Ci ha lasciato questa mattina, all'età di 74 anni, Mercedes Sosa, l'artista argentina che con la sua straordinaria voce, il suo impegno per la giustizia sociale e la sua profonda dolcezza ha saputo rappresentare tutto il continente latinoamericano. Noidonne l’aveva intervistata lo scorso anno, in occasione di un suo concerto all’Auditorium. Riproponiamo l’intervista per ricordarla.
Anni fa passeggiando per La Candelaria, il centro storico di Bogotà, mi imbattei in una mendicante che cantava Gracias a la vida sul ciglio di una stradina. Conoscevo la canzone ma in quel momento percepii l’immensa forza rivoluzionaria di quei versi, scritti da Violeta Parra. A Mercedes Sosa, contralto argentina, si deve il successo mondiale di questo brano. Conosciuta in tutto il continente sudamericano come ‘la Negra’ per quella mania irriverente e affettuosa che hanno i latinoamericani di dare un soprannome a chiunque - nel suo caso sono stati i lunghi capelli neri e il volto con i tipici tratti da india a determinare l’appellativo - Mercedes Sosa è anche la ‘voce dell’America’. L’interprete sudamericano che meglio di chiunque altro ha saputo esprimere gli umori e le tradizioni di un intero continente spaziando dalla musica popolare fino al rock. Una lunga carriera di musica e generosità; la disponibilità di collaborare con una miriade di altri cantanti. Per citarne solo alcuni: Charly García, Milton Nascimento, Pavarotti, Sting, Joan Baez, Pablo Milanés, Caetano Veloso, Gal Costa oltre che León Gieco e Víctor Heredia compagni di tanti concerti.
I suoi dischi contengono canzoni cariche di contenuti sociali e politici rivelando il suo costante impegno con il popolo per un paese più giusto. Ha vissuto le dittature militari e il suo esilio, nel 1980 dopo essere stata arrestata durante un suo concerto a La Plata insieme a tutto il pubblico, come una ferita indelebile nel suo cuore. Questi anni, in cui le era permesso entrare ed uscire dal paese ma le era vietato cantare, furono un castigo per lei e per gli argentini. Poi la democrazia e un crescendo di stima e popolarità in tutto il pianeta. Negli ultimi anni due periodi di grave malattia l’hanno tenuta lontana dal pubblico e per questo la nostra prima domanda è: come va la sua salute?
Sono stata molto male; ora va meglio. Il fatto di essere tornata in tournée, le prove, il poter registrare di nuovo i miei dischi mi ha aiutato molto così come l’affetto delle persone che incontro in ogni paese. Pensavo di non poter tornare a cantare in Europa e invece sono qui…questo è possibile perché sto realmente molto meglio.
Come ha scoperto la sua voce? Da dove è nata la sua voglia di cantare?
Nella mia famiglia non c’era nessuna tradizione musicale. Ero solo io che avevo questa voglia incontenibile. Ricordo che durante la mia infanzia venivo rimproverata perché passavo il tempo cantando, in qualunque occasione, anche durante le veglie funebri…Poi mi convinsero a fare un concorso radiofonico e lo vinsi. Così cominciò tutto.
Ci può dire quale è l’Argentina che lei ama?
E’ il paese dei miei cari, di coloro che lottano ogni giorno per un futuro più giusto. E poi, ovviamente, l’Argentina musicale.
Lei è dovuta passare per l’esperienza dell’esilio. Che cosa ha significato la lontananza per un’artista che trae la sua forza e la sua ispirazione dal suo paese e dalle sue tradizioni? E’ riuscita a recuperare questo strappo o è un danno permanente?
L’esilio è stato un’esperienza durissima. All’inizio non potevo rassegnarmi. Anche se ho sempre avuto molto da lavorare, le notti non passavano mai. Ho speso una quantità incredibile di denaro per parlare al telefono con mio figlio, con mia madre, con i miei fratelli. Ho cercato di mantenere un contatto costante con l’Argentina attraverso di loro ma la solitudine si paga. Non è un danno permanente ma una sensazione indimenticabile che ancora mi accompagna tutti i giorni.
Ha sostenuto le Madri della Plaza de Mayo. Negli ultimi tempi, nel tema dei diritti umani, nel suo paese stanno cambiando molte cose. A suo parere si sta finalmente facendo giustizia?
Si, senza dubbio stanno cambiando in meglio molte cose. Certo se alcune hanno avuto un miglioramento sensibile in altre ci resta ancora tanto da fare. La salute, il cibo, la famiglia sono i campi nei quali dobbiamo andare avanti.
Cosa ne pensa del nuovo momento politico che sta vivendo l’Argentina e tutto il continente sudamericano?
Il nostro continente sta migliorando. L’arrivo delle donne al governo dei paesi mi fa pensare che staremo sempre meglio, che ci sarà progresso e giustizia sociale. Sia la Presidenta Cristina che la Bachelet sono donne che hanno una buona formazione e hanno lottato per arrivare nel luogo in cui sono. Ho molta fiducia in loro così come ne ho in Correa, in Evo Morales e in Lula. E’ certo che la povertà e la disuguaglianza sono state così profonde che ci vorrà molto tempo per stabilizzare la situazione.
Ha detto di sentirsi femminista. Cosa significa per lei?
Non mi sono mai definita femminista, però credo molto nella capacità delle donne di difendere i valori basilari e i diritti.
C’è un cantante italiano con il quale le piacerebbe lavorare?
Mina, naturalmente…
Per che cosa si sente di dire Gracias a la vida?
Per tutto quello che ho, per la mia famiglia, per le persone che ho incontrato. Ho avuto la fortuna di conoscere una grande felicità.
Ha dei sogni che non si sono ancora realizzati?
Non saprei… per me vivere vuol dire cercare nuovi sogni tutti i giorni.
Lascia un Commento