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Monica Lanfranco scrive, Souad Sbai risponde.

Monica Lanfranco scrive, Souad Sbai risponde.

Lettera aperta a una candidata di destra - "abbiamo bisogno di confrontarci nella diversità delle scelte, con la consapevolezza che il corpo delle donne –sul quale si giocano partite politiche di potere maschile- non è né di destra né di sinist

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

LETTERA APERTA A SOUAD SBAI

Cara Souad, ti scrivo per salutarti e per dirti che non vorrei che la nostra interlocuzione a distanza si interrompesse, anche e nonostante la tua scelta di candidarti per il fronte delle destre.
Dato che da parte di entrambe, fin qui dai tempi del drammatico processo a Hina, c'è stata chiarezza, rispetto e da parte mia ammirazione e gratitudine per il lavoro che hai svolto a favore delle donne, e in particolare delle migranti, ti vorrei dire che non penso che la tua scelta politica attuale sia utile a continuare sulla strada dei diritti e delle libertà delle donne.
Non sono così ingenua da pensare che la sinistra sia sempre una sponda attenta, sensibile e capace di recepire le istanze di autodeterminazione poste dai movimenti delle donne, anche perché conosco molto bene questa parte, sia la sinistra tradizionale che quella movimentista, e ho bene presente le arretratezze, le ambiguità la profonda sottovalutazione della questione di genere di quel mondo.
Sono però altrettanto convinta che nella parte che tu hai scelto, dove albergano anche visioni e ideologie razziste, sessiste, omofobe e fasciste, non ci sia spazio per una donna libera, alla quale stanno a cuore la laicità e l'autodeterminazione femminile, i diritti riproduttivi e quelli delle scelte affettive e sessuali, alla quale sta a cuore (come tu hai ampiamente dimostrato) la lotta contro i fondamentalismi religiosi e il patriarcato, quale che esso sia.
La parte nella quale ti sei oggi schierata mi pare quella che in modo netto e chiaro afferma e propugna visioni della società delle relazioni tra i generi, della cittadinanza che sono antitetiche e nemiche dell'esercizio critico della scelta femminista.
Ricordo che tu dicesti che in questo paese erano necessarie delle provocazioni forti per rimettere in moto il dibattito sulla condizione femminile e sull'emergenza violenza alle donne, migranti e native. Quello che temo è che la tua scelta, che rispetto perché tiene da una donna coraggiosa, possa invece ritorcersi contro di te, e contro di noi, che ci siamo trovate, in momenti importanti come il convegno di Imola sull'ambiguità del multiculturalismo, fianco a fianco contro l'onda fondamentalista che rischia di travolgere la libertà di tutte.
Cara Souad, per dirti che dobbiamo mantenere aperte le menti e i cuori, e non interrompere canali di comunicazione tra noi, perchè della disconnessione, e in particolare della divisione tra le donne, che si è empre nutrito il patriarcato, in ogni dove e in ogni epoca. Un abbraccio,

Monica Lanfranco


RISPOSTA

Cara Monica,
Le parole di ammirazione e gratitudine che esprimi per il mio lavoro le estendo a tutte le donne che con me, in questi anni, hanno collaborato affinché l’Acmid-Donne crescesse e diventasse punto di riferimento a quante –italiane e straniere- vogliono attivarsi nei confronti delle nostre sorelle vittime di violenza. E le estendo pure a quelle che, affrancate dai soprusi e dalle violenze, hanno scelto di dedicare con noi parte del loro tempo all’ascolto ed all’aiuto di altre.
Desidero anche ringraziarti perché la franchezza della tua lettera mi consente di fare alcune considerazioni e di esplicitare, almeno in parte, le motivazioni della mia scelta di scendere in campo, come si suol dire, a fianco di una parte politica che si definisce di “centro-destra”. A te ed a quante di sinistra ho incontrato e stimato in questi anni fecondi e pure difficili per un’associazione di donne nata e cresciuta in seno alla Comunità marocchina romana e nazionale . Con orgoglio rivendichiamo che la nostra –a differenza di altre- è stata un’iniziativa di donne immigrate che in prima persona si sono organizzate senza l’aiuto iniziale di donne italiane.

Sono profondamente d’accordo con te a mantenere, come tu scrivi, <> per non spezzare quei tenaci fili di unione intessuti con le donne e associazioni che costituiscono il prezioso patrimonio italiano delle battaglie femministe nelle quali, a pieno titolo, desideriamo innestare le nostre e quelle delle altre donne arrivate da paesi lontani. Donne che si sono inserite, o stanno facendolo, nella vita italiana, donne che vogliono essere italiane senza per questo dimenticare –né tantomeno rinnegare- le proprie radici fatte di storia, di cultura generosa e di religione viva.
Mi scrivi che non pensi che la mia scelta politica attuale <> e nel contempo ammetti carenze e disattenzioni da parte della sinistra con <>; tacci la parte da me scelta di <> come se queste “qualità”, quasi esclusivamente maschili, non fossero purtroppo patrimonio trasversale di entrambi gli schieramenti. Come se la lotta di liberazione delle donne, oggi si dovesse unicamente definire “di sinistra” solo perché trent’anni fa il movimento delle donne italiano nacque anche nella sinistra extraparlamentare e fu appoggiato dalla sinistra istituzionale (ma inizialmente, ne converrai, fu aspramente osteggiato dai compagni e dalle compagne del PCI). Io credo che non sia più così e che istanze femministe e femminili alberghino anche in strati di donne consapevoli che tradizionalmente si definiscono di destra. Sarà il confronto –anche duro, perché no?- dentro gli schieramenti a decidere le scelte da fare. Sarà sicuramente difficile per me come lo sarà per molte delle donne all’interno di quello opposto ove pure sussistono differenze sostanziali su molti punti che riguardano la vita e la società.

Io provengo da una famiglia marocchina di tradizione socialista. Mio padre è stato perseguitato per le sue idee ed io per anni ho rifiutato la partecipazione politica. Ma è in Italia che il mio impegno ha cominciato a crescere prima con gli immigrati, poi anche e specificatamente con le donne di religione islamica che qui in Italia cominciavano a subire l’imposizione di un Islam che io non ho mai conosciuto in Marocco. Un Islam aggressivo e fanatico che dà all’Occidente una visione distorta di sé.
Proprio per la chiarezza che ha distinto il nostro incontro, ti dico che la sinistra non ha affatto compreso la battaglia che islamici democratici di ogni provenienza stanno combattendo contro le forze oscurantiste che si vogliono imporre anche in Italia. Il nostro incontro durante il processo contro il padre assassino di Hina ha reso visibile, dolorosamente visibile, l’assenza delle organizzazioni femminili di sinistra se escludiamo il tuo giornale Liberazione e te Non esito a dirti di avere subìto attacchi del tutto gratuiti da parte di sedicenti paladine dell’ingiustizia che hanno non già attaccato le iniziative dell’Acmid, bensì la mia persona e coloro che appoggiano l’associazione. Forse che essere di destra dà meno valore alle battaglie contro l’oppressione della donna o a quelle in difesa della legge 194? La battaglia contro l’imposizione del velo condotta da una donna di destra ha meno dignità di quella condotta da una di sinistra? Lo stupro subito da una donna di destra ha meno conseguenze di quello subito da una di sinistra?
Invece di chiedersi se ciò che facciamo è giusto o meno, attivarsi per conoscerci meglio, capire le nostre lotte per l’uguaglianza, aiutarci!, non si è fatto altro che definirmi di destra solamente perché gli aiuti che abbiamo ricevuto sono arrivati da quella parte. E per fortuna che sono arrivati!
Nessuna personalità femminile della politica di sinistra si è preso la briga di visitare l’Acmid, di sentire le nostre ragioni, di appoggiare le nostre lotte. Nella passata legislatura abbiamo scelto di non presentare candidati e di sostenere la Lista Di Pietro (che non potrai dire di destra poiché è all’interno della coalizione PD addirittura mantenendo il proprio simbolo) anche in appoggio a Franca Rame, per la quale non ci sono parole sufficienti a narrare l’immenso impegno politico; eppure proprio da lei ci siamo sentite rinnegate quando, a fronte delle nostre rimostranze per le sue dimissioni, la sua risposta è stata “non conosco queste badandi” Corriere della sera.
Nei giorni concitati che hanno preceduto la formazione delle liste abbiamo ricevuto la visita sollecita di molte, molte sigle ma mai di sinistra. E’ un segno? Ci siamo poste (e posti) molte domande alle quali stiamo tentando di dare risposte.
Il Partito della Libertà non mi ha chiesto né imposto nulla, offrendomi invece l’opportunità di occuparmi della Comunità Marocchina e delle donne di religione islamica da un posto di indubbia responsabilità, ovvero quella di parlamentare. Molti di loro sono stati le uniche e gli unici politici che hanno dato voce agli immigrati per bene e agli islamici moderati. Dagli altri e dalle altre solo parole e nemmeno quelle, alle volte.

Continuerò a fare le mie battaglie con le donne per dare voce a chi non ce l’ha, a quelle donne oppresse dalla violenza dei mariti come da quella del fanatismo religioso che qui in Italia non è assolutamente compreso nella sua avanzata e che ha come testa di ponte l’Ucooi. Ci voleva una voce forte come quella di Giuliana Sgrena che con infinito coraggio, nel suo ultimo libro “Il prezzo del velo” ha sfidato il relativismo politically correct che fa accettare come cultura altra da rispettare l’imposizione del velo anche a chi, nel paese di provenienza, non l’ha mai portato. E’ con donne del genere che abbiamo bisogno di confrontarci nella diversità delle scelte, con la consapevolezza che il corpo delle donne –sul quale si giocano partite politiche di potere maschile- non è né di destra né di sinistra. Appartiene al genere femminile. Punto.
Indipendentemente dalla mia elezione o meno, dalla vittoria o meno della CdL, ci saranno sicuramente sedi e modalità di confronto –e sarò la prima a sollecitarle- in cui decidere percorsi di lotta fianco a fianco.
Stiamo approntando un piccolo programma con alcuni punti fondamentali che ci stanno a cuore e che saranno da me esposti in campagna elettorale prima e oggetto di battaglia parlamentare poi. Sarà mia cura fartene avere copia.
Cuore e ragione sono aperte al confronto sincero.

Un abbraccio,

Souad Sbai

P.S. Speriamo che il modello delle ragazze della seconda generazione non sia solo la donna velata…..

(12 marzo 2008)

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