Domenica, 24/04/2011 - Il cosiddetto “Guru dei vip” ( per le grandi personalità del mondo dell’Arte, della cultura, della politica, che si sono rivolte al suo aiuto) nasce il 23 novembre del 1926 a Puttaparthi, un piccolo villaggio indiano del centro-sud, e fin da piccolo manifesta dei poteri straordinari, tutti volti al bene verso gli altri, che in seguito culminano in “miracoli” e grandi opere sociali. Un’imponente mole di iniziative al servizio delle persone bisognose intraprese da lui e dall’Organizzazione “Sathia Sai” di tutto il mondo -2000 centri sparsi in 140 nazioni-, quali strutture ospedaliere, mense, scuole, asili, assistenza ai poveri e agli emarginati, ed ultimamente, l’Istituto di Educazione Superiore, l’Istituto Superiore di Medicina, il Progetto Acqua Potabile. Basterebbe pensare al significato dell’Acqua potabile in India, inaccessibile alle caste inferiori, proprio come tutto il resto, cioè istruzione e cure mediche, per comprendere l’importanza sociale dei suoi messaggi, tutti rivolti al bene, proprio come le sue azioni. Basti riflettere su ciò che sta accadendo in Italia rispetto all’acqua potabile e ad altre problematiche sociali per capire quanto la Chiesa, intesa come potere temporale, non meriti – e non certo soltanto per questo- la dovuta credibilità. Scuole e Università, invece, fanno parte integrante delle opere di Sai Baba, una continua difesa dell’istruzione gratuita per tutti! Troppo facile denigrarne la memoria con critiche e calunnie infondate: un vero attacco morale forse a una sana gestione di un immenso impero economico -di donazioni-!
Per pochi spiccioli, invece, nel nostro Paese, si è visto di tutto…, dimenticando il rispetto per la fede, l’etica, la dignità della persona, la cultura, la stessa figura del Cristo. Non a caso le azioni che seguono la perdita della morale si rispecchiano immediatamente in un abbassamento del livello culturale in tutte le manifestazioni, soprattutto artistiche, le prime che dovrebbero elevare il sensibile al soprasensibile, cioè un volgere il cammino dell’essere umano verso una dimensione di tipo spirituale: musica, cultura, culto, e altro. Una delusione continua, che trova una plausibile spiegazione nell’obnubilamento delle coscienze, un serio ostacolo all’acquisizione di un’autentica coscienza sociale e individuale.
Tra i tanti scritti di Baba troviamo una frase significativa del suo impegno sociale: “Se le malattie e le sofferenze non fanno distinzione tra ricchi e poveri, perché dovremmo farlo noi?”
Il beneficio di tutti era ciò che animava le azioni di Sai Baba, senza richiesta di denaro o benefici personali. Alla base dei suoi insegnamenti 5 valori umani essenziali: Verità, Rettitudine, Pace, Amore, Non-Violenza. I laureati presso le Università di Sai Baba sono richiesti in tutto il mondo, per la preparazione globale, cioè l’etica che contraddistingue la loro educazione, cioè capacità di inserirsi nel tessuto sociale restando fedeli ai principi di onestà e rettitudine: Il lavoro, in pratica, non va inteso come mezzo per l’acquisizione di vantaggi materiali, ma come strumento per migliorare le condizioni dell’individuo e della società. L’educazione, quindi, è intesa come pieno sviluppo delle potenzialità umane, come conoscenza di sé e della propria natura spirituale(“Dio è dentro di Te. Scoprilo!”).
“Nell’uomo c’è la Verità. Nell’uomo c’è la Saggezza. Nell’uomo c’è l’infinito”, affermava Sai Baba. La sua missione non richiedeva la diffusione di una nuova forma di culto o istituzione religiosa, ma solo aiutare la persona a diventare consapevole della spiritualità –del Divino- insita nella stessa individualità umana comportandosi coerentemente. Ogni relazione umana richiede il rispetto del principio di coerenza tra pensiero, parola e azione: “Le parole non fanno i Valori Umani. Esprimete il vostro pensiero, ma poi mettete in pratica quanto avete pensato e detto.”
La fratellanza tra uomini non sembra proprio un linguaggio consono ai nostri modelli attuali di pratica sociale e religiosa, appunto per questo sarà difficile riconoscere la grandezza di questo piccolo, ma grande uomo, la cui potenza umana e spirituale travalicava le barriere di razza, di appartenenza culturale, o di altro, penetrando come un misterioso profumo nella corpo vitale di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, confermando le sue parole: “C’è una sola casta: la Casta dell’Umanità. C’è un solo linguaggio: il linguaggio del Cuore”
E’ prevista una mobilitazione mondiale a Puttaparthi, per colmare, almeno con l’ultimo saluto, quel “vuoto incolmabile” che Swami lascerà nel mondo. La morte è avvenuta all’alba della nostra Pasqua, il giorno del “passaggio”, della vita nuova, in cui la morte non ha più l’ultima parola!
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