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Monfalcone: il niqab “svelato“. Dibattito non rinviabile!

Monfalcone: il niqab “svelato“. Dibattito non rinviabile!

Il caso delle studentesse velate nella scuola di Monfalcone e le polemiche politiche pretestuose che invece di trovare soluzioni, avvelenano il dibattito

Martedi, 11/02/2025 - Il femminile di giornata. quarantacinque / Monfalcone : il niqab “ svelato“. Dibattito non rinviabile!
Diverse allieve che indossano il velo frequentano l’Istituto Pertini ad indirizzo turistico e sociosanitario di Monfalcone, sono arrivate con le loro famiglie provenienti in particolare dal Bangladesh. Negli ultimi due anni si sono aggiunte 5 alunne che indossano il niqab, ovvero il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi.
In assenza di una normativa scolastica di riferimento e avendo come unico obbligo la legge nazionale che prevede che anche nella scuola gli alunni debbano essere tutti identificabili, la dirigente dell’istituto Carmela Piraino ha trovato una soluzione per superare l'ostacolo e garantire loro il diritto allo studio.
Con la collaborazione delle insegnanti ha individuato una stanza dove le ragazze, arrivate a scuola, possono essere identificate in maniera riservata dall’insegnante incaricata potendo poi iniziare la loro giornata di studentesse.
Per due anni non ci sono stati intoppi e l'identificazione quotidiana è diventata una tranquilla routine che non attirato particolari attenzioni. Finchè l'rticolo di un giornale locale ha raccontato la storia delle ragazze e della “trovata” risolutiva della Preside, scatenando un dibattitto ad amplissimo raggio che, partito da Monfalcone, è dilagato nell’informazione nazionale.
A raccogliere immediatamente il tema è stata Anna Cisint, attuale eurodeputata della Lega ed ex Sindaca proprio di Monfalcone, che dichiarato innanzitutto l’esigenza di una legge nazionale che vieti tassativamente la possibilità di indossare niqab e burka, ovvero le forme integrali di velo, una proposta immediatamente rilanciata dal vicepremier Salvini e dal ministro Valditara. Quest'ultimo contemporaneamente ha comunque sottolineato come la Preside, in assenza di una legge, non potesse fare diversamente e quindi indirettamente l'ha almeno ringraziata per l'impegno nel rispetto del suo obiettivo primario.
Ma tornando a Cisint, tra le sue dichiarazione è da sottolineare anche quella di scrivere una lettera ai genitori delle ragazze spiegando l’esigenza di accettare il fatto che vivere in Italia significhi anche adeguarsi alle nostre leggi. Analogo principio è arrivato da un'altra parte politica con le dichiarazioni di Emma Bonino in un’intervista e di altri ancora. Una questione che dimostra un‘ampia trasversalità politica.
Il tema da cui non si può prescindere, e che richiede risposte e riflessioni, è che alcune delle ragazze col niqab hanno dichiarato, rincorse dai giornalisti, che non sono stati i loro genitori a imporre il velo ma si tratta di una loro scelta inamovibile.
E allora, se il divieto può e deve comunque essere considerato un traguardo legislativo, è opportuno contemporaneamente sollecitare un confronto, un dialogo, un ascolto delle loro ragioni: probabilmente autodeterminazione di alcune, imposizione per altre.
Come aiutare uno scambio, un ragionamento?
Questo ovviamente nell’ottica che solidarietà, comprensione, dialogo siano comunque indispensabili per solidificare le basi della convivenza, tenendo presente come nello specifico, ovviamente, le polemiche sul velo si allargano al più complesso fenomeno dell’emigrazione e con un occhio in più sulle donne. Le quali, per alcune culture e religioni, sono le più esposte alla sottolineatura della differenza, nonostante il paradosso dell’invisibilità che è loro imposta con il velo. Il loro corpo “parlante”, infatti, è proprio l’oggetto del contendere. Ed è proprio il corpo che nell’allargarsi dei commenti, e nella presa d’atto della volontà propria di alcune alunne, è stato messo, in qualche articolo, al centro di una riflessione non banale. Ovvero ci sono realtà, come la scuola in primis dove il mostrarsi del "corpo” delle ragazze-alunne può trovare un'interpretazione opposta: dalla copertura totale alla scopertura sempre più ardita e manifesta, dalla mortificazione alla messa in mostra, dalla velatura alla nudità sempre più estesa.
Il corpo, dunque, come elemento di comunicazione o di isolamento ma pur sempre provocatore di attenzione diretta o indiretta.
Tornando alla scuola di Monfalcone, se è vero che tanta pubblicità può avere aperto il confronto su un tema di interesse nazionale, sicuramente la polemica non ha giovato alla serenità della scuola stessa.
Si racconta, non a caso, che una delle ragazze col niqab si sia ritirata e un'altra, forse per la prima volta, ha espresso con fervore la sua autodeterminazione al velo integrale.
Come non augurare che la “normalità” così ben organizzata dalla Preside non torni nella sua scuola e che i problemi emersi non vengano affrontati con la responsabilità necessaria con cui è giusto affrontare una materia così delicata. Non bisogna dimenticare che nelle scuole si gioca l’equilibrio dell’integrazione a partire proprio dai ragazzi che le frequentano costruendo il'ntegrazione e il rispetto reciproco previsto nelle leggi italiane, a partire dalla Costituzione. La Preside Carmela Piraino, senza perdere la propria dignità ma anche senza imporre le proprie convinzioni, ha operato in questa cornice ideale è così è indispensabile che faccia il legislatore con equilibrio.
Un percorso complesso che ancora una volta vede molte ragazze, e le donne in generale, più esposte e più fragili, rispetto alle famiglie e non solo. Realtà che in anni in cui la convivenza con tanti emigrati ed emigrate è divenuta una presenza reale e consistente nella nostra quotidianità, abbiamo imparato a capire ed è necessario misurarsi ed affrontare.
Paola Ortensi

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