura... certo una sempre maggiore presenza di donne leader religiose può essere un’indicazione per le altre professioni. Inoltre si potrebbe dire che la maggioranza delle rabbine sono attive nel dialogo intereligioso, nel costruire ponti con donne di diversa provenienza, là dove possibile.... ma gli uomini che sono “in dialogo” anche sono molto bravi a cercarsi e comprendere l’un l’altro! Più che altro è il movimento delle donne, ormai diffusosi ovunque come una valanga crescente, che dovunque passa conduce inevitabilmente a un cambiamento... Ormai è evidente a tutti che non si può tornare indietro dal processo di uguaglianza!
Secondo lei un numero maggiore di donne rabbino in Israele potrebbe portare più pace in Medio Oriente?
Penso che se la maggioranza di noi, rabbini o no, usasse la religione come strumento di riconciliazione e speranza, invece che come causa di conflitto, allora potremmo ottenere qualcosa. Se tutti i capi religiosi diffondessero l’idea che ogni essere umano, in quanto creato ad immagine di Dio, va salvaguardato e tenuto a cuore, allora forse potremmo incontrarci e costruire insieme un mondo più pacifico.
Ci dice qualcosa riguardo alla sua storia personale?
Sono cresciuta in una famiglia in cui tutti e tre noi figli siamo stati educati a servire il popolo d’Israele: mio fratello maggiore sarebbe diventato un rabbino e io ne avrei sposato uno e mi sarei dedicata interamente alla famiglia e alla comunità, come mia madre. Grazie a Dio la rivoluzione femminista irrompendo sulla scena ha cambiato le cose, ed io sono diventata “l’uomo” che avrei dovuto sposare. Sono cresciuta a New York in un’era di grandi mutamenti sociali... il Movimento per i diritti civili, il movimento femminista, etc. Ho portato questo spirito ad Israele. Ho sempre desiderato contribuire a costruire una società progressista, inclusiva, egalitaria e dove tutti siano rispettati e appagati. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto amorevolmente in questo, compreso il mio adorato fratello che è anche il mio rabbino (io appartengo alla sua sinagoga) collega e anima gemella.
E la relazione con i colleghi solo uomini durante gli anni di apprendistato?
Sono stata ordinata nel 1992 e sono molto amica con la maggioranza dei miei colleghi uomini. Il mio amico più caro alla Rabbinical School è ora il decano del nostro Seminario e io sono sua associata.
Il fatto di essere una donna cambia qualcosa nella sua “vocazione” ?
Qualche volta vorrei potere mostrare maggiormente le mie emozioni, ed essere più calda e affettuosa. Sì insomma i così detti “attributi materni” sono lì e si fanno sentire, io tento di trovare un equilibrio ma certe cose non sono tanto popolari in una figura di leader! In quanto donna credo davvero di correre più rischi rispetto agli uomini, di avere più da perdere....
Speranze per il futuro?
Spero che presto le donne rabbino non saranno più una novità, che noi tutti possiamo creare una società più compassionevole e che le donne possano esserci in ogni ambito di leadership.
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