Login Registrati
Mercedes Ozuna

Mercedes Ozuna

La donna del mese - Leader sociale indigena Maya del Messico

Silvia Vaccaro Martedi, 27/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

In un momento così drammatico per l’economia mondiale, rea di aver girato a vuoto, dentro meccanismi di speculazione finanziaria che nulla hanno a che vedere con la vita dell’80 o forse 90% delle persone che popolano il pianeta, è salutare e confortante rivolgere un pensiero alla madre terra, che ci ospita e ci nutre. Sfruttata, violata, trattata da gran parte dell’umanità con arroganza e disprezzo, è ancora capace di rigenerarsi e di tendere una mano verso noi umani, che delle sue ricchezze siamo affamati e avidi, ma che, una volta estinte o sconvolte, non ci permetterebbero di sopravvivere. La nostra salvezza dipenderà da noi e da come decideremo di trattare il nostro pianeta in un futuro che deve iniziare già da oggi. Di queste cose e di altre, abbiamo parlato con Mercedes Ozuna, leader sociale indigena Maya del Messico, che come tanti ambientalisti in varie parti del mondo non si stanca di ribadire che se ci salveremo sarà solo “con la Pachamama”, termine indigeno per rivolgersi alla madre terra. Mercedes è arrivata in Italia ospite dell'associazione A Sud, che sostiene il lavoro della sua organizzazione, Semilla del Sur. “In questo contesto di disastri ambientali in atto, o prossimi a venire, mi batto da anni per la sopravvivenza delle comunità rurali e indigene del Chiapas.”. Attraverso il movimento indigeno chiapaneco è stata tra i promotori del percorso dell'ANAA - Assemblea nazionale vittime ambientali, che dal 2007 riunisce oltre 200 comunità messicane vittime di crimini ambientali. Lavora da decenni sulla questione indigena in Messico ed è parte attiva del processo di articolazione e di integrazione regionale del movimento indigeno mesoamericano, oltre i confini messicani e viaggia spesso per il mondo per sensibilizzare le coscienze al fine di creare una consapevolezza globale rispetto alla salvaguardia del patrimonio naturale. Mercedes questa volta è in Italia con uno scopo ben preciso e importante, la promozione del TPP, Tribunale Permanente dei Popoli - Capitolo Messico, inaugurato a fine ottobre e che lavorerà nei prossimi tre anni, attraverso udienze territoriali e tematiche, sulle violazioni di diritti umani nel paese latinoamericano. Lei stessa ci ha spiegato che “il Tribunale raccoglierà in tutto il paese testimonianze a riguardo delle violazioni dei diritti fondamentali degli individui e dei popoli. Si tratta infatti di un organo indipendente a livello intellettuale e politico, composto da numerose personalità di riconosciuta autorità morale provenienti da molti paesi, e il suo scopo è di denunciare all'opinione pubblica mondiale gli autori di gravi violazioni dei diritti fondamentali. La situazione del mio paese è allarmante, caratterizzata da molta violenza soprattutto nei confronti dei popoli indigeni. Per questo serve un’azione integrata che comprenda varie tematiche. Ne sono state individuate sette, che forniscono delle direttrici attraverso cui le attività del TPP si muoveranno: la violenza, l'impunità e la mancanza di accesso alla giustizia; la migrazione; il femminicidio e la violenza di genere; la violenza contro i lavoratori; la violenza contro il mais, la sovranità alimentare e l'autonomia; la devastazione ambientale e i diritti dei popoli, e infine la disinformazione, la censura e la violenza contro i comunicatori.” In questo senso è interessante capire come verranno coinvolte le associazioni e i movimenti sociali, di cui Mercedes è una rappresentate. “Sono state proprio le associazioni a richiedere per lungo tempo che si aprisse il Tribunale in Messico. L'attività del TPP verrà sempre affiancata da decine di organizzazioni sociali di tutto il paese capaci, attraverso questa iniziativa, di rompere il silenzio, per far visualizzare i crimini e le ingiustizie che si vivono nel paese”. Un’ultima domanda sulle donne e su quanto c’è da fare. “Quasi tutti conoscono le atrocità e i crimini che vengono perpetrati da anni in alcune città messicane, come a Ciudad Juarez nello stato di Chihuahua. Accanto a queste violenze ce ne sono molte altre, come ad esempio quelle perpetrate dalla polizia e dall’esercito contro le contadine, per lo più indigene. Il Messico ha ratificato la CEDAW e molte altre convenzioni per la tutela dei diritti umani, ma le violenze continuano e, cosa altrettanto grave, c’è la totale impunità, anche quando i colpevoli vengono individuati inequivocabilmente. Non possiamo più tollerarlo.”

.















Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®