Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2006
CENTROAMERICA / Speranza e qualità di vita
Uno studio dell’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS) rivela che le donne centroamericane avrebbero una speranza di vita più alta di quella degli uomini dell'area anche se la loro qualità di vita è, invece, più bassa.
Carlos Samayoa, direttore della OPS in Costa Rica, ha informato che ci sono gravi insufficienze nell'attenzione medica verso tutto gli strati della popolazione ma che la situazione femminile è molto preoccupante. Il Guatemala, l’Honduras e il Nicaragua sono classificati come paesi nei quali la salute pubblica versa nelle peggiori condizioni mentre Costa Rica, Salvador e Panama sembrerebbero avere un sistema più efficiente. Bisogna però tenere conto che la situazione di queste tre nazioni non è così stabile da garantire una continuità nelle prestazioni.
Secondo l’OPS le radici del problema affondano nel modello del sistema di salute che pone maggior enfasi nella cura che nella prevenzione: tutto ciò porterebbe ad una saturazione degli ospedali che non sarebbero più in grado di fornire l'adeguata assistenza agli utenti. Nei paesi, come Cuba e Costa Rica, in cui si è maggiormente investito nella prevenzione questi problemi non esistono.
AMERICA LATINA / Quote rosa
Il Seminario Internazionale su ‘Parità di genere e partecipazione politica’, organizzato dalla Commissione economica per l’America Latina ed i Caraibi (CEPAL) e dal Governo cileno attraverso il Servizio Nazionale per la donna (SERNAM), ha dedicato il suo primo giorno al dibattito su come aumentare la partecipazione politica delle donne. Le elezioni che durante quest’anno si stanno svolgendo in quasi la metà dei paesi dell’area, infatti, hanno nuovamente posto all’ordine del giorno il tema delle quote rosa.
Nel discorso inaugurale Michelle Bachelet, la Presidenta del Cile, che è stata portata ad esempio per la decisione di nominare un governo con il 50% di ministri donne e di rispettare la parità di genere nell’assegnazione di tutti gli altri incarichi nell’esecutivo, ha lamentato però la scarsa rappresentazione delle donne nelle cariche elettive del suo paese (12,5% nella Camera e 5% al Senato) e ha incalzato tutti i paesi della regione ad adottare leggi e misure per bilanciare questo scompenso.
Mentre María José Argaña, la Ministra paraguayana delle politiche per le donne, ha sottolineato la necessità che le leggi sulle quote siano accompagnate da altre misure che incrementino la partecipazione politica, la direttora tecnica del consiglio Nazionale delle donne dell’Ecuador, Nidya Pesantez Calle, ha riferito sulla resistenza generalizzata, nel suo paese, contro la legge per le quote del 1998 che permetterà di eleggere il 45% di candidate alle prossime elezioni.
HAITI / Maternità a rischio
L’Organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia lo stato di estrema inadeguatezza degli ospedali di Haiti; le donne haitiane rischiano di morire di parto. Il paese detiene il triste primato di avere il più alto indice di mortalità materna dell’emisfero occidentale; nel 2004 sono morte 523 donne per ogni 100mila nascite (in Europa la media è di 8 donne per 100mila nascite).
L’ospedale Jude Anne, gestito dall’Organizzazione Non Governativa MSF, non ha più posto per ricevere donne che stanno per partorire e, dovuto al sovraffollamento, i parti stanno avvenendo per le scale o nei corridoi. Spesso le donne arrivano al Jude Anne dopo aver atteso, invano, di essere assistite per ore nelle strutture pubbliche. La ragione della mancata assistenza è dovuta all’impossibilità delle donne di pagare o all’inefficienza dei servizi pubblici che non hanno sufficienti macchinari e personale. L’organizzazione MSF, che ha aperto l’ospedale a marzo scorso proprio per aiutare le donne più povere, rischia di diventare vittima del proprio successo proprio perché la domanda sta diventando eccessiva: attualmente si realizzano 30 cesarei al giorno, oltre a tutti i parti naturali. Tutti i giorni c’è una fila incredibile di fronte all’ospedale. Decine di donne aspettano di essere visitate; a causa dello spazio limitato ogni persona ricoverata può ricevere una sola visita al giorno.
AMERICA LATINA /Rete latinoamericana delle giornaliste
Nella città di San Francisco di Campeche, in Messico, è stata creata la Rete Latinoamericana delle Giornaliste con l’obiettivo di promuovere un giornalismo con una prospettiva di genere. All’iniziativa, sostenuta dall’Agenzia per la Comunicazione e Informazione per la Donna (CIMAC) hanno partecipato giornaliste ed esperte di comunicazione sociale provenienti dall’Argentina, dal Costa Rica, dal Cile, dalla Colombia, dal Guatemala, dal Nicaragua, dal Perù, dalla Repubblica Domenicana dall’Uruguay, dal Venezuela e dal Messico.
Tra gli obiettivi indicati dalla Rete ci sono quelli di promuovere un’agenda propria della Rete, di rendere visibile la disuguaglianza di genere attraverso i mezzi di comunicazione dei paesi di provenienza delle giornaliste che fanno parte dell’organizzazione, di contribuire a migliorare la condizione sociale delle donne per mezzo di campagne informative e appoggiare le iniziative femministe, di promuovere un uso della lingua non sessista né escludente.
Nella dichiarazione finale dell’Incontro si è sottolineato come esista, in America Latina, un percorso ineguale nella costituzione di queste reti di giornalisti; mentre il Messico e Centroamerica hanno un cammino consolidato, nella zona del Cono Sud c’è un processo che sta iniziando e che la Rete appoggerà.
BRASILE / Violenza contro le donne
L’Organizzazione Non Governativa brasiliana CFEMEA ha denunciato che la Finanziaria per il 2007 prevede circa il 42% in meno di fondi rispetto a quella del 2006 per il Programma di lotta alla violenza contro le donne. I fondi, che nel 2006 ammontavano a 12.285.837 di reales, per il 2007 sarebbero solo di 7.109.007. Altra cosa molto importante denunciata dalla ONG è che fino a giugno del 2006 sono stati utilizzati solo 6.122.101 di reales per l’esecuzione del Programma di contrasto alla violenza. Attualmente il Piano prevede 3 azioni: appoggio ai servizi specializzati nell’assistenza alle donne che vivono in situazioni di violenza, formazione di personale che dovrebbe operare con queste donne e rafforzamento delle reti cittadine.
I dati sulla violenza contro le donne in Brasile riflettono l’insufficienza delle politiche pubbliche: ogni 15 secondi una donna è vittima di un aggressione; nello Stato di Pernabuco da gennaio a giugno 2006 ne sono state assassinate circa 170 e nel Distretto Federale in solo due settimane 7 .
Venerdì 22 settembre in più di 10 stati brasiliani è stata realizzata una manifestazione per la Fine della Violenza contro le Donne per sensibilizzare lo stato brasiliano e la società civile che questo tipo di violenza è una violazione dei diritti umani.
AMERICA LATINA / Aborto
Il 28 settembre le organizzazioni femministe della regione latinoamericana si sono mobilizzate con manifestazioni e cortei per celebrare il giorno per la depenalizzazione dell’Aborto in America Latina e nei Carabi. Dal 1996 la denominata Campagna 28 settembre rivendica il diritto delle donne, nella regione e nel mondo, a decidere sul proprio corpo come condizione irrinunciabile di libertà e democrazia. E’ una campagna femminista che dichiara pubblicamente che il corpo delle donne non appartiene né alla Chiesa, né allo Stato ma solo a sé stesse.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Salute (OMS) circa 4.200.000 donne ogni anno si sottopongono ad aborti in America Latina e nei Carabi; la maggioranza lo fa in clandestinità esponendosi a rischi altissimi. Ogni anno nella regione sudamericana 6.000 donne muoiono a seguito di un aborto.
(29 novembre 2006)
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