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Miss Italia in Rai. Noi Rete Donne dice NO

Miss Italia in Rai. Noi Rete Donne dice NO

Un clamoroso passo indietro il ritorno di Miss Italia in Rai. Lettera aperta di Noi Rete Donna

Sabato, 31/08/2019 -  

                                                                                        Ai/alle consiglieri/e di amministrazione Rai 

Rita Borioni, Beatrice Coletti, Igor De Biasio, Riccardo Laganà, Giampaolo Rossi

Al Direttore Generale RAI Fabrizio Salini

                                               Alla Direttrice della rete Rai UNO Teresa De Santis

 

   

Gentilissimi / Gentilissime

a nome e per conto della Rete Noi Donne, 

che raccoglie oltre sessanta associazioni, gruppi e reti di donne, e che si prefigge di ottenere una rappresentanza tendenzialmente paritaria di donne e uomini nelle assemblee elettive e negli esecutivi e l’adozione di norme di garanzia per l’eguaglianza di genere, apprendiamo con sorpresa e indignazione che RAI Uno, rete di emittente nazionale e concessaria del servizio pubblico radiotelevisivo, fuori da ogni precedente programmazione, manderà in onda a settembre, la finale di Miss Italia.

Questa scelta rappresenta un clamoroso e inspiegabile passo indietro rispetto alla decisione presa nel 2013 dall'allora Presidente Anna Maria Tarantola di interrompere finalmente una tradizione che non corrispondeva più al ruolo che le donne si sono duramente conquistate nel nostro paese.

Riteniamo che questa decisione sia in netto contrasto con gli impegni assunti dalla RAI con il contratto di servizio che, in particolare all'art 9 ( Parità di genere) la impegna..." alla più completa e plurale rappresentazione dei ruoli che le donne svolgono nella società".

L'esposizione di giovani donne e  dei loro corpi in una gara che premia solo doti fisiche non fà giustizia e offende le migliaia di donne italiane che vivono e si affannano    

in una società che non le guarda e non le valorizza nella loro complessità e interezza e offre una visione parziale e distorta dell'universo femminile.

La RAI dovrebbe, e il contratto di servizio glielo impone da anni, promuovere  modelli diversi, opporsi agli stereotipi e disincentivare una rappresentazione femminile univoca e superata  dalla realtà.

L'assenza momentanea di interlocutori di governo non dovrebbe rappresentare un alibi per la RAI per abdicare ai suoi doveri e impegni e mentre ci auspichiamo un deciso ripensamento della programmazione di RAI Uno come atto di civiltà e rispetto nei confronti di tutti i cittadini uomini e donne, ci impegniamo a chiedere al nuovo governo una più decisa vigilanza sul rispetto del contratto di servizio con l'emittente pubblica.

Cordiali saluti  

 

Roma, 27 agosto 2019

 


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