Si fa ogni anno più interessante il Festival Internazionale della Letteratura Ebraica, giunto alla sua terza edizione. Nella splendida location della Casa dell’Architettura, a Roma, si sono avvicendati personaggi di tutto rilievo legati, in vario modo, alla cultura ebraica: giornalisti, scrittori, sceneggiatori. Due incontri, fra gli altri, hanno evidenziato la ricchezza, la libertà intellettuale e la varietà della proposta letteraria - e concettuale - del Festival: si tratta di due donne, due scrittrici, molto diverse fra loro per gli argomenti trattati ma entrambe capaci di grande presa sul folto pubblico intervenuto. La prima, Yarona Pinhas, figlia di profughi yemeniti emigrati in Eritrea, laureata all’Università Ebraica di Gerusalemme in arte e linguistica e lettrice all’Orientale di Napoli, oltre ad aver insegnato a Roma presso l’Istituto Pitigliani e l’Agenzia ebraica, è impegnata da anni in seminari e corsi di auto-sviluppo attraverso la Cabbalà, la mistica e l’arte ebraica. Nella sua piacevolissima relazione “L’uomo e l’universo tra lettere e numeri: viaggio nella mistica ebraica”, Yarona ha condotto per mano il pubblico (parlando in perfetto italiano) in un viaggio alla scoperta dei segreti della Cabbalà, fra teoria, divulgazione e consigli pratici. “La Cabbalà è la madre di tutte le conoscenze, è un modello che contiene tutto il resto – afferma la scrittrice - la Cabbalà è un sapere nascosto, femminile, la si studia di notte; c’è chi esamina il mondo coi numeri e chi con le parole, altri con la Sefirà, la modalità più alta, ma tutto ciò cui si tende è pacificare gli opposti, l’unione suprema. La conoscenza deve essere a servizio della vita, non della distruzione. In ebraico la parola “peccato” significa sbagliare il bersaglio: siamo nel mondo per allenarci e ogni tanto manchiamo il centro”. Già da anni sono nate in Israele scuole per esperte con il compito di collaborare con i giudici dei tribunali rabbinici per evitare che le donne vengano penalizzate nelle sentenze e vi sono scuole di esegesi che hanno portato all’uguaglianza intellettuale con i commentatori biblici di sesso maschile. Fra le opere principali di Yarona, “La saggezza velata: il femminile nella Torà” e “Onda sigillata”. Altro incontro che non ha deluso le aspettative delle moltissime donne presenti, quello con Erica Jong, la scrittrice americana divenuta famosa in tutto il mondo (correva l’anno 1973) per il suo libro-scandalo “Paura di volare” in cui si affrontavano con estrema libertà temi scottanti come quello del desiderio sessuale femminile. Intervistata dalla giornalista Alessandra Farkas (corrispondente del Corriere della Sera negli Stati Uniti), la Jong ha mostrato intatta tutta la sua verve, franchezza ed intelligenza. “I miei primi libri hanno suscitato un mare di critiche perché era la prima volta che una donna parlava esplicitamente di sesso ma ancora oggi le donne non parlano volentieri della loro vita sessuale, se lo fanno è spesso per darsi coraggio” - afferma la Jong e, a chi le chiede se è sufficiente l’educazione in una società che riduce tutto a merce compreso il corpo delle donne, risponde - “Nei mass-media ha dilagato una progressiva imbecillità, stiamo assistendo ad una commercializzazione della cultura, e le donne in particolare fanno guadagnare soldi ma contro tutto questo si è schierato e si schiera ancora il femminismo. Le prime battaglie per i diritti delle donne risalgono al Settecento, bisogna portare avanti la lotta, essere tenaci, ogni rivoluzione è sempre molto difficile. Non basta la vampata di energia iniziale, bisogna tenerla viva e non mollare mai, anche se è meno coinvolgente del momento iniziale delle manifestazioni e delle lotte in strada.” Duro il giudizio che la Jong emette sulla religione cattolica, che potrebbe essere una grande forza per l’umanità ed invece ha effetti distruttivi specialmente sui diritti delle donne e degli omosessuali, mentre esprime grande apprezzamento per le suore che hanno sempre mostrato un coraggio straordinario, trovandosi al centro delle lotte per la giustizia in tutto il mondo e portando la chiesa sulle loro gambe. Riguardo al futuro del femminismo aggiunge: “L’ironia, il gusto del rovesciamento tipico dell’umorismo ebraico hanno caratterizzato il movimento femminista anche in Italia, e ci possono aiutare: oggi abbiamo bisogno di cercare nuove strade, nuovi modelli di donne, di artiste. Dobbiamo pensare alle nostre priorità, a quali battaglie sono più importanti per noi e portarle avanti, contro il sessismo, cercando di rieducare i maschi, di dare una formazione ai nostri nipoti e di educare le donne a non tollerare certi comportamenti, perché noi abbiamo un grande potere attraverso l’educazione. Spesso si salta una generazione nelle lotte, cioè se le madri si sono ribellate, le figlie saranno ferme e le nipoti riprenderanno la lotta. È tipico del femminismo questo andare a zig-zag, infatti si dice che il femminismo ‘uccide sempre sua madre ma onora sua nonna’”.
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