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MOVIMENTI PER L’ACQUA

MOVIMENTI PER L’ACQUA

IL MEGLIO DI NOI/2 - SIMONA SAVINI: IL FORUM ITALIANO LANCIA LA CAMPAGNA DI OBBEDIENZA CIVILE ALL’ESITO REFERENDARIO

Ribet Elena Mercoledi, 28/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

Sono attivista del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. Ho iniziato collaborando alla campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare di ripubblicizzazione del servizio idrico, avviata dal Forum nel 2006. Nel 2009 il mio impegno è diventato a tempo pieno nella segreteria operativa della campagna referendaria, dove lavoro da due anni. Ho studiato scienze naturali e sono zoologa, quindi… precaria. Mi sono organizzata così, quando posso lavoro anche nei parchi per la gestione della fauna.

Le donne sono molto presenti nell’associazionismo, in tutto ciò che di vivo si muove nella società e nella cittadinanza. Secondo lei perché?

Secondo me nelle donne c’è un grande senso di responsabilità nei confronti del benessere collettivo, rispetto a una coscienza maschile che si impegna più nel proprio ruolo sociale, lavorativo, magari nel provvedere al benessere economico della famiglia. Le donne hanno uno sguardo in più verso la comunità.

C’è uno spazio, quello ‘dal basso’ che le donne riescono a occupare; è per la loro capacità di ‘fare’ o è anche perché nel cosiddetto ‘alto’, quello delle stanze dei bottoni, le donne arrivano con più difficoltà?

[…] Se ci fossero più asili nido, più welfare, le donne avrebbero più facilità e più tempo da dedicare per arrivare più in alto. Non è una questione di indole, ma di tempo sottratto o da sottrarre a qualcosa, alle attività esterne o interne […] Non è una questione di volontà, di timidezza, di coscienza, ma è una conseguenza pratica. Nella politica dal basso, il fattore "urgenza" diventa predominante. Quando ci si rende conto che è una questione ‘di vita o di morte’, quando sono in pericolo il territorio in cui si vive o la propria sussistenza , (è il caso dell’acqua), questo prevale su tutto il resto. Forse le donne trovano comunque stimolante agire per la difesa della specie, della dignità collettiva, che non dedicarsi con fatica e passione a fare carriera di altro tipo; certo anche nelle cosiddette stanze dei bottoni si potrebbe fare molto, se ci fosse lo stimolo giusto verso i beni comuni.

Esiste uno specifico femminile nel modo di condurre le attività, le lotte, gli impegni del vs movimento?

Non ho notato una differenza aldilà delle differenze tra persone, nelle motivazioni di ognuno; ho visto più differenze generazionali o di provenienza politica, che non di genere. In giro per l’Italia ci sono tante attiviste anche con ruoli di coordinamento, che, come i loro "colleghi" maschi, fanno di tutto: dai rapporti con la stampa, con le istituzioni, fino al volantinaggio.

Insomma nei movimenti dal basso c’è la parità?

Bè, l’impressione è proprio questa, che nelle lotte dal basso finalmente le questioni di genere siano risolte in nome della praticità e degli obiettivi comuni…

Quante donne attiviste ci sono nel movimento?

Molto difficile dirlo… noi non sappiamo quanti attivisti ci sono! È un continuo, una realtà carsica, poi abbiamo visto il risultato del referendum. In generale, guardando la lista dei referenti territoriali, penso di poter dire con sufficiente sicurezza che siamo al 50 e 50 […]

Quanto è riconosciuto l’impegno delle donne in queste grandi battaglie per i beni comuni?

Molto molto meno di quanto meriterebbe. C’è paura di affrontare il tema “beni comuni” in modo serio: viene citato oppure osteggiato, poi diventa una moda e ne parlano tutti, ma un ragionamento serio a livello istituzionale è rifiutato in nome di una politica basata sul controllo del potere, cioè esattamente l’opposto di quel che dovrebbe essere. Il referendum è un esempio lampante di questo scollamento fra istituzioni e società civile. Abbiamo raggiunto il quorum dopo decenni, novità assoluta nel panorama politico sia per dimensioni sia per natura: i giovani sono tornati a votare. […] Il fenomeno è stato ignorato a tal punto che sui giornali, meno di un mese dopo, quel che si leggeva su acqua e servizi pubblici era uguale a prima, come se non fosse successo nulla… c’è da dire che il tema “politica dal basso” mette in forte crisi chi detiene il potere.

Nel referendum 27 milioni di italiani hanno espresso una volontà chiara. In cosa il movimento per l’acqua non si sente ancora di aver vinto? Quali sono le battaglie di domani?

C’è un tentativo di stravolgimento dell’esito referendario , pensiamo all’articolo 4 della manovra di agosto, ripreso a novembre con la legge di stabilità per cui i comuni che non privatizzano entro marzo 2012 possono essere commissariati. […] Stiamo promuovendo un ricorso in corte costituzionale sull’esito referendario del primo quesito ad esempio. C'è poi la battaglia da portare avanti territorio per territorio: i comuni, con la stretta economica e finanziaria, sono spinti a vendere per fare cassa. Quello che vogliamo spiegare loro è che così facendo non solo ignorano la volontà popolare, ma in più non risolvono i loro problemi finanziari a lungo periodo. Insieme potremmo ricanalizzare i bilanci e trovare delle strategie che permettano ai comuni di gestire questi servizi in economia e come fonte di introito al posto dei privati. D’altronde, se la gestione dell’acqua non fosse una fonte di profitto, perché i privati la acquisterebbero? Per la stessa ragione stiamo lanciando ora la campagna di OBBEDIENZA CIVILE, di obbedienza all’esito referendario, per cui invitiamo a eliminare dalla prossima bolletta la quota di profitto delle aziende di gestione dell’acqua. Il servizio lo paghiamo e su questo siamo d’accordo. Ma l’acqua non è una merce. […] Noi non vogliamo pagare la voce “remunerazione” (indicata nel piano d'ambito), che incide molto più del 7%, ma oscilla tra il 10 e il 20%, con punte del 25%. È una battaglia sia sulla bolletta che sul principio.

Perché ai comuni converrebbe praticare strade alternative alle privatizzazioni dei servizi?

Le gestioni pubbliche non esistono quasi più: i servizi di gestione sono delle spa, enti di diritto privato che spesso fanno ricorso a credito privato entrando nel meccanismo finanziario che si trova a fronteggiare problemi della borsa internazionale, degli aumenti interessi, ecc […] le aziende avrebbero meno costi (pensiamo al regime fiscale) e […] potrebbero, anzi dovrebbero, disporre di prestiti a tasso agevolato, e potrebbero così affrancarsi dalla logica delle banche…

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