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Mujeres, voci di donne dal sudamerica

Mujeres, voci di donne dal sudamerica

In Breve dall'America Latina - Uruguay, Argentina, Perù ...

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006

Uruguay / In ricordo di Luz
Ora Luz Ibarburu de Recagno riposa nel Cimitero del Buceo, di fronte al mare. Quello stesso mare che tanto amava e che entrava prepotentemente nel salone della sua casa attraverso una grande finestra affacciata sul porto di Montevideo. Giusto un anno fa l’avevo intervistata per 'noidonne'; una signora composta, molto gentile, disponibile. La madre di un desaparecido. Mi ero preparata a lungo per quell’incontro, avevo letto libri, seguito la cronaca giudiziaria ma poi, nel calore della sua casa e di fronte alla sua sofferenza così difficile da nascondere, tante domande non ero proprio riuscita a farle, e forse è meglio così, e quell’incontro tanto atteso era diventato un’angoscia anche per me.
Luz era stata una delle fondatrici dell’Associazione delle Madri e dei Familiari dei desaparecidos uruguayani e fino alla sua morte è stata una delle principali referenti sul tema dei diritti umani in Uruguay. Era nata nel 1924 in una famiglia numerosa, erano 9 fratelli. Aveva realizzato studi superiori, universitari e nel 1949 era diventata commercialista. Una donna emancipata, all’avanguardia che ha sempre lavorato malgrado la nascita di due figli. Guidava la macchina e mi raccontò come questo fu un grande aiuto nel momento in cui, con le altre madri, durante la dittatura, giravano di caserma in caserma a cercare i propri figli. Raccontava che non aveva mai amato molto il suo lavoro e che l’aveva sempre considerato solo come un mezzo per sopravvivere e che sentiva una forte vocazione per la musica anche se non aveva mai imparato a suonare uno strumento; con la stessa malinconica riservatezza diceva che il tempo anche se non cura le ferite allevia il dolore. E, nella terribile vicenda della scomparsa di suo figlio, aveva un rammarico verso se stessa: “Forse nel nostro modo di educarli gli abbiamo trasmesso qualcosa che poi li ha portati a finire così. La nostra, ad esempio, era una famiglia di sinistra ma non avevamo una militanza forte; eravamo invece molto cattolici, ora io non lo sono più, e abbiamo instillato a Juan Pablo l’amore incondizionato per il nostro prossimo e l’importanza di usare la nostra vita per qualcosa di grande. Lui ha incorporato questi principi e li ha elaborati a suo modo.”
Mi hanno riferito che una folla di persone silenziose ha partecipato al suo funerale in una fredda e umida mattina montevideana. L’ultimo anno è stato decisivo in Uruguay; il nuovo governo ha cominciato finalmente ad indagare sulle responsabilità della dittatura nella scomparsa di centinaia di giovani. Luz ha potuto vedere l’inizio di questo processo di cambiamento ma l’incertezza ancora permane sul destino di suo figlio. Un amico comune mi ha scritto di averla vista un mese prima della sua scomparsa in una riunione dell’Associazione; era come sempre combattiva e bella, mi ha detto.


Argentina / Ritrovata figlia di desaparecidos
Le Abuelas de Plaza de Mayo hanno ritrovato un'altra bambina, figlia di desaparecidos, scomparsa durante la dittatura militare. Si tratta della figlia di María Elena Corvalán y Mario César Suárez Nelson, scomparsi nel 1977. Il giudice federale de La Plata, Arnaldo Corazza, grazie al risultato della perizia sul DNA ha potuto confermare che la ragazza è figlia dei due desaparecidos. La giovane sarebbe nata durante la prigionia della madre in un centro di detenzione clandestino chiamato "La Chaca". Con un destino simile a tanti bambini figli di prigionieri politici, nati durante le dittature militari latinoamericane degli anni '70, fu consegnata dai militari ad una famiglia di fiancheggiatori del regime; la madre prima di essere uccisa fu riportata nel centro di detenzione e fece in tempo a dire ad altri compagni, sopravvissuti, di aver dato alla luce una bambina e di averla chiamata Lucia.
Il caso di questa ragazza è in mano ai giudici da più di 20 anni e cioè da quando l'associazione delle Abuelas de la Plaza de Mayo ha cominciato a raccogliere informazioni in seguito a una denuncia secondo la quale il commerciante O.A. e sua moglie M. L. D. M. avevano una bambina che gli era stata consegnata da una pattuglia di militari.


Perù / Dichiarazione della Marcia Mondiale delle Donne
Dal 2 al 9 luglio si è riunita a Lima, Perù, l'Assemblea Generale della Marcia Mondiale delle Donne a cui hanno partecipato donne provenienti da 31 paesi del mondo. Di seguito riportiamo alcuni passi della dichiarazione finale dell'incontro. "Rifiutiamo la globalizzazione neoliberale e patriarcale, la militarizzazione e l'imposizione dei cosiddetti accordi di libero commercio per il loro effetti devastanti sulle donne e gli uomini, sui popoli e sull'intero pianeta... Lottiamo per sradicare la povertà e la violenza e per la costruzione di un mondo basato sulla libertà, l'uguaglianza, la giustizia, la solidarietà e la pace. Uniamo le nostre forze per fermare l'impunità, gli interventi e le aggressioni straniere e per raggiungere la nostra sovranità alimentare. Lavoriamo in alleanza con gli altri movimenti sociali che, come noi, stanno resistendo e operando in tutti gli angoli del mondo... Per le donne questa globalizzazione neoliberale e patriarcale si traduce in un arretramento in tutte le sfere della vita, tanto pubblica come privata. Stiamo vivendo un aumento del sexismo, dei fondamentalismi religiosi, del conservatorismo, della xenofobia e del razzismo. I diritti sociali, sessuali e riproduttivi che le donne hanno raggiunto in questi ultimi anni, por esempio nell'accesso legale e sicuro all'aborto, sono messi in discussione in vari paesi. Le donne hanno sempre meno accesso ad un lavoro degno, giustamente remunerato, e continuano a dedicarsi al lavoro domestico. Si incrementano le discriminazioni contro le lesbiche, le donne emigranti, le donne disabili e tutte le donne emarginate. La povertà delle donne aumenta anche nei paesi chiamati 'ricchi'... Riconosciamo che le donne indigene, le popolazioni indigene, le popolazioni tradizionali e afrodiscendenti sono sagge e protettrici della natura. Esigiamo il rispetto dei loro territori e delle loro culture. La privatizzazione delle risorse naturali, l'acqua, l'aria, la biodiversità e la proprietà intellettuale causano una perdita di sovranità e l'impoverimento dei popoli e delle nazioni... Ci appelliamo ai nostri alleati e alleate a unirsi a questa lotta! Insieme potremo cambiare la vita delle donne. Cambieremo il mondo!". (Traduzione di Nadia Angelucci)
(01 settembre 2006)

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