Lunedi, 20/10/2014 - Sono sempre più numerosi i minori stranieri che giungono in Italia senza l’accompagnamento di un adulto. Un fenomeno che si sta allargando rapidamente e che, se non affrontato con una strategia ben precisa, potrebbe diventare una questione sociale.Proprio per parlare di questo tema in maniera approfondita, la Cooperativa sociale CADIAI ha organizzato per il 18 ottobre il seminario “L’adolescenza sconosciuta” al quale hanno partecipato Franca Guglielmetti, Presidente CADIAI, Giancarlo Rigon, psichiatra e neuropsichiatra infantile, Gino Passarini, Responsabile del Servizio Politiche Familiari, Infanzia, Adolescenza della Regione Emilia-Romagna e l’Avvocato Alessandra Ballerini, esperta in diritto dell’Immigrazione Terre des Hommes.
“Abbiamo deciso di organizzare un incontro sui minori stranieri non accompagnati – ha spiegato Franca Guglielmetti, nel presentare il seminario – perché riteniamo necessario sensibilizzare la cittadinanza su questo tema, sul quale non c’è adeguata consapevolezza. I minori stranieri non accompagnati che arrivano nel nostro territorio sono numerosi, spesso hanno subito gravi soprusi nel loro peregrinare e anche qui da noi rischiano costantemente di scivolare fuori dagli ambiti di tutela e cura a cui come minori è giusto che accedano. Occorre che tutta la nostra comunità si interroghi su questo fenomeno senza delegare unicamente agli enti preposti il trattamento di un problema così drammatico. Solo così saremo in grado di elaborare risposte veramente accoglienti per questi ragazzi”.
Nel corso del seminario, Giancarlo Rigon, seguendo il filo del suo libro “Cercare il futuro lontano da casa”, scritto a quattro mani con Giovanni Mengoli, presidente della coop Elios e uscito nel 2013, ha raccontato le esperienze drammatiche di ragazzi e ragazze minorenni giunti in Italia dopo un durissimo viaggio. Ragazzi che oggi sono nel nostro Paese senza l’accompagnamento di un adulto.
Si tratta di minori che, nella maggior parte dei casi, vengono da Paesi in guerra spinti, per lo più, dalle loro stesse madri ad affrontare un viaggio ad altissimo rischio alla ricerca del futuro.
La loro speranza è di riuscire a lavorare per mandare soldi alla famiglia d’origine verso cui hanno un grande senso di responsabilità, ma giunti in Italia si trovano nell’impossibilità di farlo.
Vengono affidati ad un tutore che, nel caso di Bologna è il Comune nella figura dell’Assessore alle Politiche Sociali e soggiornano in centri spesso religiosi. La loro condizione psicologica è molto compromessa ed è inoltre difficilissimo ottenere un permesso di soggiorno al raggiungimento della maggiore età. "Solitamente in due anni questi ragazzi dovrebbero ottenere un diploma, imparare una lingua, apprendere un lavoro – ha spiegato Rigon -, si sentono quindi nella situazione di dover fare le cose con urgenza, sono in cerca di una identità davvero difficile da elaborare".
Il seminario è stato anche l’occasione per fare il punto sul numero dei MSNA presenti in Emilia Romagna. Secondo gli ultimi dati disponibili, resi noti da Gino Passerini, sono 508 i minori stranieri non accompagnati accolti in Regione, mentre a livello nazionale sarebbero 12.164, quasi tutti maschi (96%). Tra questi, 9.001 presenti e 3.163 irreperibili.
Rispetto alla nazione di provenienza, in Emilia Romagna, 255 sono albanesi, 43 marocchini e 37 bengalesi. Bologna è la città che ne accoglie di più: 122 su 508 totali. “Dati – ha sottolineato Passarini – che cambiano rapidamente e che andrebbero aggiornati quotidianamente per avere un quadro certo. Il numero dei MSNA nel 2014, secondo le ultime stime, è decuplicato rispetto al 2012”.
Una situazione che quindi va affrontata con estrema urgenza. All’orizzonte c’è la proposta di legge per la tutela dei minori stranieri non accompagnati, nata su impulso di Save the Children, la cui prima firmataria è la parlamentare Sandra Zampa. "E' una legge che migliorerà la situazione – ha spiegato Alessandra Ballerini -. Tre gli aspetti decisivi: l'identificazione del minore, l'accertamento della sua età e la nomina di un tutore".
L’evento era parte del programma CADIAI per il 40esimo anno di attività. “Un programma costruito – ha specificato Guglielmetti - per guardare al futuro, sollecitare l'attenzione e la discussione su temi che non sono ancora percepiti come problemi comuni, ma che possono o devono diventarlo. Aumentare la sensibilità e l’attenzione su questi temi, anticiparne gli eventuali sviluppi vuol dire mettersi nelle condizioni di trovare collettivamente risposte più adeguate”.
CADIAI – Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della fondazione della Cooperativa sociale che dal 1974 si occupa a Bologna e provincia di Servizi sociali, sanitari ed educativi dall’infanzia alla terza età. Gestisce oggi 10 residenze per anziani in condizioni di non autosufficienza, 5 centri diurni per anziani con autonomia limitata e offre assistenza domiciliare qualificata. Dirige inoltre 25 nidi d’infanzia e promuove progetti d’integrazione scolastica per bambini e alunni disabili. Tra i servizi per i disabili gestisce 5 strutture residenziali e 5 diurne e interventi a domicilio per conto dell’Azienda Usl. Oltre a promuovere una serie di laboratori protetti, la Cooperativa lavora con adolescenti che vivono situazioni di disagio psico fisico favorendo la socializzazione attraverso un supporto educativo costante. Dal 1989, Cadiai opera anche nella Medicina del lavoro per garantire la Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro
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