Uruguay / Intervista a Maria Julia Muñoz - Ha diretto il dicastero della Salute in un paese dove la sicurezza e il rispetto della persona sono beni da tutelare
Bartolini Tiziana e Angelucci Nadia Lunedi, 18/01/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2010
Ci riceve in uno studio sobrio e un po’ altero in cui troneggia il ritratto di Artigas, eroe anticolonialista del XIX secolo. È Maria Julia Muñoz, ministra della Salute dell’Uruguay, in carica fino al prossimo marzo. L’incontro, ottenuto con facilità e rapidamente, è informale e la conversazione gradevole. Un po’ siamo sorprese, ma tutto si chiarisce quando lei stessa ci racconta di come, normalmente, faccia la spesa al supermercato o che nei cinque anni da ministra abbia continuato a frequentare la stessa palestra e lo stesso parrucchiere. Non solo. Nei quaranta giorni del carnevale uruguayano (il piú lungo del mondo) la si può incontrare sfilando in mezzo alla gente e suonando i tipici tamburi locali del candomblè. È un’attività, ci spiega, che richiede una preparazione fisica costante nel corso dell’anno. Maria Julia Muñoz è un medico che ha sospeso per cinque anni la sua attività professionale: “l’Uruguay è un paese molto piccolo dove si è tutti molto vicini e chi ha un ruolo pubblico come me è chiamato a rispondere a tante richieste di aiuto, anche intervenendo per risolvere casi concreti”. Montevideo è la capitale, una città molto grande, colorata e animatissima dove vive un milione e mezzo di abitanti (su tre milioni e quanttrocentomila uruguayani in tutto). La sicurezza è garantita in questa moderna metropoli che ricorda molto le città europee e che si stende tra le pianure del sudamerica e il Rio de la Plata, infatti è facile incontrare ministri che, molto lontani dal nostro modello di gestione del potere, si muovono a piedi, in autobus o con la propria autovettura. Maria Julia Muñoz ci spiega che la lotta politica nella campagna elettorale per l'elezione del Presidente è stata molto dura, ma che non è mai venuto meno il rispetto verso le persone con diversa opinione. “È una caratteristica del nostro paese che difendiamo e tuteliamo”.
Il Frente Amplio, coalizione di sinistra, nella tornata elettorale dello scorso novembre ha vinto per la seconda volta consecutiva le elezioni politiche ed è stato eletto Presidente Pepe Mujija, sicuramente un personaggio fuori dall’ordinario. “Questa seconda vittoria è stata conquistata con molto impegno ed è stata preceduta da uno scontro interno, nelle elezioni primarie, molto forte. Peró il fatto che el Pepe sia stato eletto è motivo di orgoglio - osserva la Muñoz -. L’Uruguay con questo risultato ha trasmesso al mondo una bella lezione: un uomo che ha fatto la guerriglia e che ha combattuto per degli ideali ha avuto la capacità di declinare il suo impegno politico di una vita all’interno delle istituzioni. Tale è il suo impegno nel rispetto e nella salvaguardia delle istituzioni, che ha preannunciato la nomina di esponenti dell’opposizione in alcuni enti, senza chiedere nulla in cambio. Il nuovo Presidente è un uomo a cui la vita ha dato molte sofferenze, ma che ha avuto la capacità di riflettere e comprendere che l’essere umano ha tante necessità differenti”.
La festa popolare, spontanea e imponente nonostante il flagello della pioggia e le raffiche di vento, ha accolto i risultati del ballottaggio la notte tra il 29 e il 30 novembre. La legislatura che sta concludendosi permette di fare bilanci e alla ministra chiediamo le sue valutazioni su quanto realizzato e sui progetti per il futuro. “All’attuale Presidente Tabaré Vazquez bisogna riconoscere una grande intelligenza politica e una forte leadership. Questo secondo mandato del Frente Amplio è stato conquistato grazie all’azione di governo che in molti campi ha preso decisioni significative e rivolte alla tutela della parte piú debole e bisognosa della società. Mi riferisco al Plan Ceibal, che ha dato un computer a ogni bambino cercando di superare il digital divide e la conseguente esclusione sociale, ma anche alla Riforma Tributaria che ha introdotto un sistema di imposte sul reddito delle persone fisiche. Ciò ha aperto la discussione su come ripartire queste risorse aggiuntive e ha permesso di avere risorse da investire nelle politiche sociali. È significativo che la gente abbia compreso l’importanza della redisribuzione e della solidarietà”.
La Riforma della Salute è stata uno dei piú importante provvedimenti che il Governo ha preso...
La Riforma della Salute ha permesso di abbassare di due punti la percentuale di povertà nel paese. Abbiamo affiliato al sistema sanitario un milione e ottocentomila lavoratori con i loro familiari e i pensionati con basso reddito, tra l’altro lasciando a tutti la possibilità di scegliere tra la sanità pubblica e quella privata. Il settore pubblico è stato migliorato in maniera sostanziale anche perchè abbiamo moltiplicato per tre gli investimenti; questo ci ha permesso di aumentare notevolmente i salari del personale medico e paramedico equiparando gli stipendi al settore privato e stabilizzando così tutto il comparto. Gli ospedali pubblici hanno migliorato significativamente l'attenzione e stiamo realizzando accordi di cooperazione tra pubblico e privato; una cosa del genere era assolutamente impensabile fino a qualche anno fa. Abbiamo lavorato bene ma nei prossimi cinque anni dobbiamo portare a termine il progetto e dare l'assistenza all'altra metà della popolazione continuando a migliorare il modello di gestione e l'attenzione agli utenti.
Ci sono stati specifici provvedimenti a favore delle donne?
Uno dei principali obiettivi assistenziali che ci siamo dati è il controllo della gravidanza e del parto che prosegue anche dopo la nascita del bambino con visite programmate del neonato; abbiamo assunto come prioritaria questa area anche per dare un segnale preciso e far comprendere che la nascita non è solo una questione privata, ma un momento della vita di cui deve sentirsi partecipe tutta la società. La violenza contro le donne è uno dei temi che ci ha più preoccupato perchè sta aumentando e costa la vita a moltissime donne: i dati sono impressionanti (ndr 49 donne uccise nel 2008 su una popolazione di 3 milioni e quattrocentomila abitanti). Abbiamo quindi ravvisato un'esigenza di intervento forte da parte dello Stato. Stiamo studiando esperienze di altri paesi e stiamo lavorando in maniera coordinata anche con altri ministeri. Una delle misure portate avanti è la formazione del 20% del personale: medici, paramedici e amministrativi che hanno contatti con gli utenti, per riconoscere e affrontare i casi di violenza domestica. Sul tema del controllo delle nascite e dell'interruzione volontaria di gravidanza, come è noto, è stata varata dal parlamento una legge che depenalizzava l'aborto e che è stata poi vietata dal Presidente della Repubblica (ndr veto controfirmato anche dalla stessa ministra); noi comunque abbiamo una legge, molto antica, che permette l'aborto in caso di estrema povertà, violenza e malformazioni incompatibili con la vita.
Che costo hanno avuto nella sua vita privata questi cinque anni come ministra?
Sono impegnata in politica già da molti anni ma è evidente che questi ultimi cinque sono stati molto intensi e faticosi. Non continuerò con questo incarico, ma conto di riprendere la mia attività di medico e, certamente, continuerò il mio impegno politico in altri ambiti.
El Pepe
Josè Alberto Mujija Cordano, detto el Pepe, è stato eletto Presidente della Repubblica Orientale dell'Uruguay e assumerà ufficialmente la carica il prossimo mese di marzo 2010.
Mujija, discendente di emigranti europei e italiano per parte di madre, si appassiona alla politica sin da adolescente simpatizzando per gli anarchici e per i nazionalisti di sinistra; passa poi al partito socialista fino a cofondare con Raùl Sendic il Movimento guerrigliero Tupamaro. Tra gli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 partecipa ad azioni come l’occupazione della città di Pando e la fuga dal carcere di Punta Carrettas con 110 compagni attraverso un tunnel scavato a mano. Sopravvive a uno scontro con la Polizia dopo essere stato colpito da sei proiettili. Nel 1973 viene incarcerato e resta ostaggio della dittatura militare insieme ad altri otto leader tupamaros: torturato e rinchiuso in un cubicolo senza luce e ventilazione per nove anni consecutivi. Liberato nel 1985 dopo il ritorno della democrazia e grazie a una legge di amnistia, continua ad appassionarsi alle sorti politiche dell’Uruguay e partecipa al passaggio che porta i tupamaros-MLN a fondare un partito politico aperto: il Movimento di Partecipazione Popolare - MPP che nel 1989 entra nella coalizione di sinistra Frente Amplio.
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