Angelamaria Golfarelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009
Avendo voluto un riferimento letterario puntuale forse questa mostra avrebbe dovuto intitolarsi “Piccole donne”, ma a parte la giovane età di queste ragazze, il loro talento e la loro vitalità nonché lo spirito avventuroso (di chi si pone ad esplorare l’arte), mi hanno fatto pensare al celeberrimo romanzo di A. Dumas (padre) ed è nato: “Moschettiere”. Fra l’altro anche il motto stesso che unisce i quattro protagonisti del romanzo è sembrato calzante sia allo spirito della mostra che ogni anno l’UDI dedica alle donne in occasione dell’8 marzo, che all’unione di discipline artistiche diverse, tutte nella stessa location. Quindi “Tutte per una e una per Tutte” nell’unione potente di una carica individuale che diventa tensione collettiva. Poi in realtà si è ampliato il numero delle ragazze scelte a rappresentare questa mostra e “Moschettiere” sono diventate (solo per tener fede al numero dei protagonisti del libro di Dumas), le discipline trattate, con le quali queste giovani artiste si sono misurate. E saranno la spada ipotetica con la quale esse, senza colpo ferire, sfideranno il mondo in un pacifico confronto fra ricerca estetica, tecnica e provocazione. Nel trasferimento di un io creativo che diventa dialogo, quando si relaziona con l’esterno. Perché l’arte possa trasmettere sensazioni ed emozioni diverse, ma soprattutto perché, pur senza alcun mistero, una parte di tutto questo possa anche continuare ad essere incompreso. Perché certi enigmi non abbiamo la presunzione di svelarli e siano parte stessa dell’opera d’arte. Cosa esiste infatti, di più bello che ammirare un’opera di cui dopo aver riconosciuto stile e bellezza, si venga rapiti da quel senso di inafferrabile mistero che l’avvolge?
Nel mondo dell’arte tanto o quasi tutto sembra già essere stato visto, ma in realtà proprio per questo, il tipo di reazione e di provocazione che se ne riceve diventa la vera essenza dell’opera: la sua anima.
Le Moschettiere di questa mostra si moltiplicano e si fondono creando, nel visitatore, divertimento e stimolo in una sorta di gioco mediatico che, svela e cela, che esclude e rende partecipi, che intriga… Con garbo e maniera ma anche con tenacia e spontaneità. Con reciprocità e partecipazione e con quella inossidabile volontà che da sempre muove le donne quando nella vita inseguono un loro preciso obiettivo, e che ancora di più ci fa sentire il bisogno di unione. Perché “tutte per Una e Una per tutte” sia un concetto da espandere e da trasferire non solo in una mostra, ma anche il quella difficile quotidianità femminile che, compatte, sapremmo di certo meglio sostenere.
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