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MODIGLIANI, SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI-LA COLLEZIONE NETTER

MODIGLIANI, SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI-LA COLLEZIONE NETTER

Dal 14 novembre 2013 al 6 aprile 2014 alla Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla per la prima volta a Roma i grandi capolavori degli artisti che vissero a Parigi, a Montparnasse.

Lunedi, 06/01/2014 - MODIGLIANI, SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI - LA COLLEZIONE NETTER



In nome della Bellezza e dell’Arte, siamo artisti  capaci di fare a piedi dalla Bielorussia a Parigi? O di mangiare solo scatole di sardine? Siamo amanti della Bellezza e dell’Arte tali da collezionare capolavori, da saperli riconoscere per attorniarcene e donarli poi all’Umanità? Penso di no. E sto parlando in ordine di Soutine, Modigliani e Netter.

Dal 14 novembre 2013 al 6 aprile 2014 alla Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla per la prima volta a Roma si possono ammirare i grandi capolavori degli artisti che vissero e dipinsero nella folle Parigi degli anni ‘900 a Montparnasse, il noto quartiere parigino che fu centro culturale di avanguardia e luogo di incontro di artisti e intellettuali. I quadri appartengono alla ricca collezione di Jonas Netter (1867-1946), acuto riconoscitore di talenti e la mostra presenta circa 100 opere di straordinaria bellezza oltre a Modigliani, anche Soutine, Utrillo, Suzanne Valadon, Kisling ed altri artisti. Netter, affascinato dall’arte e dalla pittura, divenne un amateur illuminato, grazie all’incontro col mercante d’arte e poeta polacco Léopold Zborowski, che gli suggerì opere di artisti non famosi ma che Netter, che di mestiere faceva il rappresentante, poteva permettersi di acquistare. Di tutti i pittori con cui venne a contatto, Netter rimase colpito da Modigliani di cui

 ammirò  l’originalità del genio creativo e amò i volti femminili stilizzati su lunghi colli affusolati, come “Elvire con colletto bianco” del 1918 e “Fanciulla in abito giallo” del 1917, esposti con “Ritratto di Zboroski” (1916) e “Ritratto di Soutine”, realizzato nel 1916 dopo l’incontro tra i due artisti che strinsero una solida amicizia, al punto che fu proprio Modigliani a presentare Soutine a Netter. Di quest’ultimo sono esposti in mostra oltre a venti olii, tra cui “Uomo con cappello”, “Scalinata rossa a Cagnes” e “La pazza”. Netter scoprì anche i quadri del “periodo bianco” di Utrillo, soprattutto vedute, tra le quali “Piazza della chiesa a Montmagny”, “Chiesa di periferia” e “Rue Muller a Montmarte”, tutte esposte in mostra. Netter volle proteggere questo eterno fanciullo disincantato innamorato della madre, la celebre Suzanne Valadon, valente e originale pittrice, anche lei presente in mostra con opere come “Ki

 tty nuda mentre si stiracchia” e “Chiesa di Neyron”. Da sottoli

neare che Netter ebbe un’intuizione artistica rivoluzionaria considerato che queste opere all’epoca non erano considerate dei capolavori.

Ciò che emerge è che si tratta di un gruppo i cui componenti sono dotati di una forte personalità e di uno stile assolutamente personale e rivoluzionario.

Modigliani faticò a trovare il suo stile. Così dice in una lettera a Oscar Ghiglia: “Noi (scusa il noi) abbiamo dei diritti diversi dagli altri, perché abbiamo dei bisogni diversi che ci mettono al di sopra – bisogna dirlo e crederlo – della loro morale. Il tuo dovere è di non consumarti mai nel sacrificio. Il tuo dovere reale è di salvare il tuo sogno” (p. 16). E così fece, trovando alla fine la sua forma d’arte che consiste per lo più nello stilizzare figure di donne quasi sempre raffigurate nella stessa posizione: di fronte, con le mani intrecciate in grembo, il capo reclinato, lo sguardo indeterminato. Si tratta della giovane moglie, Jeanne Hébutherne, soprannominata “noix de coco”, “noce di cocco” per la perfezione del viso ed i lunghi capelli castani.

Qui, invece, la giovanissima compagna di Modigliani è raffigurata in una posizione insolita, un po’ diversa dal solito, quasi di tre quarti.

D’altronde – ed è una bella sorpresa – la mostra consente di ammirare anche l’arte di Jeanne prematuramente scomparsa e che sicuramente avrebbe avuto ancora molto da dire e dare come si intravvede in questo olio, “Adamo ed Eva” del 1919.

Chaïm Soutine può essere considerato a tutti gli effetti il precursore degli Espressionisti; per il suo modo di rappresentare la realtà in modo atemporale come tragedia interiore, le affinità maggiori sono quelle con Edvard Munch, James Ensor, Emil Nolde, Oskar Kokoschka. 

linee morbide e deformate, sguardo allucinato, posizione innaturale, volto come maschera.

A Parigi si distinse anche per la sua stravaganza: una volta, deciso a dipingere degli animali morti, tenne alcune carcasse di animali nel suo studio ma, a causa del fetore, i vicini chiamarono la polizia, alla quale Soutine cercò invano di spiegare la maggiore importanza dell'arte rispetto all'igiene.

Soutine compare nel racconto "Pelle" di Roald Dahl del 1961. In questa breve storia, caratterizzata dal tipico humour macabro e spiazzante dello scrittore gallese, Soutine tatua, sulla schiena di un amico (il signor Drioli), un ritratto della giovane moglie di lui. Molti anni dopo, caduto in disgrazia, Drioli si troverà in una galleria d'arte che espone opere di Soutine. Spinto dalla fame, esibirà il tatuaggio davanti allo sguardo attonito dei presenti, attirando (sciaguratamente) l'interesse di un mercante d'arte senza scrupoli. Nel racconto Soutine appare povero, dedito all'alcol, cupo e taciturno, cliché dell'artista bohémien.

Infine molto apprezzate le presenze di Utrillo, specializzato nel dipingere paesaggi urbani.

e della madre Suzanne Valadon molto difficilmente visibili nelle mostre: il primo con la sua indecifrabile tristezza e solitudine palpabili nelle tele; la seconda, modella di Degas, Renoir, Toulouse-Lautrec ecc, prima donna ad essere ammessa alla Société Nationale des Beaux-Arts, con uno stile personalissimo che, iniziando da Degas, si libera per essere finalmente se stessa.



Fausta Genziana Le Piane

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