Lunedi, 23/04/2018 - Molly's Game
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Molly's Game è un film diretto da Aaron Sorkin, con Jessica Chastain.
Da futura studentessa di giurisprudenza a Harvard a regina del poker, questa è la vera storia di una giovane donna diventata la regina di un gigantesco impero del gioco clandestino a Hollywood campioni dello sport, uomini d'affari, imprenditori, attori, produttori, miliardari, magnati e, a sua insaputa e suo malgrado, esponenti della mafia russa.
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Nel 2004, la giovane Molly Bloom, ex sciatrice olimpionica del Colorado sbarca a Los Angeles in cerca di avventure prima di iniziare gli studi. Per guadagnarsi da vivere comincia a lavorare come semplice assistente di un organizzatore di partite clandestine di poker ma poi, licenziata senza giusta causa, decide di creare la sua società: il buy-in sarà di 250.000 dollari.
Molly, nome preso in prestito dall’Ulisse di Joyce per una ragazzina senza eroi che sogna una carriera olimpionica come suo fratello.
Addestrata da un padre rigidoe pretenzioso – Kevin Costner in una delle migliori interpretazioni degli ultimi anni – diventa sciatrice olimpionica malgrado un grave problema alla schiena, fino al ritiro forzato a causa dell’ennesima brutta caduta.
Molly è una persona eccezionale e superiore alla media, nonostante gli errori, in un mondo sempre più sporco e corrotto fa riecheggiare con la sua moralità quella retorica americana.
Un personaggio femminile potente, avido, ambizioso, memorabile. Jessica Chastain da anni non sbaglia un ruolo. Stavolta, nei panni di una Circe dei nostri giorni dipendente da droghe come dall’avere ai suoi piedi gli uomini più potenti del mondo, è formidabile.
Avvincente, intrigante, sensuale e magnetico come solo il gioco d’azzardo sa essere, con in mano un poker d’assi di attori, sa tenere la tensione fino alla fine, emoziona e ci regala una dei personaggi femminili più irresistibili degli ultimi anni
La seguiamo in parallelo nei flashback sull’ascesa di una donna in tacchi a spillo che diventa punto di riferimento dell’America che conta, e insieme la contemporaneità della stessa donna costretta a rivolgersi ad un avvocato perché perseguita dalla legge.
A pochi giorni dal suo ventiseiesimo compleanno anni, Molly Bloom venne arrestata. L'accusa era quella di aver organizzato e gestito uno dei più grandi giri di poker clandestino degli Stati Uniti, attraverso il quale erano stati riciclati oltre 100 milioni di dollari di provenienza illecita.
La notizia fece il giro del mondo, perché ai tavoli della donna, a giocarsi poste altissime, sedevano importanti uomini d'affari, sportivi di rilievo e una lista di celebrità hollywoodiane e altri ancora.
Alla conclusione delle sue vicissitudini giudiziarie, con molte delle accuse cadute e una condanna a un anno di libertà vigilata e 200 ore di servizio sociali, e una multa di 100.000 dollari, la Bloom pubblicò un memoriale autobiografico intitolato Molly's Game.
Su quel libro e la sua storia si è basato Aaron Sorkin - che segna anche il suo esordio nella regia.
Molly's Game, (trailer) nominato sia al Golden Globe che all'Oscar per la miglior sceneggiatura, racconta dell'incredibile ascesa economica e sociale di questa giovane donna.
La Bloom gestisce il giro per 8 anni, incassando circa 4 milioni di dollari l'anno. La sua tenacia e la sua energia le permettono una scalata sociale sorprendente: è lei a decidere chi avrebbe fatto parte del giro e chi no, rendendola ambita come amica e amante, richiestissima negli ambienti più esclusivi e glamour della città.
Ma improvvisamente l'FBI scopre tutto, irrompe armata nel pieno della notte in casa sua e la arresta, smantellando lo sfavillante giro di poker clandestino.
Minacciata su più fronti (l'FBI decisa a fermarla, la mafia russa interessata a sottrarle la sua attività e i clienti preoccupati di venire traditi), la Bloom inizia una dura battaglia legale e trova un unico alleato nel suo difensore, Charley Jaffey (Idris Elba).
Inizialmente titubante, l'avvocato conoscerà il passato della Bloom, in particolare il suo complicato rapporto con il padre Larry (Kevin Costner), e scoprirà che la ragazza cela un vissuto molto più profondo di ciò che dicono di lei la stampa, i tabloid e i gossip scandalistici.
Il regista riporta sempre tutto all’infanzia della sua protagonista, al suo rapporto con la figura paterna incarnata da Kevin Costner, disseminando informazioni e indizi che poi saranno anche funzionali a una rivelazione in una scena nodale, bellissima e commovente che arriva verso la fine del film, quando papà Bloom, di professione psicologo e psicoterpista, regala a Molly la versione condensata in pochi minuti di anni di terapia, svelandole finalmente le chiavi per interpretare e capire il loro rapporto.
La durezza del padre è vicina a quella, meno esasperata, dell’avvocato Idris Elba.
Sorkin racconta con il suo film un mondo che si sta disfacendo, che si sta perdendo, di principi, valori e morali che si stanno sgretolando. Di padri che vogliono salvare dei figli, a costo di scontentarli.
Di persone che commettono errori, certo, come tutti, ma che sanno e rispettano il valore della parola data, della vita altrui, che vogliono mantenere pulito il loro nome.
Persone che non sono conservatrici, per questo, ma che anzi, al contrario, sono le più progressiste di tutte.
Perché è il passato, quello buono, a dover fare da fondamenta a quello che verrà nel futuro, come i padri e le madri fan da fondamenta ai loro figli.
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