Politica/ Intervista a Marina Sereni - Al Global Progressive Forum, in occasione della sessantesima edizione della Festa de l’Unità di Milano, le donne hanno un ruolo da protagoniste
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005
Una donna in posa da diva indossa un bel grembiule rosso e racconta che qualcosa “C’è di nuovo a Milano”. C’è l’orgoglio di veder tornare in città un appuntamento dopo venti anni in occasione della alla sessantesima edizione della Festa de l’Unità, che coincide con analoga ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo. Un evento che varca anche i confini italiani e richiama l’attenzione del mondo intero sui temi della globalizzazione. Infatti in seno alla Festa il 9 e 10 settembre si svolge il Global Progressive Forum, con la partecipazione di rappresentanti autorevoli di associazioni e realtà progressiste mondiali per discutere di temi politici di livello planetario. Dalla lotta all’AIDS alla riforma delle Nazioni Unite, dall’Africa agli Obiettivi del Millennio, dall’ambiente alla povertà al commercio alle risorse per finanziare lo sviluppo globale, il Global Progressive Forum è un evento nell’evento in cui le donne hanno un ruolo da protagoniste, e non solo nella sessione titolata ‘Donne e globalizzazione’. “Le donne e i loro problemi devono essere oggetto di un’attenzione particolare perché sono le più colpite dalle ingiustizie e distorsioni della globalizzazione: sono più povere, più analfabete, sono quelle che pagano più drammaticamente l’incapacità della globalizzazione di distribuire le opportunità. Ma al tempo stesso le donne sono anche le più capaci di costruire risposte innovative, di far crescere nelle società le economie”. Marina Sereni, parlamentare e responsabile nazionale organizzazione Ds, spiega le basi su cui si fondano le sue affermazioni. “Tutti gli indicatori e le analisi della cooperazione internazionale ci dicono che un dollaro affidato ad una donna genera più molta più ricchezza di quanto non produca quando è gestito da una grande organizzazione. Le donne, dunque, sono per un verso vittima delle contraddizioni e distorsioni della globalizzazione finanziaria ed economica, ma d’altra parte sono anche un soggetto fondamentale per trovare nuove strade, più giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. I temi della globalizzazione letti con un occhio femminile possono trovare un’analisi puntuale e delle risposte più efficaci”. Le istituzioni, i partiti, le organizzazioni internazionali cominciano a vedere nelle donne una risorsa ed un punto di forza su cui contare per superare violenze e discriminazioni. “E’ importante sottolineare che tra le ospiti del Forum, e non solo nella parte riguardante ‘Donne e globalizzazione’, abbiamo figure di primo piano a livello internazionale dei partiti socialisti e democratici, ma ci sono anche donne che hanno ideato e promosso politiche alternative o che guidano associazioni per la lotta alla povertà e per la promozione dei diritti umani. Tutte, ma proprio tutte, sono presenze che hanno un valore simbolico forte, ma che al tempo stesso possono dare conto di esperienze concrete molto significative. Il contributo di pensiero che personalità come Vandana Shiva, Annika Soder o Aminata Traoré possono dare al dibattito un contributo di altissimo livello”. Per cogliere pienamente l’importanza del Global Progressive Forum e apprezzare il fatto che sia ospitato in Italia, occorre conoscerne la genesi. “La prima edizione nasce a Bruxelles due anni fa per iniziativa del Partito Socialista Europeo – continua la Sereni - perché dopo anni di iniziative di critica alla globalizzazione da parte dei movimenti cominciava ad emergere, nei movimenti stessi e anche nelle organizzazioni politiche tradizionali, l’esigenza di sviluppare un confronto tra questi mondi attorno alle grandi questioni poste dalla globalizzazione. Già nel 2003 noi DS fummo tra i protagonisti del dialogo con i movimenti di Porto Alegre e la scelta di tenere la seconda edizione del Global Progressive Forum in Italia è motivata dal fatto che il nostro Paese ha visto crescere un movimento per la pace piuttosto forte, capace di catalizzare l’attenzione internazionale con la marcia Perugia-Assisi dell’11 settembre. Inoltre il contesto della Festa Nazionale dell’Unità è stato considerato da Rasmussen (presidente PSE) assolutamente adeguato”. Tornando alla Festa e scorrendo il programma si nota che alle donne non è affidato un ruolo marginale. “E’ vero, le donne sono tante e sono valorizzate le loro competenze. Si cominciano a raccogliere i frutti di anni in cui la loro presenza è stata richiesta con tenacia ed insistenza. Ora si sa che le donne sono anche preparate, e viene quasi spontaneo chiamarle e per affidare loro responsabilità, ma non bisogna abbassare la guardia e dare nulla per scontato. C’è bisogno di fare forzature, anche se poi le nostre proposte divengono di fatto acquisite. L’esempio dell’ampio spazio dedicato ai bambini nella Festa ne è la prova: 1.200 metri quadrati in cui bambine e di bambini sono assoluti protagonisti con attività espressive, percorsi sensoriali, spazi di lettura, all’interno di un modello di Città concepita nel loro rispetto”. Spontaneamente ci si chiede se analoga attenzione sarà confermata in occasione delle candidature femminili alle elezioni politiche. “Noi ci siamo date delle regole e faremo uno sforzo serio, chiedendolo a tutti i dirigenti nel territorio. Faremo il possibile affinché all’interno dell’Unione questo obiettivo sia condiviso. Attenzione, però. Partiamo da un livello talmente basso che non possiamo accontentaci di poco: il miglioramento dovrà esserci, ed essere sensibile”.
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