Miti e premiazioni : a Mina l'Ambrogino d'oro 2015
Un premio al mito di un intera generazione di donne l' Ambrogino d'oro 2015 conferito a Mina su proposta di Anita Sonego, consigliera per le Pari Opportunità a Milano
Se si potesse istituire un premio per chi sa anteporre i propri miti al conformismo imperante anche a sinistra, lo si dovrebbe dare ad Anita Sonego , in grado per la seconda volta di far emergere in quella colata lavica di conformismo di cui l’Italia in particolare è impregnata, sogni e miti personali, che sono poi quelli che fanno la storia, secondo noi. Ma a volte facciamo finta di dimenticarcene, o forse siamo proprio un paese disattento, abitato da un’umanità distratta che sostiene premi e onorificenze per convenzione politica, magari utilizzando un click sui Social Network. Ma Anita Sonego non è di quel genere di persone e così in una sera uggiosa di Milano mi coinvolse in una cena in compagnia davanti allo schermo televisivo, lei che la televisione non ce l’ha, per vedere Sanremo. Non era la prima volta che compagne e compagni di quasi una generazione precedente alla mia – e sul piano politico quel quasi scompare – mi sorprendevano per quella che io consideravo “una deriva nazional-popolare”, lo dico ovviamente con bonaria ironia, anche nei confronti di me stessa. E fu proprio in quell ’intimo suggestivo consesso di generazioni differenti e che si crea fra donne , che venne fuori il mito di Mina e il desiderio di omaggiarlo. E, come solo le donne a volte sanno fare, venne fuori quella capacità narrativa delle proprie motivazioni che cambia le carte in tavola e …fa la storia! La storia è quella di un’esistenza in un’Italia togliattiana dove “papà PCI” sorrideva ai Don Camillo con i suoi simpatici Don Peppone , e chissà per quanto tempo ancora le ragazze di campagna con le trecce avrebbero continuato ad obbedire alla minaccia bonaria del papà, cattolico o comunista, se non fosse arrivata quella Mina, così iconoclasta nella voce e nella gestualità, prima ancora che nello stile che oggi chiamiamo look. La Mina, con la sua indiscutibile capacità vocale e interpretativa, vagò, proprio come una mina vagante, nell’immaginario collettivo di un’intera generazione di donne con il suo “carisma di genere”, rompendo così la rassicurante immagine della donna italiana e con essa la doppia morale e lo specchio del perbenismo, borghese e proletario, operaio e intellettuale, e offrì un’altra visione.
Per chi non se rammentasse, per dimenticanza o anche per età, vogliamo ricordare quel magnifico grido “l’immaginazione al potere” che legò diverse generazioni per… piazze successive! e sostenere ancora che mai slogan fu così pieno di senso e aderente all’ azione della trasformazione, elemento fondante dell’agire di cui non dovremmo mai dimenticarci.
Cara Anita, hai avuti proprio una bella idea. E non è un caso che sia venuta proprio a te!
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