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Meno giornali meno liberi: difendiamo il pluralismo

Meno giornali meno liberi: difendiamo il pluralismo

- La campagna per chi ha a cuore il pluralismo dell'informazione

Redazione Sabato, 28/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015

 Nel 2014 hanno chiuso 30 testate storiche e perso il lavoro circa 800 giornalisti e 1.000 tra grafici e poligrafici. Ora sono in pericolo 200 testate, 3.000 posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici. 300 milioni di copie in meno se Governo e Parlamento non ripristineranno i contributi per l'editoria 2013 (tagliati retroattivamente a bilanci già chiusi). Sono questi i numeri del disastro che si abbatterà sull'editoria non profit italiana cancellando tante voci libere e minando il pluralismo: 500mila pagine di informazione verranno a mancare, con danni gravissimi per l'indotto (tipografie, trasporti, distributori, edicole) e per le economie locali.




NOIDONNE è in lotta insieme a questi giornali!



Le associazioni e sindacati del settore (Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori Comunicazione CGIL, Associazione Nazionale Stampa Online, Unione Stampa Periodica Italiana) hanno lanciato la campagna “MENO GIORNALI MENO LIBERI” per salvaguardare il pluralismo dell’informazione e per una riforma urgente dell'editoria. L’appello è a firmare una petizione, pubblicata sul sito www.menogiornalimenoliberi.it e su tutti i social network con l'hashtag #menogiornalimenoliberi per chiedere di mettere mano ai tagli immotivati del contributo diretto all’editoria e di avviare subito un Tavolo di confronto sull’indispensabile riforma dell’intero sistema dell’informazione (giornali, radio, tv, internet). A conti fatti i costi per lo Stato saranno largamente superiori al valore del Fondo per il contributo diretto all’Editoria, individuabile, per il 2015, in circa 90 milioni di euro. Il paradosso è che le realtà editoriali senza scopo di lucro pagheranno due volte gli abusi che si sono verificati in passato e che giustamente sono stati denunciati a più riprese: prima perché c'erano soggetti che ricevevano indebitamente i contributi, ora perché la battaglia per l'abolizione dei finanziamenti pubblici portata avanti da alcune forze politiche rischia di farle scomparire per sempre.



La Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Europea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la libertà di espressione e di informazione, mentre lo Stato italiano è agli ultimi posti in Europa per l’investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’informazione. Anche il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento ha ricordato come garantire la Costituzione significhi “garantire l'autonomia ed il pluralismo dell'informazione, presidio di democrazia”. Senza questi giornali l'informazione italiana sarebbe in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte regioni e comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di fatto, dell'informazione locale e regionale. Senza questi giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con voce indipendente testimonianze e inchieste connesse a specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza a livello nazionale, l'informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze”.

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