L’ arte delle donne - Chiude il 9 marzo a Milano l’evento di Palazzo Reale che ha messo insieme, “sgarbatamente”, duecento opere al femminile dal rinascimento al surrealismo
Ciani Rossella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
Si è aperta in dicembre a Milano, a Palazzo Reale, una mostra evento sulla pittura al femminile, dal rinascimento al surrealismo, che presenta oltre duecento opere realizzate tra il XVI ed il XX secolo da 110 artiste, tra cui Rosalba Carriera, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Nathalie Gontcharova, Camille Claudel, Tamara de Lempicka, Carol Rama. Quadri straordinari, provenienti da musei e collezioni di quattordici paesi europei ed extraeuropei. La mostra è stata prodotta con i finanziamenti europei in occasione dell’Anno delle Pari Opportunità con l’obiettivo di valorizzare la figura della donna come pittrice e non più solo come soggetto dipinto, assegnandole il ruolo della scena artistica a lungo dominata dalla figura maschile. Il grande entusiasmo per l’iniziativa fa da contrappeso all’irritazione che si prova percorrendone i corridoi, trovando quadri appesi in modo assolutamente privo di qualsivoglia spiegazione, che fornisca un significato al senso della mostra medesima. Alla fine del percorso la prima cosa che viene in mente è: chiunque, comprando un po’ di chiodi ed un martello, può appendere dei quadri in ordine cronologico e poi chiamarla “Mostra evento”. Ci sono insegnanti di scuola media superiore di Milano che hanno suggerito ai propri alunni di evitare la spesa del biglietto ed utilizzare gli euro risparmiati per vedere cose artistiche più significanti. Perché questo sgarbo alle donne ed alle donne artiste? È auspicabile che la Sindaca di Milano chiarisca questa spesa di denaro europeo, che non arriva ad avere l’attenzione di illuminare con un faretto la splendida statuetta (è di circa 80 centimetri ed è graziosissima) “Valzer con il velo” di Camille Claudel, compagna dello scultore Auguste Rodin, internata e fatta morire in manicomio seppure sanissima di mente. Perché nessuna artista ha un solo rigo di presentazione? Solo anonime date e titoli a fianco dei quadri? Le opere esposte sono prevalentemente quadri minori, ma non per questo o forse proprio per questo è da segnalare la cura e l’amore con cui furono fatti, tanto che la pittrice Carol Rama (vivente) ha provveduto ad incorniciare le sue con cornici ispirate all’”art decò”, che da sole valgono il tempo ed il denaro per visitare la mostra. Tantissimo si sarebbe potuto dire della pittura delle donne, ma i curatori della mostra hanno preferito fare loro degli sgarbi piuttosto che delle affettuosità al riconoscimento di secoli di pittura al femminile.
In tutto il percorso non vi è neppure una spiegazione del perché le donne abbiano iniziato a dipingere consapevolmente solo nel ‘500, ma vi è solo, all’inizio, una citazione di una mostra di vent’anni fa – che fu curata in modo sublime per rispetto ed attenzione, dall’allora Assessora alla Cultura Lea Vergine - che risulta più una citazione per coda di paglia, che non per spiegazione.
Il Palazzo Reale di Milano, che sempre offre espone curatissime nel loro significato, non meritava una mostra fatta di “chiodi e martello”, per cui sicuramente in futuro ci sarà un recupero senza sgarbi verso l’arte delle donne.
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