MODA E PUBBLICITÀ IN ITALIA a Mamiano di Traversetolo (PR)
La nascita della moda in Italia ‘affabulata’ ed illustrata grazie a circa 150 opere da fine Ottocento a metà Novecento, aperta fino all'11 dicembre 2022
Sabato, 10/09/2022 - La Fondazione Magnani-Rocca è, da tempo, una delle più importanti istituzioni artistiche d’Italia. La Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo, in provincia di Parma, ospita la splendida collezione del mecenate Luigi Magnani – unica nel suo genere – che comprende opere di Goya, Tiziano, Monet, Renoir, Cézanne, Dürer, Rubens, Van Dyck, Filippo Lippi, Burri, de Pisis, Tiepolo, Canova, per non citarne che alcuni, e la più significativa raccolta, non casuale, di Giorgio Morandi, legato a Magnani da grande amicizia, stima ed affetto.
Immersa nella campagna parmense, la Villa conserva, ancora oggi, un fascino incredibile grazie ai suoi arredi di epoca neoclassica e impero, circondata dal Parco Romantico.
Da oggi si è aperta, negli spazi estemporanei della location, una mostra molto particolare che vuole, nei suoi intenti, celebrare la nascita della moda in Italia basata sulla teoria di 150 affascinanti opere da fine Ottocento a metà Novecento. "Moda e pubblicità in Italia" è stata curata da Dario Cimorelli, Eugenia Paulicelli, Stefano Roffi.
Come nasce la moda in Italia? In che modo l’abito diventa sogno collettivo?
Agli inizi del Novecento le lotte femminili per la conquista di maggiore indipendenza incidono sulla lunghezza delle gonne, sul taglio dei capelli, sui gesti, sul linguaggio del corpo, come incideranno le limitazioni dettate dalle sanzioni economiche all’Italia, a seguito della sua politica coloniale, alla fine degli anni Trenta, dando origine a nuove regole, nuovi vincoli di ‘decoro’ e all’uso di materiali autarchici.
In questo arco di tempo, la moda, le mode, diventano, attraverso i manifesti, figurazione immediata di uno ‘status’ e lo specchio nel quale si riflettono rapidissimi cambiamenti sociali ed economici, umori, tendenze, capricci, sogni.
Manifesti d’epoca, cartoline, 'dépliants', cataloghi illustrati rispondono alle domande di cui sopra e ad altre in un percorso che va dalle misteriose dame ‘fin de siècle’ di Aleardo Villa, a Leopoldo Metlicovitz, a Marcello Dudovich nei manifesti dei Magazzini Mele, alle sottili, diafane ‘donne-crisi’ degli anni Venti, le post-borelline, fino alla vigorosa, sportiva e dinamica donna moderna, rappresentata dallo stesso Dudovich nelle pubblicità degli anni Trenta per i grandi magazzini de La Rinascente.
Un viaggio coloratissimo attraverso la storia del costume che trasporta il visivo fruitore indietro nel tempo a rievocare un'epoca di rapidissimi cambiamenti sociali ed economici, ma anche umori, tendenze, capricci, sogni.
MODA E PUBBLICITÀ sono parte dell’immaginario collettivo di un intero Paese, di un sentire, guardare ed inventare il mondo. La mostra indaga come l’affermarsi dei grandi magazzini risponda alle richieste di una società nuova che aspira a potersi rappresentare, una società figlia della rivoluzione industriale che trova negli abiti e negli oggetti, i testimoni della propria esistenza e delle proprie diversità.
Uno sviluppo, quello dei nuovi centri del consumo, che cambia scala per dimensione e velocità: dalle tradizionali piccole botteghe dove si modellava e cuciva l’abito su misura, nasce, per l’appunto, il grande magazzino, la clientela entra in edifici fiorenti che traboccano di merci e può scegliere liberamente trovando, accanto all’abito su misura, il ‘prêt-à-porter’ e, in base alle disponibilità, compone il suo corredo. Luoghi accoglienti, sfarzosi ma non troppo, dove i prezzi sono sempre esposti, dove le offerte di merci offrono possibilità di acquisto per tutte le tasche, e dove regali piccoli e grandi vengono offerti a profusione, allo scopo di fidelizzare la clientela.
La mostra racconta questo mondo nascente - concetto fondamentale della comunicazione e della pubblicistica - presentando così circa 100 grandi manifesti, la gran parte restaurati per l’occasione e mai esposti al pubblico dal tempo della loro realizzazione.
“Fino agli anni Venti del Novecento la moda femminile era stata fondamentalmente francese, mentre l’Inghilterra era il riferimento per quella maschile. Ma questo non significa che non esistesse l’idea e il progetto di creare una moda italiana. Questo filo attraversa le riviste dell’Ottocento in Italia fino a legarsi al patriottismo dopo il periodo dell’unificazione nazionale. Infatti all’inizio del secolo questa traccia acquista una grande visibilità con il lavoro pionieristico della grande e, purtroppo, misconosciuta e mal ricordata, Rosa Genoni che dalle pagine di riviste femminili lancia il progetto di una moda nazionale come “pura arte italiana” che, svincolata dalla sudditanza ai francesi, sapesse trarre ispirazione dal mondo classico e dai capolavori del Rinascimento, coniugando artigianato e industria. Successivamente, nel corso del ventennio fascista, si andrà costruendo un profilo di moda nazionale (i Saloni a Torino, l’Ente Nazionale Moda fondato nel 1935, etc.) che fu la base di quel che sarebbe diventata la grande moda italiana a partire dal dopoguerra”, annota Eugenia Paulicelli, Professoressa ordinaria e fondatrice della specializzazione di “Fashion Studies” presso il Graduate Center e il Queens College della City University di New York (CUNY) e tra i curatori della mostra.
Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, presenta saggi degli stessi curatori, Eugenia Paulicelli, Stefano Roffi, Dario Cimorelli, oltreché di Ali Filippini.
In particolare:
– La moda in Italia 1800/1950 (Eugenia Paulicelli)
– I grandi magazzini e la comunicazione (Dario Cimorelli)
– Le vetrine dei grandi magazzini (Ali Filippini)
– Il cinema e la moda (Eugenia Paulicelli)
– Le riviste fra metà Ottocento e metà Novecento (Eugenia Paulicelli)
– Gli armadi della Villa dei Capolavori (Stefano Roffi)
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