A 70 anni dalla sua fondazione l’UDI di Modena ha inaugurato una mostra foto documentaria (galleria) e il cartellone di iniziative Io vado Libera, avviate sabato 7 novembre 2015 con un convegno che ha fatto il punto sulla storia dell’associazione, illustrando come le azioni politiche delle donne siano state anticipatorie dei processi innovativi su scala nazionale e come la propria storia d’impegno per i diritti di cittadinanza e la dimensione collettiva siano risultati determinanti nella conquista di una vera libertà. Al tavolo la Presidente UDI di Modena, Serena Ballista (video), Caterina Liotti, curatrice del percorso storico-archivistico della mostra per il Centro documentazione donna di Modena, ma anche la già delegata nazionale Pina Nuzzo (video) e la neo eletta Presidente degli archivi nazionale dell’UDI, Rosangela Pesenti(video) che interverrà, il prossimo 21 novembre, sempre a Modena all’iniziativa sui Gruppi di Difesa della Donna: Raccontare non basta.
Allestimento e percorso tematico, oltre al valore storico dei documenti esposti, di questa mostra a Modena 7 al 29 novembre 2015, nella sede della Residenza universitaria San Filippo Neri, sala piazzetta coperta, in via Sant’Orsola 52, sono interpretati in modo originale. Coniugare fumetti, storia, immagini e documenti, è l’intuizione di questa particolare esposizione articolata in cinque sezioni. I fumetti della giovane Arianna Farricella sono la rappresentazione delle tante donne a cui l’associazione ha ‘parlato’ in epoche diverse, che, presentandosi in prima persona, raccontano la propria scelta di entrare nell’UDI e le circostanze storiche e personali in cui è avvenuta, dialogando fra loro in un continuo rimando fra passato e presente, a testimoniare la continuità e l’attualità di quelle battaglie. I box informativi sintetizzano il tema mettendo in evidenza le campagne attuali. Il registro storico è invece lasciato a documenti, articoli del giornale Noi Donne, immagini e volantini, tratti da differenti archivi: Archivio centrale dell’UDI di Roma; archivi di Modena e Carpi; Fondi Gina Borellini e Anna Rosa Bassoli, collezione dei periodici ‘Noi donne’ depositati e consultabili al Centro documentazione donna di Modena.
La mostra inizia seguendo il racconto dell’adolescente anni 2000 che apre il primo dei dieci pannelli:Libera di lavorare. Il lavoro, quindi, come diritto fondamentale per conquistare indipendenza economica e autodeterminazione femminili, declinate nelle lotte per la tutela della maternità, la parità retributiva e occupazionale, ma anche in servizi per l’infanzia che a Modena significarono la nascita del primo nido italiano (1969) in anticipo sulla legge nazionale del 1971.
La campagna 'Immagini amiche' completa i pannelli scardinando le radici culturali del problema, andando ad indagare come gli stereotipi di genere si riflettano sul lavoro. La partigiana dei Gruppi di Difesa della Donna, protagonista del I Congresso a Firenze (1945) introduce Libera di partecipare: dalle azioni per il diritto di voto, con l’articolo di ‘Noi donne’ dell’ottobre 1945, che invita le lettrici a votare, al volantino del Congresso nazionale dello stesso anno, al manifesto del XI Congresso a Roma nel 1982, fino alla recente campagna 50e50 per l’alternanza uomo/donna nelle liste elettorali e oltre, con la biciclettata 'Io vado.. come una staffetta', che il 25 aprile del 2014 ha seguito tutti i percorsi della Resistenza femminile in città.
La lavoratrice anni ’60 apre 'Libera di amare' con le riflessioni su divorzio (1970), nuovo diritto di famiglia, violenza domestica (1979) e il percorso delle relative leggi, fino all’anfora della Staffetta contro la violenza sulle donne che arrivò in città nel 2008. Ma i pannelli riportano anche il questionario sui problemi della famiglia del 1965, il fumetto storico, pubblicato da Noi donne, sulla donna che si ribella nel 1948 o, per lo stesso giornale, l’inchiesta sull’uomo di sinistra come marito e padre.
La ragazza incinta, attiva nel Movimento di liberazione delle donne negli anni ’70 in Libera nel corpo accompagna il dibattito su aborto (1978), prevenzione di gravidanze indesiderate, maternità medicalmente assistita e gestione sociale dei consultori che vedrà Modena come esempio nazionale (1979-1991). Esposti inoltre un telegramma a Pertini che sollecita la legge sui Consultori (1975), l’incontro genovese con Nilde Iotti e Tina Anselmi, sulla contraccezione per il progetto Codice madre del 1990 fino al manifesto della campagna Generare oggi fra precarietà e futuro, del 2005.
L’ultima è una ragazza di seconda generazione che si riconosce in Udi grazie alla modifica del suo nome in Unione donne in Italia (2003), che offre al visitatore l’argomento Libera nel mondo dalle lotte per la pace e contro le guerre, fino alla valorizzazione delle differenze. Così vengono messi in mostra documenti fotografici come il convegno sulla pace a Napoli nel 1949, la manifestazione contro la violenza della polizia dopo l’uccisione di Maria Margotti a Molinella durante le lotte dei braccianti nel 1949, Gina Borellini che nello stesso anno interviene sulla pace a Modena, ma anche il giornale 'La donna modenese' che, nel 1958, titola: l’Italia non deve diventare un arsenale di missili atomici. E ancora, andando avanti fino al 1998, quando già si lavorava con le donne migranti, dando vita a progetti come Le città visibili, fino alla recente adesione alla marcia delle donne e degli uomini scalzi del 2015.
Ma le conquiste fatte, oggi, non possono essere date per scontate ed acquisite, così come le lotte di allora non hanno esaurito la loro missione: avviare la partecipazione delle donne ed un loro protagonismo che sia espressione di una piena democrazia resta, perciò, un tema ancora aperto.
Perciò, “da cittadine e cittadini”, sostiene la Presidente UDI Modena, Serena Ballista, “non dovremmo accontentarci di ereditare passivamente la "libertà" da chi ci ha preceduto, ma farci carico di una ‘trasmissione’ che comporta un'assunzione di responsabilità e ha come esito positivo la formulazione di nuove risposte a vecchie domande che chiunque ha il diritto e il dovere di interpretare”. Ed ecco che le iniziative del cartellone Io vado Libera sono l'occasione per “conoscere una storia complessa, dal finale aperto, affinché avvenga un necessario passaggio di testimone. In tal senso, intende essere una presa di posizione politica: fare il punto su quanto è stato conquistato dall'UDI e su quanto resti da fare in termini di esigibilità di diritti”.
Orari e informazioni
7 - 29 Novembre 2015, San Filippo Neri, via Sant’Orsola 48 – Modena
Orari di apertura Lun.-Ven. 15.00-19.00 Sab.-Dom. 10.00-13.00 / 15.00-19.00
per visite guidate di scolaresche o di gruppi
prenotare allo 059/366012&; o via email: udimodena70@gmail.com
pagina facebook: https://www.facebook.com/IovadoliberaUDIModena
Programma completo www.cddonna.itwww.udimodena.org
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