Condannata a morte per APOSTASIA (l’accusa sostiene il fatto che abbia rinnegato la propria religione, l’Islam).
MERIAM, di famiglia e cultura islamica, ha sposato un cristiano.
Da febbraio, MERIAM è in prigione, incinta: con lei c’è il primogenito di 20 mesi.
La condanna per ora è sospesa: i giudici sudanesi dicono che verrà giustiziata “almeno” dopo due anni dal parto (… da pelle d’oca…).
UN ORRORE.
UN ABOMINIO.
UNA VERGOGNA.
Leggo ovunque nei social una forte posizione contro tutto ciò. Giusto.
E leggo pure un “si deve fare qualcosa”.
E qui mi fermo a riflettere: sul “fare qualcosa”.
Certo, si deve mantenere viva l’attenzione a livello internazionale, tramite i mass media. Certo, deve esserci l’intervento di organizzazioni per la tutela dei diritti umani.
Va bene tutto, perché certo non si può tacere, non si può far finta di nulla, non si può lasciare MERIAM da sola a combattere una battaglia così grande. Più grande di lei.
Ma il problema vero è che qui non si tratta “solo” di lottare contro un’ingiustizia: qui si tratta di de-legittimare una CULTURA radicata da secoli.
L’arma più potente al mondo è proprio la CULTURA: quella tramandata, quella interiorizzata, quella che ti ritrovi nel Dna, nel sangue, nella saliva, nell’aria che respiri, nell’odore delle cose. Nella luce e nel buio delle tue scelte.
LA CULTURA è imbattibile: ci sovrasta, ci ingloba, ci plasma, ci rende strumenti e veicoli della sua volontà.
E la CULTURA si basa soprattutto sul FATTO SOCIALE numero uno (Durkheim insegna): la RELIGIONE. Fattore aggregante di ogni gruppo sociale. Fattore alla base di una società, qualsiasi essa sia.
Dai miei studi di sociologia delle religioni ho imparato un principio importante. I testi sacri (tutti) andrebbero sempre ricollocati temporalmente. Come pure ogni altro scritto religioso, storico, letterario. Sono espressioni e manifestazioni di pensiero collegate ad un preciso momento e ad una precisa cultura.
La cristianità ha scelto di re-interpretare e ri-collocare la Bibbia (avete mai letto i passi su eccidi di donne e bambini? Terribili…). Cioè, oggi la Bibbia non è applicata alla “lettera”. La valutiamo come un testo del passato storico dell’uomo, ne cogliamo gli insegnamenti cercando di interpretarli.
L’Islam, in certi Paesi, invece arriva ad identificare il Corano con la legge dello stato, la Sharìa. E’ questo il problema: in certi Paesi musulmani manca una collocazione temporale del testo sacro. Manca la volontà di riconoscere che quel testo appartiene al VII secolo d.C., non al nostro presente.
Dunque, in questo momento, è come se MERIAM – da sola - stesse combattendo una battaglia di libertà contro secoli di RADICI CULTURALI.
E come MERIAM, tante altre donne combattono battaglie contro culture violente.
Sono formatrice interculturale: non dovrei giudicare. Dovrei tentare di rimanere neutrale. Dovrei solo osservare e cogliere la differenza tra la mia e l’altrui cultura.
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