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Modena / La rappresentazione della donna nel linguaggio quotidiano, nei media e nelle istituzioni

Modena / La rappresentazione della donna nel linguaggio quotidiano, nei media e nelle istituzioni

Appuntamento il 15 dicembre nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia per una giornata di analisi e riflessione

Giovedi, 09/12/2010 -
Il 15 dicembre nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Modena e Reggio Emilia si tiene un incontro di cui Cecilia Robustelli è ideatrice e organizzatrice. La giornata di analisi e riflessione è dedicata al tema della rappresentazione della donna nel linguaggio quotidiano, nei media e nelle istituzioni. Si tratta del primo di una serie di appuntamenti previsti nell'ambito delle attività del Dipartimento di Studi Linguistici sulla Testualità e la Traduzione  dell'Ateneo con attenzione specifica alla dimensione di genere.



Prof.ssa Robustelli, quale percorso l'ha portata a questo appuntamento?


Da alcuni anni mi interesso al rapporto lingua-genere, cioè al modo in cui la lingua riflette e trasmette la differenza di genere, e vedo che le donne ne escono proprio male.  Per esempio il linguaggio dei media  esalta le caratteristiche fisiche delle donne e ne descrive la vita privata, ma nasconde la loro bravura professionale, che è invece al primo posto quando si parla di uomini; il linguaggio delle istituzioni ignora le donne, perché tutte le cariche e i ruoli sono al maschile, e in questo modo si conferma l'idea che possano essere ricoperti solo da uomini. Si tratta di una questione attuale: proprio pochi giorni fa ho tenuto, su invito,  una relazione alla X Giornata della Rete di Eccellenza dell'Italiano Istituzionale che si è tenuta a Roma presso la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea dedicata a "Politicamente o linguisticamente corretto?" Maschile e femminile: usi correnti della denominazione di cariche e professioni" (www.reterei.eu). Questo interesse da parte delle istituzioni rappresenta una novità di cui tenere conto. Mi è sembrato quindi opportuno avviare, ancora una volta, una riflessione sulle modalità di rappresentazione della donna, e ho scelto di farlo qui, in una università piena di giovani, perché l'esperienza di persone che quotidianamente hanno a che fare con  la questione – giornaliste, studiose, rappresentanti delle istituzioni -  potesse offrire loro l'occasione di discutere consapevolmente su un problema così significativo.



La rappresentazione della donna nei media è offensiva e comunque non è aderente alla realtà. Per quale ragione secondo lei?


Credo che la prima ragione sia molto banale: i media, intendendo TV, radio e stampa, devono obbedire - con le solite eccezioni! - alla logica del commercio. Purtroppo gli ammiccamenti linguistici, meglio se salaci, fanno audience. Ma ci sono modi più sottili per offendere le donne: limitare la descrizione delle loro qualità intellettuali per dilungarsi su quella delle loro doti erotiche, invitare le donne ad adeguarsi ai canoni di bellezza attuali senza curarsi del proprio progresso culturale, proporre modelli femminili vicini a quello, classico, dell'oca giuliva, ecc. ecc. In questo caso si ottiene anche di rassicurare lettore - maschio – che niente è cambiato e la lettrice - femmina! - che potrà vivere felice e contenta a prezzo solo di un po' di ginnastica e di dieta.



Il suo lavoro le consente di essere vicina alle giovani generazione. Che sensibilità hanno su queste tematiche?


Le ragazze e i ragazzi sono ancora "in formazione" e hanno un grande interesse per la rappresentazione del genere. L'estate scorsa ho parlato di questo tema con un paio di ragazze della Laurea Specialistica: pochi giorni dopo mi hanno spedito una serie di foto di pubblicità offensive che avevano raccolto in rete. E' nato proprio da lì il progetto di questo incontro, e oggi un gruppo di studentesse del primo anno ci presenteranno i risultati di un loro lavoro sul linguaggio dei media che si intitola “Apri gli occhi!”.



PROGRAMMA DEL CONVEGNO - clicca qui

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