Mercoledi, 03/11/2021 - Bella, a tratti bellissima, senza neppure esserne conscia, probabilmente, mai.
La sua bellezza si è sempre vista come un qualcosa che le provenisse da dentro e, dunque, indelebile, a dispetto degli anni che passavano. Grande, multicorde, eclettica attrice ed interprete, donna, di sicuro, di grande umanità!
Monica Vitti compie oggi novant’anni, nel riserbo assoluto ‘scelto’ da molti anni.
Quando nel 1988 Le Monde annunciò in prima pagina la sua morte, Monica Vitti si limitò a ringraziare i responsabili per quella ‘gaffe’ che le “avrebbe allungato la vita”. È stato così: per fortuna la grande attrice è ancora fra noi, tanto che oggi, 3 novembre, compie 90 anni.
Tre anni fa a Roma si tenne “La Dolce Vitti”, un percorso espositivo cronologico e, ad un tempo, tematico, che narrava 40 anni di carriera sua e di storia dell’Italia. I curatori ebbero il merito di ‘restituire’ alla Capitale Monica, la diva più moderna, la rivoluzionaria, la più dolce del nostro immaginario.
Cuore della Mostra le oltre 70 magnifiche fotografie provenienti da importanti archivi pubblici, a partire dal grande Archivio storico dell’Istituto Luce, da quello dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, del Centro Sperimentale di Cinematografia, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea – Fondo Michelangelo Antonioni (Ferrara), e privati come Reporters Associati, Archivio Enrico Appetito, Studio Farabola, Contrasto e altri fondamentali fondi come quelli personali di Elisabetta Catalano e Umberto Pizzi. Immagini spesso rare, ad illustrare 40 anni di carriera ed evoluzioni di un’attrice (e di un Paese che mutava con lei).
Le tappe di questo ‘iter’ erano: il Teatro, il Doppiaggio, Michelangelo Antonioni, il Cinema Comico e l’evoluzione della Vitti in ‘Autrice’, e poi la Tv.
La sala del ‘Teatro’ raccontava con straordinarie immagini gli anni dell’apprendistato della giovane Maria Luisa Ceciarelli, nata il 3 novembre 1931, iscritta alla Silvio d’Amico nell’anno accademico 1950 – ’51, dopo aver compreso, già a 14 anni, che recitare le avrebbe...salvato la vita.
La sala del “Doppiaggio” offriva una postazione di ‘video-ascolto’ in cui la voce della Vitti risuonava a doppiare il personaggio interpretato da Dorian Gray ne “Il grido” di Michelangelo Antonioni, girato lungo il Grande Fiume Po.
Era il 1957, e la nascita di un sodalizio, sentimentale ed artistico, fondamentale per lei e la sua carriera, e capitale per la storia del cinema, perché la rinnoverà, almeno in parte, punto di riferimento per tanti Autori, dopo di loro.
Erano anche gli anni Sessanta, quelli del (falso) ‘boom’ economico, con i film diretti dal suo compagno di vita di allora, da “L’avventura” a “Deserto rosso”, a “L’Eclissi” a “La notte”, la tetralogia ben nota dell’Incomunicabilità (che poi non era dallo stesso Antonioni assolutamente ritenuta tale, anzi, N.d.R.).
La Vitti incarnò un modello di donna diverso dall’angelo del focolare dell’immaginario collettivo, una donna che non si accontenta dei nuovi simboli del benessere, della Tv e della lavatrice, ma sa esprime il disagio per una nuova identità da conquistare nel segno della parità del rapporto con l’uomo.
La modernità e la straordinaria coerenza di certe sue battute scatenarono feroci ironie come quella famosa:
«Mi fanno male i capelli» in “Deserto rosso”.
Più tardi, lei stessa ricorderà:
“Mentre lo giravo, mi domandavano: - Ma è vero che le fanno male i capelli, come nel film?”
“Sì – rispondevo - ma solo il mercoledì e il giovedì”.
Poi il salto, il cambio: Mario Monicelli scoprì la sua ‘vis comica’ – l’altra faccia del tragico, sempre.
Così nel fatidico 1968, l’Anno della Rivoluzione – storia nella storia - Monica diventò "La ragazza con la pistola" e, insomma, cambia il registro, dal drammatico al comico, ma non la sostanza del personaggio: quello di una donna che non accetta alcun complesso di inferiorità nei confronti dell’uomo. Monica lo dimostrerà negli anni successivi, quando diventerà la regina della commedia all’italiana, recitando con tutti i più grandi interpreti dell’epoca, da Sordi a Gassman a Tognazzi ad Albertazzi, mai accontentandosi, però, del ruolo di semplice ‘spalla’. È sempre co-protagonista e a volte addirittura ruba la scena ai divi di turno come in "Dramma della gelosia" di Ettore Scola, dove la fioraia Adelaide - Monica fa perdere la testa al muratore Oreste - Marcello (Mastroianni) ed al pizzaiolo Nello - Giancarlo (Giannini,) complice la splendida colonna sonora di Armando Trovajoli. Proprio con questo film, unito a "Scandalo segreto", l’unica pellicola diretta dalla Vitti nel 1989, la Mostra del Cinema di Roma le rese omaggio insieme con un’altra mostra fotografica “Monica e il cinema”.
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