Morto un papa se ne fa un altro, dice il proverbio. Eppure, a giudicare dalla abnorme reazione del popolo italiano e del popolo polacco, alla morte di Wojtyla, sembrava che nessun altro papa potesse più sostituirlo.
Mercoledi, 17/10/2018 - MORTO UN PAPA SE NE FA UN ALTRO. E ALLORA?
Raffaella Mauceri
Morto un papa se ne fa un altro, dice il proverbio. Eppure, a giudicare dalla abnorme reazione del popolo italiano e del popolo polacco, alla morte di Wojtyla, sembrava che nessun altro papa potesse più sostituirlo. Invece, è bastata qualche settimana per passare serenamente dal cordoglio al giubilo. Non siamo nuovi a queste imprese: sono i tipici fenomeni di suggestione di massa, dilatati e amplificati dai media, di quelli che dilagano per contagio e arrivano ad autentici parossismi.
Altra caratteristica di chi muore è quella di non aver mai commesso errore né peccato, e se questa regola vale perfino per i delinquenti, figurarsi quanto vale per un papa! In realtà, errori e peccati vengono sistematicamente rimossi e sotterrati insieme alla salma, le virtù esaltate e i meriti ingigantiti talché a volte la commemorazione diventa una grottesca apoteosi.
Qualcuno ricorderà un coraggioso teologo tedesco, Hans Kung, quello che osò definire il papato di Wojtyla “mediocre, rigido, conservatore e servile”. Lo scrisse addirittura sul Corriere della sera, il primo quotidiano d’Italia, rilevando nel suo pontificato la bellezza di 11 contraddizioni, di fatto 11 pesantissime accuse. E precisamente queste:
1 * ha predicato i diritti dell’uomo all’esterno ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e soprattutto alle donne. Il Vaticano, infatti, non può sottoscrivere la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa perché il diritto ecclesiastico romano è assolutistico e medioevale, e dunque dovrebbero essere modificati troppi canoni. Basti dire che l’autorità vaticana (leggi: Santa Inquisizione) è contemporaneamente legislatore, accusa e giudice.
2 * Grande ammiratore di Maria, ha predicato gli ideali femminili, vietando però alle donne la pillola e negando loro l’ordinazione.
3 * Ha predicato contro la povertà nel mondo ma, al tempo stesso, condannando il controllo delle nascite e quindi incoraggiando l’esplosione demografica, si è reso complice di questa povertà. In più, vietando l’uso del profilattico, ha contribuito al dilagare dell’Aids in Africa.
4 * Ha strenuamente sostenuto il celibato sacerdotale ed è, quindi, il principale responsabile della catastrofica carenza di sacerdoti, del collasso dell’assistenza spirituale in molti Paesi e dello scandalo della pedofilia nel clero che ha portato grandi diocesi negli Stati Uniti sull’orlo della bancarotta (leggi: migliaia di risarcimenti alle vittime).
5 * Ha praticato un numero elevatissimo di canonizzazioni, tra cui il ben altro che pio fondatore dell’Opus Dei Josémaria Escrivá, ma al tempo stesso ha ignorato l’inquisizione attuata nei confronti di teologi, sacerdoti e membri di ordini malvisti dalla Chiesa. Molti vescovi infatti si sentono governatori romani invece che servitori del popolo della Chiesa.
6 * Ha spesso elogiato gli ecumenici, ma al tempo stesso ha pesantemente compromesso i rapporti con le Chiese ortodosse e con quelle riformate ed evitato il riconoscimento dei suoi funzionari e dell’eucarestia. La politica di potere e di prestigio del Vaticano è stata mascherata da discorsi ecumenici pronunciati dalla finestra di Piazza San Pietro, da gesti vuoti e da una giovialità che malcelavano il desiderio di sottomissione della Chiesa dell’Est sotto il primato romano.
7 * Ha più volte dichiarato la sua fedeltà al Concilio per poi tradirlo nei fatti attraverso la sua politica interna. I termini conciliari come “aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica” sono stati sostituiti da parole come “restaurazione, magistero, obbedienza e ri-romanizzazione”: una politica pastorale devastante che fa pericolosamente scivolare in basso il livello morale e intellettuale dell’episcopato.
8 * Ha cercato il dialogo con le religioni del mondo, ma contemporaneamente ha disprezzato le religioni non cristiane definendole “forme deficitarie di fede”.
9 * Ha discriminato soprattutto le donne, e quelle che in questioni controverse, quali la contraccezione, l’aborto, il divorzio, l’inseminazione artificiale, hanno dimostrato di avere opinioni diverse da quelle della Chiesa, sono state definite portatrici di una “cultura della morte”.
10 * Come carismatico comunicatore e ‘star’ mediatica fino ad età veneranda, ha fatto presa in particolare sui giovani, ma le domande che gli avevano posto e che, in occasione del suo primo viaggio in Germania, lo avevano messo in serio imbarazzo, in seguito non sono state più consentite. Le associazioni cattoliche di giovani, che non si trovano sulla linea del Vaticano, vengono messe alla fame dall’ordine romano attraverso il ritiro di finanziamenti da parte dei vescovi locali.
11 * Nell’anno 2000, ha offerto una pubblica confessione dei peccati e degli errori della Chiesa nel passato, senza però trarne alcuna conseguenza pratica. La confessione dei peccati ampollosa e barocca inscenata a San Pietro è rimasta vaga e ambigua. Per esempio ha chiesto perdono solo per gli errori dei figli e delle figlie della Chiesa ma non certo per quelli del Santo Padre, per quelli della Chiesa stessa e dei gerarchi presenti. Non ha mai preso posizione in merito agli intrighi delle varie sedi della Curia in affari mafiosi e ha contribuito più all’occultamento che alla rivelazione di scandali e crimini (Banca Vaticana, il “suicidio” di Guido Calvi, l’omicidio tra le guardie svizzere, ecc...). Anche con la rivelazione degli scandali della pedofilia dei clericali, non ha mai dato udienza ad alcuna vittima, anzi, ha riempito di elogi un insigne criminale nel corso di una fastosa cerimonia al Vaticano: il messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (500 sacerdoti e 2.000 seminaristi) e del movimento laico Regnum Christi, diventato ormai concorrente ancora più conservatore dell’Opus Dei.
Il soglio pontificio, intanto, continua ad essere rigorosamente sbarrato alle donne. A quelle infatti che chiedevano di accedere al sacerdozio, la buonanima rispose seccatissimo: “Non possumus e basta! L’argomento è chiuso!”
Alla luce della pubblica confessione dell’illustre defunto (punto 11), Hans Küng è dunque tornato a riproporre l’abolizione del dogma dell’infallibilità papale, sancito da Pio IX nel 1870, ma si è trovato davanti ad un muro. Perché Kung, come chiunque altro che pensi, immagini o sogni cambiamenti sostanziali nella chiesa cattolica, ha l’ingenuità di bambino di tre anni. Il mestiere del papa è quello dei sopraelencati 11 punti, e i papi fanno i papi. Che altro, sennò?
Francesco poi, da perfetto gesuita, è un istrione di tre cotte, particolarmente riconoscibile nei punti 1, 3, 5, 9 e 11. Adesso, dopo avere protetto per cinque lunghi anni i preti pedofili e i loro vescovi insabbiatori, ha cominciato a distribuire sospensioni a destra e a manca. Ma consegnarli alla giustizia? Beh no, quello no, non esageriamo!
Da che mondo è mondo, i monarchi (e il Vaticano è una monarchia assoluta che più assoluta non si può) amano i servi, i leccapiedi e gli adulatori, non certo i critici che invece sono a rischio di punizioni, vendette e ritorsioni… La scrivente, per esempio, nel suo piccolo, è stata perseguitata da un cosiddetto legionario di Cristo. Poca roba, per carità, di certo molto meno di quello che hanno fatto passare a Kung. Il quale, manco a dirlo, non è mai diventato papa. Mannaggia!
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