Lunedi, 10/10/2011 - Benghasi centro precorre da mesi, ostinatamente e senza tregua, la celebrazione dell' annunciata caduta del carnefice: a ovest di Misurata i ribelli spingono la linea del fronte sempre più avanti, "container by container", scandisce tribute fm 92.4, la radio in lingua inglese della Libia libera. Sulla promenade, il passeggio che fiancheggia il mare, tra le caterve di chincaglieria effigiata con i colori della Libia, ci sono anche i nostri, braccialetti tricolore a un dinaro, bandiera issata alta con gli alleati del mondo libero: sponsor irregolari, per niente scomodi per la generazione dell'imminente post Gheddafi; chi saluta scandisce e ringrazia i creditori della rivoluzione: "Sarkozy, Italia, myamya, very good!"
Freedom square: dei ragazzi passano ai giornalisti chiavette con le foto dei corpi bruciati di Misurata, fatte con il telefonino. La facciata del tribunale é coperta da un collage immenso di volti, l'uomo interrogato inclina il capo e chiude gli occhi: sono gli "shahid", i martiri del regime dal 1969 alla battaglia della Katiba, la guarnigione governativa conquistata dai ribelli nel febbraio scorso. Le Donne in Nero di "Plaza de Majo" di Bengasi, quasi anziane, mostrano tra quelli i volti dei figli, vittime del massacro di Abu Salim, 1996, 1200 oppositori mitragliati in 137 minuti in una prigione di Tripoli; (effettivamente detentore della funesta palma d'oro per la durata dell'eccidio). Alla stazione degli autobus per il porto, al Misurata Committee, c'é la sala d'aspetto per le donne, che serve anche da area di preghiera. Intimano di entrare. Tariffa per il traghetto: 70 dinari per i libici e 150 per i non libici, in un sorprendente doppio binario perché "ciascuno deve contribuire secondo le proprie disponibilità". L'alternativa, gratuita, è rappresentata dal barcone dei pescatori che ospita anche i mujah, gli uomini in guerra, durata del traghetto 50 ore. La parola magica per raggiungere il fronte é Dafnia: Terra di Contadini, Fine di Misurata, sembra rappresentare a tutti gli effetti anche la linea stessa di postazione; basta dirla ai ribelli quando si fermano con i pick up; chiedere ai privati non dà buoni risultati, al check-point mandano indietro. L'avanzata "container by container", che richiedeva tanta immaginazione, é finalmente tangibile: l'ultimo container, linea demarcante del fronte stesso, é aggiunto man mano che si verifica un balzo in avanti, lasciando dietro di sé quelli precedenti, una serie di blocchi paralleli intorno ai quali la camionetta svicola, in un familiare labirinto. Traboccanti di sabbia per attutire l'impatto dei proiettili, sono espressione di un ingegno divampato dalla necessità, come i lanciarazzi sovietici UB-16, effettivamente riciclati da vecchi elicotteri e montati sui pick up. Lontana erede, per astuzia, dei guerriglieri russi che mandavano i cani con la dinamite nelle linee naziste (i ribelli utilizzeranno poi cani con torce nei dintorni di Tripoli), quest'armata sui generis condivide con i precursori la strategia di approvvigionamento delle armi: il 75%, asserisce un combattente, è stata sottratta alle forze nemiche e, ai pendolari del fronte a piedi nudi, si può credere: gli unici mezzi Nato in vista da questa parte del fronte sono veicoli locali con una enorme N bianca dipinta sul cofano anteriore nero, che fanno ovviamente pensare a una goliardata ma, a sentire i conducenti, servono da protezione da eventuale fuoco amico degli elicotteri alleati, probabilmente in seguito a una reputazione internazionalmente acquisita. Sul fronte opposto, gli apache della Nato sono effettivamente attivi sopra Zlitan, dove lanciano missili della portata di 5 km,causando numerose vittime, secondo il governo centrale, particolarmente tra i bambini. Misurata é assediata su 2 fronti principali: a ovest, Dafnia, fronte martire, 30 km dal centro abitato, , sta dirimpetto a Zlitan (sotto Gheddafi). Ad est, Karareem, 25 km circa da Misurata, fronteggia Tawergha, dove la popolazione di colore è tradizionalmente lealista. Chiaramente una partita tra, anche, bianchi e neri, la guerra civile ha trapiantato gente da est a ovest, e viceversa, secondo animi e alleanze, o per coercizione. L'hotel fantasma Gozelteek è stato disertato anche dai giornalisti: per incoraggiarli, il media center e radio Misurata lo mettono cortesemente a loro disposizione: Kahlil, un ribelle originario di Zlitan emigrato a Manchester, è tornato a combattere la sua ex cittadina dal fronte di Dafnia. I deportati da Gaddafi a Zlitan durante la Primavera di Misurata vengono forzati a bombardare la loro città: Kahlil racconta, a colazione, che quando in città viene lanciato un missile grad dal fronte opposto, massacri di ampie proporzioni sono evitati grazie a loro, i deportati ribelli, che non avvitano l'auto distruttore sul grad al momento del lancio. I dispositivi, comunemente denominati self destructors, che normalmente provocherebbero l'esplosione del grad e sono tenuti rigorosamente separati dal razzo per sicurezza, vengono celatamente nascosti nella sabbia. D'altro canto, I desaparecidos di Misurata sono uomini dell'opposizione sottratti ai familiari nello stesso periodo, ma non per combattere. Questi ultimi si incontrano parlando con la gente: in una giornata soltanto, due padri rivendicano il figlio e un figlio rivendica il padre; tutti vogliono "mettere il rapimento su Al Jazeera". 16 giugno. Il pick up sembra girare in tondo su un sentiero-circonvallazione, costellato di infiniti bivacchi e teiere da esercito. La mia guida è il comandante della katiba Al Samud, gli "inarrendevoli", che lui traduce "the non surrenders". La stessa parola che indica presidio è qui usata, in slang arabo, per manipolo, brigata. Qualunque gruppo di amici può raggrupparsi e formare una katiba, che talvolta include "shabab",combattenti, aventi la stessa occupazione nella vita civile. I soldati centellinano e condividono il té, in un momento di riposo, dove la conversazione più che un tema, reitera l'inesorabile refrain "Gheddafi out" . Fino alle diciannove circa, quando i colpi di mortaio, orribili, così lontani o così vicini, ci spingono a fermare un pick up diretto in città. Il comandante , imperterrito, allarga le braccia sereno ed alza lo sguardo, come per contemplare una pioggia benefica; li identifica come "hown, hown!", termine arabo, nonostante l'apparente ortografia inglese, che indica le bombe generalmente responsabili del tipico alone nero intorno alle brecce nei muri di via Tripoli, che hanno fatto il giro del mondo. Per vedere gli hown, dato che occorre conviverci, andiamo dove le forze di Gheddafi li hanno lanciati nella Primavera Libica: sono in mostra da banchetti sui marciapiedi, bombe con la coda provvista di una corona completa di lame verticali. La dimensione è difficile da stimare, essendo la parte superiore ovviamente esplosa. In via Tripoli c'e addirittura una weapons fair,mostra di armi lanciate dal nemico, dove il grad, missile di circa tre metri, è la star tra le macerie di un arsenale scoppiato, reperto di macellerie umane. L'ospedale Al Hikma, situato esattamente all'imbocco dell'arteria per Dafnia, è un punto di riferimento e di aggiornamento dal fronte in tempo reale, essendo l' afflusso dall'ospedale da campo constatatabile dall'area che riceve le ambulanze e dal tendone attrezzato per le urgenze. 22 Giugno: da un'ambulanza viene estratto un dodicenne ferito alla testa, che urla in maniera ingiusta, mentre in un'altra passano il tubo dell'acqua sul pavimento, che diluisce il rosso a un trasparente insaturo. Misurata è stata colpita un missile grad, proveniente da un lanciarazzi a lunga distanza. 27 giugno, accesso al fronte bloccato per motivi di sicurezza; ci soffermiamo all'ospedale da campo, circa 4 km dall'ultimo container. Di fianco, un'inattesa pizzeria, rifornita dall'adiacente campo di pomodori, sforna in quantità industriale per il personale, l'esercito e per chiunque vi si addentri. Uscendo dall'ospedale, all'imbocco del sentiero d'ingresso, l'impatto dei grad multipli è così vicino da togliere il passo oltre al respiro: i sorveglianti stanno immobili, ad aspettare il prossimo cratere, forse per evitare di barcollarci dentro; i mezzi provenienti dal fronte, che generalmente rallentano davanti all'ospedale per salutare col segno di vittoria, sparano schizzati verso la città; altrettanto fa un'auto privata proveniente dal fabbricato; al rientro nel padiglione, che mantiene in qualche modo la sua premessa di "rifugio", confermano che tre grad hanno effettivamente colpito l'ospedale, e intimano di non diffondere informazioni che identifichino il luogo. 2 luglio, tendone dell'Al Hikma vuoto, Dafnia "myamya", tutto ok, si va: invece di addentrarci nel sentiero dei bivacchi, ci fermiamo alle dune di sabbia che quasi seppelliscono l'ultimo container: un mujah, surrealmente, ci dorme sopra abbracciando un kalashnikov, mentre un compagno scruta il fronte opposto con binocoli dilettanteschi. Sulla sinistra, in una posizione più avanzata, un ragazzo é seduto con le spalle al muro di un altro container, tiene un razzo Rpg tra le ginocchia, che, un po' perso nella trasposizione libica , diventa regolarmente rgb, rimandante a una improbabile ruota di colori primari, red, green, blue. Sulla "circonvallazione" scorrono, in entrambi i sensi, decine di pick up, nei rimorchi i lanciarazzi rajima, alloggianti fino a 12 missili della portata di 8 km circa. Parente povero del grad, che può raggiungere i 40 km, ma dello stesso calibro di 122 mm, Il rajima è inoltre più corto, e rappresenta, se non la "perla" ( il grad è in dotazione di entrambi gli eserciti) l'arma ricorrente nel mish mash che compone l'armamentario dei ribelli. 8 luglio, ritorno a Benghasi. Da Misurata, un reportage mostra quella che proprio ieri era la postazione più avanzata: container e baracche abbandonati , le dune di sabbia sovrastanti il container costellate da un pesante spargimento di proiettili, "Non temete, rassicura l'inviato, si replica esattamente 6 km oltre", dove, probabilmente, dopo 6 settimane di impasse, c'è un nuovo container; 160 km a ovest, la testa del serpente. 9 luglio, diciassette, hotel uzu: in conferenza stampa, il portavoce del Consiglio militare, colonnello Ahmed Bani risponde prevedibilmente ai giornalisti:"Non aspetteremo che siano gli altri ad eseguire per noi il mandato di cattura internazionale, sarà il nostro regalo al mondo". Sulla strada per Ajdabya, all'ultimo check point prima del centro abitato, gli shabab mostrano fieri una batteria di grad fresca di fabbrica russa. In condizioni simili, ci sono anche gli hown, finalmente integri, made in Korea del Sud, provenienza ignota. Tobruk, Libia profonda e appiccicosa, gatti spelacchiati e mosche ronzano intorno alla carne esposta: un gruppuscolo di scugnizzi bambini intona, in perfetto unisono, "I love you" agli stranieri. Scappano ridacchiando, e passano il mal d'Africa.
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