In breve dall'America Latina - Due donne latinoamericane all'Onu; Messico: Una vita libera dalla violenza; Ecuador: sette ministre; Guatemala: le Maquila
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
Due latinoamericane nominate all’Onu
Due donne sudamericane sono state scelte per far parte del gruppo di lavoro di Ban Ki-Moon, nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite. Si tratta di Alicia Bàrcena, messicana, che è stata nominata Segretario Generale aggiunto del Dipartimento di Amministrazione e Gestione e di Michelle Montas, haitiana, che ricoprirà il ruolo di Portavoce del Segretario Generale. Mentre Barcena ha seguito una traiettoria professionale tutta interna all’Organizzazione delle Nazioni Unite, collaborando con differenti agenzie come CEPAL – Commissione Economica per l’America Latina e PNUMA – Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, Michelle Montas ha un’esperienza di militanza ed attivismo nella società civile svolta soprattutto nel suo paese insieme a suo marito Jean Dominique. Montas e Dominique sono stati instancabili accusatori dello Stato haitiano per le violazioni dei diritti umani, la corruzione politica e la violenza di Stato. Per ben due volte sono stati costretti all’esilio e con l’elezione di Jean Bertrand Aristide sono tornati in patria e hanno diretto una Radio. Il loro attivismo è costato la vita al suo compagno Jean Dominique; dopo questo terribile lutto Montas ha continuato a dirigere la Radio fino al 2003, quando la sua scorta è stata assaltata e la situazione di insicurezza è diventata così forte da costringerla nuovamente all’esilio.
La nuova Portavoce non ha voluto dare un giudizio sul significato simbolico che rappresenta il suo incarico per le Nazioni Unite – come donna del terzo mondo, come militante politica e come attivista dei diritti umani – ma ha riferito che Ban Ki Moon ha parlato, riguardo alle nuove nomine, di cambio e di continuità. “Suppongo – ha detto Michelle Montas – che la parte relativa al cambio si riferisca a me. Penso che il nuovo Segretario volesse qualcuno con esperienza nelle Nazioni Unite ma anche qualcuno che portasse un bagaglio professionale differente e che avesse più contatto con la gente”.
MESSICO
Una vita libera dalla violenza
La lotta delle donne in sudamerica comincia a dare i suoi frutti nelle legislazioni nazionali. Dopo l’entrata in vigore in Venezuela, in novembre, di una legislazione contro i maltrattamenti di genere, anche il Parlamento messicano, in dicembre, ha approvato una Legge Quadro per l’Accesso ad una vita libera dalla violenza. Il nuovo strumento legislativo obbliga lo Stato ad intervenire direttamente per evitare qualsiasi tipo di aggressione contro le donne e le bambine. Infatti oltre a contenere norme per la creazione di un sistema integrale di prevenzione, protezione e assistenza sono previsti anche gli obblighi dello Stato a livello federale, statale e municipale. Il provvedimento, che è considerato uno dei più avanzati nella regione latinoamericana, include, nel concetto di violenza di genere, non solo la violenza fisica ma anche gli aspetti psicologici, patrimoniali, economici, lavorativi, istituzionali, sessuali.
I dati degli ultimi sei mesi ci dicono che sono state assassinate 6.000 tra donne e bambine nel paese. Si spera che grazie a questo strumento si possa invertire la tendenza che, in Messico, negli ultimi anni, ha raggiunto dei livelli allarmanti e addirittura è assurta alle cronache di tutto il mondo con la terribile strage di donne che si sta compiendo in Ciudad Juarez (vedi art. di Noidonne nel numero di marzo 2006).
Fonte CIMAC
ECUADOR
Sette ministre
Il rinnovamento politico nel paese andino, giunto grazie alla vittoria elettorale di Rafel Larrea, si riflette anche nella composizione del nuovo Governo. Il neo Presidente ha deciso di promuovere l’equità di genere all’interno del suo Gabinetto affidando sette ministeri su diciassette a delle donne.
La sorpresa più grande è stata quella di assegnare lo strategico Ministero della Difesa a Guadalupe Larriva, insegnante, ex deputata e Presidenta del Partito Socialista; la sua designazione pone fine ad una egemonia maschile di 176 anni, dall’inizio della storia dell’Ecuador indipendente.
Un’altra donna che si troverà a ricoprire un ruolo chiave è Maria Fernanda Espinosa, poeta, ambientalista e geografa, che ricoprirà il ruolo di Ministra degli esteri e del commercio estero.
Gli altri Ministeri “femminili” sono stati assegnati a Carolyn Chang, nuova Ministra della Salute, ad Ana Albàn, Ministra dell’Ambiente, a Maria Isabel Salvador, Ministra del Turismo, a Janeth Sanchez, Ministra degli Affari Sociali e a Maria de los Angeles Duarte, Ministra dello Sviluppo Urbano.
Il Governo è entrato in carica nel gennaio 2007.
GUATEMALA
Maquila
Uno studio comparativo sulla Salute dei lavoratori e sulla sicurezza industriale elaborato da REDCAM – Red Centroamericana de Mujeres en Solidaridad con las Trabajadoras de la Maquila - ha messo in evidenza le condizioni di grave insicurezza e di sfruttamento in cui lavorano le donne, generalmente molto giovani, impiegate nelle numerose maquiladoras centroamericane. Le imprese che si sono stabilite in questa zona sono soprattutto tessili, 863, e di assemblamento di materiale elettrico, 304. Il contributo economico globale che tali attività apportano ai paesi in cui si stabiliscono è rilevante ma le comunità locali non partecipano affatto a questi benefici; basti pensare che un’operaia di una maquiladora in Honduras guadagna 58 centesimi di dollaro l’ora mentre una sua collega tedesca guadagna 23,19 dollari orari.
Lo studio citato riporta una serie di dati che fanno riflettere: il 50% delle lavoratrici è nubile e di un’età compresa tra i 18 e i 32 anni; il 37% di coloro che ha dichiarato di essere sposata o di avere un compagno ha perlomeno un figlio mentre il 2% ne ha più di 4. La maggioranza di loro ha frequentato solo le scuole elementari e questo le rende molto vulnerabili alla discriminazione salariale, agli abusi e alle molestie sessuali da parte dei loro superiori e colleghi. La mancanza di una preparazione e l’assoluta assenza di una formazione specifica nelle fabbriche le espone a rischi anche per la loro salute. Ancora lo studio ci riferisce che 34 guatemalteche su 100 che lavorano in una maquila non conoscono i regolamenti e la legislazione, nazionale e internazionale, in materia di lavoro; il 20% delle donne delle industrie tessili non è stata formata nell’utilizzo di macchinari; il 15% non è cosciente dei rischi per la salute e dei possibili incidenti che possono avvenire in un ambito lavorativo del genere; il 6% dichiara di non sapere cosa fare in caso emergenza. L’87% delle intervistate, inoltre, ha assicurato di non utilizzare mai una maschera protettiva; solo il 2,5% dichiara di utilizzare protezioni per l’udito e solo l’1% usa il ditale. In una giornata lavorativa che può arrivare a 12 ore, 6 donne su 10 lavorano in piedi mettendo in grave rischio il proprio apparato osseo.
A seguito dell’inchiesta REDCAM ha lanciato un appello all’Organizzazione Internazionale del Lavoro, all’Ufficio Panamericano della Salute e a tutti gli organismi internazionale competenti perché verifichino al più presto le situazioni di violazione dei diritti dei lavoratori in Guatemala, Salvador, Honduras e Nicaragua dato che gli Stati assistono da tempo a questa piaga senza muovere un dito.
BRASILE
Saldo doloroso
Il 2006 termina con un saldo tristissimo: 300 donne uccise nella città di Rio de Janeiro. Anche il numero di aggressioni denunciate è molto alto: 24.176 casi nei primi 6 mesi dell’anno. Una costante: nella maggior parte dei casi gli aggressori avevano o avevano avuto una relazione amorosa o di parentela con le vittime.
Anche il 2007 comincia con una serie di casi che hanno richiamato l’attenzione della stampa nazionale: un ex detenuto, a San Paolo, fuori dal carcere per aver beneficiato dell’indulto natalizio ha sequestrato per oltre 48 ore la sua ex moglie e sua figlia di 5 anni. Alla fine la bambina è riuscita a fuggire e a dare l’allarme. Due ex detenuti, a Brasilia, anche loro in libertà grazie all’indulto, hanno stuprato due donne e due bambine. Purtroppo non sempre le norme giuridiche sono all’altezza della situazione e molti criminali, rei confessi o colti in flagrante, ricevono benefici dalla giustizia giacché i giudici interpretano la norma in senso favorevole all’imputato.
La storica Lana Lage appartenente alla Commissione per la Sicurezza della donna, commentando il fatto che anche molte donne giudice abbiano risolto processi a favore dell’imputato per violenza, ha sottolineato come la cultura brasiliana sia fortemente marcata dal patriarcato e come non siano solo gli uomini a essere plagiati da questo patrimonio.
E’ arrivato il momento di combattere questa cultura dominante? A quanti assassinii dovremo assistere nel 2007?
(2 febbraio 2007)
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