Torino - Gran Varietà Brachetti è il nuovo musical del fantasista che ha debuttato al Teatro Alfieri di Torino per poi trasferirsi a Roma e Firenze
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008
Con quel suo sorriso da monello ingenuo e insolente e il suo talento strabiliante, il più grande trasformista del mondo, Arturo Brachetti, è tornato in scena. Il nuovo spettacolo che ha debuttato al Teatro Alfieri di Torino è un musical. Progettato, interpretato e diretto dal fantasista torinese, si intitola Gran Varietà Brachetti. In questa sua ultima creazione, come le altre smagliante di colori, di forme, di invenzioni bislacche e colme di allegria, il folletto cosmopolita frulla con intelligenza e ironia spicchi di circo, cabaret, danza, musical e rivista. E accantonata l’idea dell’interprete unico, dispiega un ventaglio corale con ventitre personaggi costretti nella situazione che inventa a dare prova di fantasia e capacità creative per sottrarsi al sequestro di un misterioso fantasma teatrale. Parte così un carosello che irradia le imprese dei malcapitati ostaggi in un susseguirsi di luci, paillette, effetti speciali, coreografie, intrecci comici e acrobatici. Imperioso e ammiccante nella veste di un regista che coordina le performance estorte in vista di una liberazione appesa ai capricci dello spettro, Arturo Brachetti diventa il perno di uno spettacolo pieno di sorprese e divertimento. Naturalmente alle prodezze della troupe raffazzonata, che rivelerà forzatamente capacità mirabolanti, si accompagna il turbinio di metamorfosi dell’improvvisato capocomico, che trasforma con prontezza e rapidità inimmaginabili “quel che c’è” e in un baleno inventa “quel che non c’è”.
Ma prima, tutta da gustare è la sua “bottega delle meraviglie”, che lascia zampillare dai pantaloni di un Alain Delon centrato in pieno una girandola di bandiere, telefoni, trombette e tutto il resto. Per non parlare dell’indescrivibile, delirante sintesi di un’opera lirica e dei suoi personaggi. Ma destano ammirazione anche le esibizioni dei compagni di scena, artisti esordienti selezionati con rigore e affiancati a grandi vedette internazionali come il mago Otto Wessely, stralunato e irresistibile, o i saltimbanchi del Cinque du Soleil Piechota e Wlezien, vestiti da carabinieri; oppure i due trapezisti dall’impareggiabile destrezza Viola Ferraris e Johan Bichot.
Conduttrice complementare e piena di verve è Valentina Virando, un’attrice formata alla scuola del Teatro Stabile torinese di Mauro Avogadro, che in questa a occasione ha riposto i pepli per sostituirli con un abitucci degni del suo spirito.
Costumi mirabolanti dalla folle magnificenza, sapiente la colonna sonora di Germano Mazzocchetti e abbagliante apoteosi finale a coronamento di uno spettacolo costato un milione di euro, ma degno dell’investimento dei suoi sostenitori. Prossime tappe: Firenze e Roma
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