Mutilazioni dei genitali femminili: imposizione o appartenenza?
L'11 settembre a Roma, nell'ambito del Festival internazionale delle culture dell’Africa contemporanea 2009 - ottava edizione, convegno e proiezione sulle MGF
Mutilazioni dei genitali femminili: imposizione o appartenenza?
film
Vite in cammino di Cristina Mecci
Moolaadè di Ousmane Sembène
Teatro Palladium - Università Roma III
Piazza Bartolomeo Romano 8
ingresso gratuito
all’interno di
Festad’AfricaFestival 2009
Festival internazionale delle culture dell’Africa contemporanea
ottava edizione
A cura di CRT scenaMadre
Negli ultimi anni l’immigrazione africana ha cominciato a stabilizzarsi in Italia. Ora sono intere famiglie, nate a Sud del Sahara, nel Corno d’Africa, lungo le rive del maestoso Nilo, ad aver scelto l’Italia per costruire il proprio futuro insieme a noi.
Portano con sé culture diverse, e tradizioni che affondano le proprie radici in complesse dinamiche socio-culturali. Tra queste, le mutilazioni dei genitali femminili. Una pratica cui sono state sottoposte già 130 milioni di donne nel mondo, prevalentemente in Africa, che costituisce una grave violazione dei loro diritti umani e che, dopo quasi trent’anni di mobilitazione da parte di associazioni e organizzazioni comunitarie, governi, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali, sembra oggi finalmente avviata a scomparire.
Ma non è facile, per chi è cresciuto in un mondo in cui le mutilazioni dei genitali femminili fanno parte del “normale” percorso di costruzione dell’identità femminile e di strutturazione delle relazioni tra i sessi, per chi proviene da paesi dove questa è una tradizione da rispettare e un norma sociale che struttura le relazioni familiari e comunitarie, decidere di schierarsi al di fuori della propria cultura d’origine abbandonando la pratica.
Il convegno “Mutilazione dei genitali femminili: imposizione o appartenenza?“ e la docu-fiction “Vite in cammino” indagano proprio queste dinamiche, mentre il film Moolaadé racconta il percorso di cambiamento verso l’abbandono della pratica in Africa.
Mutilazioni dei genitali femminili: imposizione o appartenenza?
Coordina e conduce l’incontro la giornalista Giuliana Sgrena. Partecipano Emma Bonino, presidente Commissione Pari opportunità del Senato, Daniela Colombo, presidente di AIDOS Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, Cecilia D’Elia, assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, Khady Koita, autrice dell’autobiografia “Mutilata” (Cairo Editore) e presidente uscente della Rete europea Euronet-FGM che riunisce le organizzazioni che si occupano di MGF, Cristina Mecci, regista e autrice, Souad Sbai, Onorevole eletta alla Camera dei Deputati, Tiziana Zannini, coordinatrice della Segreteria tecnica della Commissione per la prevenzione ed il contrasto delle pratiche delle mutilazioni genitali femminili - Dipartimento per le Pari Opportunità
Vite in cammino
Realizzato da Cristina Mecci per AIDOS
Regia: Cristina Mecci; Soggetto e sceneggiatura: Cristina Mecci e Cristiana Scoppa; Animazione: Mahnaz Esmaelli e Mopstudio; Montaggio: Leo Cariati – LEOPIXEL; Musiche: Rokia Traoré, Salvatore Passaro; Interpreti: Romaine M. Gannadje, Omer C. Gnamey. Italia 2009 – 40’
Samira, beninese di religione musulmana vive a Trieste. Dal momento in cui sa di attendere una bambina, comincia a essere tormentata dal dubbio se attuare o meno su sua figlia la pratica delle mutilazioni dei genitali femminili. Nell’affrontare questo angoscioso dilemma coinvolge suo marito Kader, che è contrario alla pratica ma, allo stesso tempo, non vuole sbrigativamente imporre le proprie convinzioni. Kader la incoraggia a chiedere l’opinione della comunità africana che frequenta la loro casa, si reca dall’esperto di Islam per conoscere i veri precetti della religione musulmana al riguardo.
Parallelamente Samira, attraverso un diario che inizia a scrivere per la figlia, intraprende un percorso di consapevolezza di sé e della propria condizione di migrante, di puerpera e di lavoratrice in un paese straniero, di donna e di africana divisa tra la tradizione d’origine e la nuova realtà occidentale, dei legami con la comunità e delle scelte per la sua nuova piccola famiglia. Anche il suo inconscio partecipa a questa profonda elaborazione del sé inviandole messaggi, sotto forma di memorie, ricordi dolorosi, incubi di perdita di identità.
La docu-fiction, girata in Friuli Venezia Giulia con la collaborazione di Culture Aperte, si avvale anche delle raffinate animazioni realizzate da Mahnaz Esmaelli e di tre brani musicali donati al progetto dalla cantante maliana Rokia Traoré.
La docu-fiction “Vite in cammino” è stata realizzata nell’ambito del progetto “Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle comunità migranti”, coordinato da AIDOS – Associazione italiana donne per lo sviluppo, in collaborazione con ADUSU – Associazione diritti umani - sviluppo umano e Culture Aperte e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Pari Opportunità.
Cristina Mecci, regista e sceneggiatrice, collabora dagli anni ’80 con la RAI, per cui ha realizzato documentari e servizi di argomento culturale, sociale e antropologico, tra cui “Italiane in Belgio” con Piera Degli Esposti, su esperienze di donne nell'emigrazione italiana. Ha realizzato inoltre la videopoesia “Sogno di un mito: Lou Andreas Salomè” e il cortometraggio “Lo sguardo, la Maschera”, Menzione Speciale al Festival Internazionale Cinema ed Handicap (Torino ’98).
Mahnaz Esmaelli è nata a Teheran, dove si è laurata in scenografia. Approdata in Italia, realizza il video di animazione “Shadows”, che viene incluso nella selezione ufficiale del Tribeca Film Festival di New York 2004. Insieme al musicista Salvatore Passaro fonda Mopstudio, la cui prima opera è il video “Commit flight to memory, for the bird is mortal”, un’indagine sul rapporto tra cultura e identità nella città di Matera. Mopstudio realizza inoltre mostre e installazioni per l'Accademia di Belle Arti di Roma, il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma e la 53a Biennale di Venezia.
In collaborazione con COE - Centro Orientamento Educativo
In un piccolo villaggio, sei bambine scappano per non essere sottoposte al rito dell’escissione, ovvero la mutilazione dei genitali come “purificazione” e viatico per un futuro da sposa. Due di loro spariscono, e saranno ritrovate in fondo a un pozzo. Altre quattro chiedono la protezione (mooladé) della seconda delle tre mogli di un notabile del villaggio, Collé Ardo, che a suo tempo ha rifiutato l’escissione della figlia Amsatou, partorita in circostanze drammatiche dopo aver perso due figli alla nascita. La protezione è una consuetudine rispettata, tra diritto orale e superstizione, che può essere spezzata soltanto dall’interessata, anche indotta dal marito con la forza. Il villaggio si divide, le “sacerdotesse” dell’ortodossia reclamano le bambine e denunciano Collé Ardo al consiglio degli uomini. Costoro ne approfittano per vietare a tutte le donne di ascoltare la radio, strumento di corruzione che “accende i cervelli”, mentre il marito della coraggiosa donna dovrà piegarsi al volere comune e usare la frusta perché il giuramento sia spezzato. L’affronto contro la novella Lisistrata, l’accentuarsi dell’oscurantismo e l’ennesima morte di una fanciulla per le conseguenze del rito produrranno l’effetto di unire le donne in una ribellione contro i soprusi, convincendole a sfidare una tradizione millenaria quanto barbara, che costringe al nubilato le donne “impure”. Il film ha vinto la sezione “Un certain regard” a Cannes 2004.
info
AIDOS - Associazione italiana donne per lo sviluppo
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