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Né pace né sviluppo senza le donne

Né pace né sviluppo senza le donne

RUANDA - Con SEVOTA nel cuore dell’Africa per un progetto di solidarietà internazionale, Join the C.R.E.W.

Bruna Serio Domenica, 14/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

Il Ruanda è un piccolo Paese dell’Est Africa che conta circa dodici milioni di abitanti. È chiamato il Paese delle mille colline per il suo territorio instancabilmente sinuoso e il suo orizzonte ondulato.

È nel cuore dell’Africa che conosciamo l’Associazione SEVOTA “Solidarité pour l’Épanouissement des Veuves et des Orphelins visant le Travail et l’Autopromotion”, una onlus ruandese nata nell’autunno del ’94 che si occupa della diffusione della cultura della pace, promuove azioni per la riconciliazione relative ai diritti umani attraverso la creazione di spazi di dialogo e di valorizzazione delle forze umane. SEVOTA vive al fianco delle donne e delle giovani che hanno subito violenza durante il genocidio e si occupa in particolare delle donne e dei bambini. È da ricordare che uno dei suoi impatti più risonanti al livello mondiale è quello di aver fatto riconoscere lo stupro durane la guerra come atto e crimine contro l’umanità.

Godelieve Mukasarasi, fondatrice e coordinatrice dell’Associazione SEVOTA, è un’attivista instancabile, che a partire dal suo vissuto e dalla sue esperienze ha dato vita ad una comunità solidale che ha l’obiettivo di muovere i propri passi verso la riconciliazione e la pace.

Nel 2011 Godelieve Mukasarasi ha ricevuto il Premio Internazionale per i Diritti Umani che ha simbolicamente donato alle donne dell’Associazione perché, come lei afferma, è grazie al lavoro collettivo che si raggiungono tali obiettivi. La strada da percorrere è ancora lunga. Ad aprile si celebra il diciannovesimo anniversario del genocidio in Ruanda, Paese che soffre ancora delle ferite, esteriori e interiori, conseguenti al grave percorso storico, politico, economico e sociale anteriore e posteriore al 1994.

Sono in molti che vivono ancora in condizioni di estrema povertà ed emarginazione sociale ed economica, spesso affetti da SIDA/HIV a causa degli stupri di massa subiti durante la guerra.

Ma sono molte le realtà, come quella di SEVOTA, che hanno la volontà e la capacità di creare catene umane di solidarietà dal basso che tuttora si diffondono. L’occasione che ci fa conoscere SEVOTA è Join the C.R.E.W., un progetto SVE (Servizio Volontario Europeo), dove CREW sta per Community, Reconciliation, Empowerment, Women. È un progetto che nasce in continuità della cooperazione tra SEVOTA e ARCS Culture Solidali, un’ONG romana con la quale è stato avviato, ed è tuttora in evoluzione in sei Distretti del Ruanda, un progetto di reintegrazione socio-economica per le vedove e gli orfani capo famiglia vittime del genocidio. Il progetto consiste in attività agricole e di allevamento di capi di bestiame e attività di formazione che coinvolgono le donne e anche i figli poiché per un cambiamento costruttivo bisogna intervenire nel contesto familiare rendendo partecipi dello sviluppo i diversi nuclei sociali. Il progetto Join the CREW è iniziato a ottobre e ho seguito le attività e il monitoraggio del progetto di cooperazione tra ARCS e SEVOTA, lavorando sul campo con i vari gruppi solidali beneficiari del progetto e facendo visite a domicilio alle donne, le quali mi hanno sempre accolto con grande calore raccontandomi le loro storie e il loro vissuto, dandomi la possibilità di conoscere da vicino il contesto in cui portano avanti i percorsi di empowerment e autopromozione con SEVOTA. Il lavoro sull’inclusione sociale è, infatti, complementare alla reintegrazione economica delle vittime del genocidio, in quanto le condizioni di emarginazione che caratterizzano le loro vite rappresentano un limite ed un ostacolo alla presa di coscienza da parte della donne sul loro potenziale e sul loro necessario contributo nella società. Una delle altre attività di SEVOTA sono i Forum: incontri di condivisione e confronto, di formazione sui diritti umani, sulla gestione non-violenta del conflitto per la cultura della pace. Sono occasioni per lavorare sulla gestione dello stress e dell’ansia attraverso esercizi di gruppo. Nei diversi Forum le donne si organizzano in gruppi solidali cooperando per la nascita di attività generatrici di reddito. A novembre ci ha raggiunto un’altra volontaria romana, Manuela Gallo. Insieme abbiamo realizzato delle attività con i figli e le figlie delle donne beneficiarie del Forum URUNANA, un percorso nato nel '95 con le donne del villaggio di Rukoma e dei villaggi limitrofi. Abbiamo organizzato un corso di inglese con i giovani di SEVOTA, partendo dall'esigenza locale di fare pratica con la lingua inglese, dal 2003 lingua ufficiale del Ruanda insieme al Kinya Ruanda e al Francese. Attualmente sono le nuove generazioni a comunicare quasi esclusivamente in inglese a discapito del francese, lingua utilizzata dalle loro madri e dalle generazioni oltre i venticinque anni. Questi mesi accanto ai ragazzi sono stati una grande opportunità di scambio interculturale; ci hanno permesso di scoprire molti elementi che caratterizzano le nuove generazioni di Rukoma e dintorni. Conoscendoli sempre meglio, ci hanno confermato le loro potenzialità e il fatto che spesso non ci siano opportunità per lo sviluppo individuale per ognuno di loro. Nelle scuole le classi sovraffollate (in media di quarantacinque alunni) impediscono che ogni studente sia seguito con cura e abbia lo spazio necessario per esprimersi. Nonostante la sede principale delle nostre attività fosse il Villaggio di Rukoma, abbiamo avuto l’occasione di spostarci e conoscere varie zone del Paese seguendo le diverse attività di SEVOTA. L'associazione è, infatti, attiva in varie zone del Ruanda. Rukoma si trova nel distretto di Kamonyi, nella Provincia sud del Ruanda, costituito da cinque Province (Nord, Sud, Est, Ovest, Provincia di Kigali). Purtroppo il 20 gennaio 2013, con largo anticipo dalla fine del progetto, siamo state rimpatriate. Il Ruanda ci ha espulso non potendo accettare la nostra richiesta di visto come volontarie in assenza di accordi bilaterali con l'Italia. Il nostro percorso insieme a SEVOTA ha subito così una dura modifica a causa di chi non è stato in grado di riconoscere il valore di progetti, come il nostro, che facilitano lo scambio interculturale. Ci hanno negato il diritto di libera circolazione, nel quale, nonostante tutto, continuiamo fermamente a credere. Come abbiamo ribadito e continuiamo ad affermare il progetto andrà avanti anche a distanza, perché esperienze come questa non hanno fine e perché siamo convinte che il lavoro di sensibilizzazione che faremo qui in Italia per far conoscere la storia e la realtà del Ruanda e delle donne ruandesi è necessario perché storie come quelle che abbiamo ascoltato e attraversato spesso sono nascoste o invisibili agli occhi di molti. Organizzeremo per questo delle iniziative, una mostra fotografica itinerante e realizzeremo un video reportage.



Per informazioni ed aggiornamenti sui prossimi passi della CREW consultare il blog e la pagina face book (fb : Ruanda Crew - blog: http://www.arciculturaesviluppo.it/sve Ruanda/ oppure Ruandacrew.wordpress.com





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