Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2006
PERU’
Le donne ottengono il 30% dei posti nel nuovo parlamento.
Le ultime elezioni politiche peruviane del 9 aprile hanno portato la rappresentanza parlamentare femminile al 30%. E’ una dato molto interessante che colloca il Perù, insieme ad Argentina, Costa Rica e Cuba, tra i paesi della Regione latinoamericana e caraibica con la maggior rappresentanza parlamentare femminile. Sono passati 51 anni da quando è stato concesso il voto alle donne e questo risultato è il più alto tra quelli mai raggiunti dalle donne nella storia della Repubblica peruviana. Questo esito positivo è conseguenza di un lungo dibattito sul tema delle quote riservate alle donne come mezzo di discriminazione positiva e del conseguente approdo ad una nuova legislazione.
Secondo i dati dell’Unione Parlamentare delle Donne, il Perù si collocherebbe al diciassettesimo posto a livello internazionale per la presenza di donne in parlamento. La lista dei paesi che hanno la rappresentanza femminile più alta è guidata dal Rwanda con il 48,8% dei posti, seguito dalla Svezia con il 45,3%, Costa Rica con il 38,6%, Norvegia e Finlandia rispettivamente con il 37,9% e il 37,5%.
L’Italia ha il peggior dato dell’Unione europea con l’11,5% degli scranni occupati da donne, addirittura al di sotto della media mondiale che è del 16,6%.
BRASILE
Una nuova legge trasforma l’omofobia in un reato equiparato alle discriminazioni razziali
Il progetto di legge 5.003/01 sembra avviato verso l’approvazione finale. Proposto dalla deputata del PT (Partido dos Trabalhadores) Iara Bernardi, prevede che la discriminazione sessuale sia trasformata in reato al pari delle discriminazioni razziali.
In Brasile nel 2005 e all’inizio del 2006 è stata messa in atto una campagna molto aggressiva contro gli omosessuali che è addirittura sfociata nell’uccisione di alcuni esponenti del movimento gay. Quest’ondata di violenza ha spinto il governo brasiliano ad intervenire e a proporre la legge in questione. L’eventuale approvazione della legge sarebbe un fatto molto importante nel contesto latinoamericano dove il machismo è ancora molto radicato. "Si tratta di una grande vittoria", ha dichiarato il Frente parlamentar pela livre expressão sexual (gruppo che riunisce 85 deputati e 9 senatori e coordinato da Iara Bernardi), "poiché dimostra che è possibile adattare la legislazione brasiliana a un processo di innovazione nel quale sono comprese e riconosciute le differenze di orientamento sessuale e di genere. E anche perché gli stessi movimenti sociali Gltb (gay, lesbiana, transexual y bisexual) considerano l’approvazione di questo progetto prioritaria per garantire la piena liberà di espressione sessuale affinché non vi sia alcun tipo di discriminazione evidente o velata".
URUGUAY
Presentata nuovamente una proposta di legge sulla salute riproduttiva
Il 30 maggio è stata presentata nuovamente alla Commissione Salute del Senato uruguayano una proposta di legge sulla salute riproduttiva. L’atto di consegna è stato accompagnato da una manifestazione dei movimenti sociali che hanno formato un presidio per appoggiare l’iniziativa.
Secondo un’inchiesta realizzata nel 2004, il 63% della popolazione uruguayana è a favore di una legge che regoli l’interruzione volontaria della gravidanza ma sembra che l’opposizione ferrea del Presidente della Repubblica Tabaré Vasquez stia inibendo il Parlamento. Questa è, in questo momento, la preoccupazione maggiore delle donne e dei movimenti sociali in Uruguay.
La proposta di legge sulla Salute riproduttiva aveva già avuto un iter travagliato durante la passata legislatura: approvata dalla Camera, nel mezzo di una straordinaria mobilitazione cittadina, era stata bloccata al Senato dagli stessi parlamentari in seguito alla dichiarazione di veto pronunciata dall’allora Presidente. Le deputate e le cittadine hanno paura che si affermi nel paese questo tipo di consuetudine politica in cui il presidente inibisce il Parlamento.
Le organizzazioni sociali in una lettera diretta al Parlamento dichiarano che : “Sembra essersi installata una routine politico istituzionale che consideriamo altamente pregiudiziale tanto per la società, che aspetta cambi legali necessari, quanto per l’allargamento della vita democratica del paese. Siamo fortemente preoccupati per questa dinamica, che se si manterrà e riprodurrà nuovamente, stabilirebbe una censura virtuale che anticiperebbe l’apertura di un dibattito sopra qualsiasi iniziativa che non avesse il beneplacito del governo”.
CENTRO AMERICA
Un buon esempio di cooperazione
Secondo i dati elaborati da INSTRAW (International Research and Training Institute for the Advancement of Women) la partecipazione politica delle donne in America Latina è aumentata incessantemente durante gli ultimi anni. Carmen Moreno, direttora dell’Istituto di Ricerca delle Nazioni Unite ha dichiarato che “in tutta l’America Latina si è evidenziata una femminilizzazione della vita politica in ambito nazionale.”. Ma questo eccellente risultato non è stato invece ottenuto in ambito locale infatti “le donne che rappresentano più del 50% della popolazione latinoamericana sono al governo solo nel 5% dei comuni”.
Per questo motivo nel mese di maggio è stato firmato, a Panama, un accordo tra INSTRAW e le Ministre per le Pari Opportunità dei Governi centroamericani, al termine di una due giorni di studio e confronto sul tema tra le Ministre e l’Istituto delle Nazioni Unite. L’intesa è destinata a rafforzare la presenza e la partecipazione politica delle donne negli spazi locali di presa delle decisioni. Nel quadro di un progetto finanziato dalla Cooperazione Spagnola saranno portate avanti attività di studio e ricerca, la realizzazione di laboratori e seminari di formazione tecnica e la diffusione di buone pratiche attraverso differenti mezzi di comunicazione.
ARGENTINA
Donne indigene protagoniste di progetti di microcredito
Nella regione di La Puna, all’estremo nordest dell’Argentina, si sta sviluppando un progetto di microcredito che vede le donne come protagoniste. Tutto nasce da uno studio, realizzato nel 1999 dalla Fondazione Warmi Sayasjunqo, che in lingua quechua significa “donne perseveranti”, su 79 comunità indigene di nazionalità Kolla che vivevano di agricoltura e allevamento di pura sussistenza in una zona molto vasta dell’altopiano . Sulla base di questa indagine la fondazione Avina, un’organizzazione internazionale che sostiene progetti di finanziamento sostenibile in America Latina, ha offerto un fondo per sviluppare il microcredito nella zona.
Da questa idea nasce un vero e proprio laboratorio di amministrazione finanziaria comunitaria, gestito interamente da donne previamente formate sui temi economici. Le donne contadine organizzate di La Puna sono riuscite, con un’ottima gestione del credito, ad avere successo laddove non sono riusciti neanche gli interventi governativi. Adesso amministrano delle piccole banche rurali, gestiscono prestiti e investimenti nel campo agricolo e della salute comunitaria e contribuiscono a riattivare l’economia in beneficio di tutta la comunità.
Fonti – Adital, IPS, Alainet)
(25 agosto 2006)
Lascia un Commento