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MILLE FEMMINISMI PER LE RAGIONI DI UN CORPO PENSANTE

MILLE FEMMINISMI PER LE RAGIONI DI UN CORPO PENSANTE

Se esistesse una mappa mondiale dei femminismi degli ultimi decenni, questa mappa sarebbe una marmorizzazione difficile di colori, di ideologie sfumate volte ad interpretare adeguatamente il corpo della donna. I corpi delle donne. I corpi delle donne

Sabato, 15/02/2014 - Quando guardiamo alla realtà del femminismo nel mondo globale - un mondo vasto quanto è vasto il planisfero - siamo presi da un certo spaesamento. Inutile negarlo. Si può dire, estremizzando, che esistano tanti "femminismi" quante sono le "femministe".

Giusto per fare qualche esempio: c'è il femminismo bianco e occidentale, il femminismo nero, o afroamericano, che talvolta rientra sotto l'etichetta del "femminismo post-coloniale"; c'è il femminismo mediorientale, quello indiano (che ha delle specificità tutte sue), quello estremorientale. Tutti questi modi - così geografici, così socioculturali - di pensare al femminismo e di fare attivismo, prendono in considerazione l'idea secondo cui la "donna" non è soltanto una persona sessualmente e biologicamente determinata, ma un essere culturalmente, socialmente, economicamente ed etnicamente individuato.



Parlando più semplicemente, per tutti sarà scontato che una donna povera e immigrata avrà una prospettiva personale sul mondo che la circonda molto diversa da quella di una cittadina benestante. I Gender Studies e gli Women's Studies sentono dunque la necessità di farsi carico di queste prospettive così difficili da conciliare.



Sicuramente, tuttavia, qualunque dei suddetti femminismi ha fra le sue priorità quella di emancipare le "donne" da una certa forma di oppressione. In questo senso, quindi, gli Women's studies sono in perfetta sintonia con gli studi culturali LGBT - che ripensano in modo ancora più duttile e versatile le identità sessuali.



L'oppressione verso cui ogni forma di femminismo si mostra intollerante è anzitutto: la frustrazione di un corpo e di alcune sue possibilità.



Questo è forse il denominatore comune di ogni femminismo, l'elemento unificatore di qualsiasi battaglia ideologica che miri all'ottenimento e al riconoscimento dei diritti. Tutti i femminismi possibili devono e vogliono partire da un principio femminile incarnato, tangibile, concreto e pensante nel corpo.



L'idea di un femminismo "incarnato" potrebbe sembrare un'ovvietà, un'osservazione banale, priva di acume. Ma così non è, poiché tale idea si presenta, ad oggi, come una conquista raggiunta a fatica (dopo un giro di boa, s'intende) a causa dell'errore commesso dai "femminismi dell'omologazione".

Per questi ultimi, l'uguaglianza tra uomini e donne andava propugnata con una forza tale da cancellare le specificità dei due sessi, appianandone le preziose differenze - che sono le differenze e le ricchezze di "due diversi corpi".



Per questo, vale forse la pena di concludere questa breve trattazione citando una riflessione che Nietzsche, filosofo, scrisse in 'Così parlò Zarathustra tra il 1883 e il 1885: «C'è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza».



Marta Mariani

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