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Ministra Gelmini: 5 in grammatica e 7 in condotta

Ministra Gelmini: 5 in grammatica e 7 in condotta

SPECIALE SCUOLA ELEMENTARE/3 - "La situazione difficile della scuola italiana viene da lontano, lo sappiamo, ma cara Ministra i suoi primi interventi, benché connotati dal famoso e moderno decisionismo così in voga, non tengono conto di troppo fattori".

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008

La Ministra Mariastella Gelmini, tra tutte le “pensate” di questa estate appena passata, ha dimenticato la grammatica. Continua a citare se stessa al maschile. Nella sua autobiografia ufficiale nel sito del Ministero da lei diretto ci dice di essere avvocato specializzata in diritto amministrativo, e di essere stata nominata ministro. Come minimo assurdità grammaticali non rispettando di concordare il nome con il genere. Come minimo un bel 5, visto che non si danno più giudizi, se lo merita. Ed è un voto di incoraggiamento.

Ed ancora: a proposito della proposta di “maestro unico”, ci sarebbe piaciuto, in primo luogo che non ne parlasse nemmeno, e qui non entro volutamente nel merito, ma una qualche riflessione di genere ce la potevamo aspettare. Una riflessione di genere su due fronti: la prima per chiedere che senso ha parlare di “maestro unico”, quando nella scuola italiana i maestri sono davvero unici, nel senso che rappresentano a malapena al 3-4% sul totale. E forse la Ministra questo, in qualche modo lo ha valutato, pensando che eliminando un po’ di insegnanti, in fin dei conti si lasciano a casa donne, e non uomini, quindi, in una visione ancora radicata nei fatti, il peccato è meno grave. La seconda riflessione di genere è la totale assenza di attenzione alle ricadute pesanti sulla vita delle famiglie, ma qui è ancora del ruolo delle donne nelle famiglie che si parla, che la riduzione dell'orario scolastico nelle scuole primarie e dell’infanzia avrebbe sulle donne lavoratrici. E non perché la scuola sia un “parcheggio per i bambini”. Forse la Ministra dovrebbe cercare di guardare un po’ oltre le Alpi, per vedere quel che succede, ma anche cercare di vedere cosa succede nelle case degli italiani, dove, per molte donne il periodo di vita scolastica dei bambini rappresenta un vero e proprio calvario organizzativo.

E prima di parlare di grembiulini, o amenità varie, perché non ci dice cosa dobbiamo fare per quel 12% di analfabeti in Italia, che il rapporto UNLA ha denunciato anche recentemente. O per i tassi di dispersione scolastica, che il Trattato di Lisbona ci impone di dimezzare entro il 2010?

E, sapere che in Italia quasi il 40% della popolazione ha solo, e non tutti, solo la licenzia media non la preoccupa?.

La situazione difficile della scuola italiana viene da lontano, lo sappiamo, ma cara Ministra i suoi primi interventi, benché connotati dal famoso e moderno decisionismo così in voga, non tengono conto di troppo fattori, ed allora, in attesa delle circolari esplicative lei si merita anche un bel 7 in condotta, per aver turbato pesantemente la vita, non della sua classe, ma di troppe donne e famiglie italiane.





(6 ottobre 2008)

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