Legge 194 / Blitz Napoli 1 - "L’offensiva sull’aborto, o meglio contro la legge 194, potrebbe anche essere una trovata elettorale, ma a chi giova buttare nell’arena un argomento così scomodo e delicato?"
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
Per analogia lessicale e pari inconsistenza pratica con cui è stato fatto per l’aborto, potremmo invocare la moratoria per gli incidenti automobilistici o per le morti sul lavoro. Moratoria significa sospensione e sappiamo che con uno slogan propagandistico non si possono sospendere le interruzioni di gravidanza, cui le donne hanno fatto sempre ricorso – con o senza legge - quando si sono trovate nelle condizioni estreme di non poter sostenere una maternità e quindi la cura di un figlio. Con uno slogan si può, invece, riaccendere il fuoco della polemica su una contesa priva di senso tra ‘abortisti’ e ‘antiabortisti’. Si può provare a defatigare chi nei consultori e negli ospedali applica la legge. Si possono erigere nuovi muri per rendere più difficile il dialogo tra culture e opinioni. Si può rendere ancora più stantio il clima sociale e disincentivare la partecipazione. Si può, infine, colpevolizzare le donne mettendole sullo stesso piano degli Stati assassini che infliggono la pena di morte. I possibili e molteplici obiettivi che lo slogan cela sono tutti assai foschi. L’offensiva sull’aborto, o meglio contro la legge 194, potrebbe anche essere una trovata elettorale, ma a chi giova buttare nell’arena un argomento così scomodo e delicato? Prima di tutto a chi, non avendo argomenti convincenti sulle politiche sociali o non volendo esplicitare propositi di riforme costituzionali, prova ad alzare un polverone per offuscare la scena e distogliare l’attenzione da questioni sicuramente impellenti e poco spendibili elettoralmente, quali l’eterno problema del risanamento dei conti dello Stato, la riorganizzazione della macchina burocratica o la stabilità lavorativa di milioni di persone. Ci piace credere all’ipotesi della montatura momentanea perché, se invece fosse un obiettivo reale di un pezzo della politica, sarebbero grane grosse. Ma chi pensa di banchettare politicamente sul corpo delle donne deve stare attento: la "Santa Alleanza" potrebbe non essere sufficiente a contenere l’onda d’urto che milioni di donne in movimento potrebbero provocare. Rischiare sulla nostra capacità di riuscire ad organizzarci in modo incisivo per difendere i diritti conquistati con lacrime e sangue è una scommessa che può costare caro perdere. A Napoli, Roma, Bologna, Milano, Venezia e in tante altre città siamo scese in piazza in modo spontaneo, senza alcuna organizzazione preventiva. Il tam tam, gli sms, internet sono stati gli strumenti tecnici. Ma sono state le sensibilità delle donne a decidere, ciascuna in maniera autonoma, che era necessaria una reazione decisa. Attenti, hanno detto le donne ieri nelle piazze. Anche perché “abbiamo ancora così tanto da chiedere, che potremmo decidere, finalmente, di presentare il conto per avere il risarcimento degli stipendi più bassi, delle carriere negate, dei servizi inefficienti, dell’assistenza approssimativa, delle troppe violenze fisiche e psicologiche”. Le manifestazioni di ieri hanno mostrato non solo che le donne sono in grado di far sentire la loro voce, ma che non sono disponibili a cedere di un millimetro. La politica è avvertita.
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